Prove di nuove libertà

/ 17.07.2017
di Alessandro Zanoli

Luisa ha i capelli blu. Si guarda allo specchio mentre scende con l’ascensore e le scappa un sorriso. Non è proprio un blu intenso, quello da personaggio dei fumetti. È un azzurro leggero che si mescola in modo quasi impercettibile con i suoi capelli grigi. Però è blu, inequivocabilmente blu. Ai suoi colleghi in ufficio la cosa è sembrata strana, ma l’hanno presa con senso dello humor, pare. «Sembri la fata dai capelli turchini...» è stato il commento più simpatico, non senza una punta di imbarazzo. «E cosa sarà mai, avere i capelli blu...» si dice Luisa, ancora sorridendo, prima che si apra la porta scorrevole. «Ormai siamo in un mondo moderno, in cui tutto è possibile». Erano esattamente le parole che le aveva detto la sua parrucchiera mostrandole il nuovo espositore con le tinte all’ultima moda.

Perché fingere colori naturali? Perché non mettere in mostra invece qualcosa che rispecchi uno stato d’animo, un desiderio di cielo, una voglia di libertà nei pensieri? Passati i cinquant’anni in fondo non si ha più paura di nulla, tantomeno dei giudizi della gente. Si è abbastanza indipendenti e maturi per compiere scelte scomode, non ortodosse. Anche per fare qualche stupidaggine, perché no? A Luisa ci erano voluti tredici secondi per pensare tutte queste cose e per indicare con il dito il flacone azzurro.

I suoi figli, ormai grandi e indipendenti, sulle prime avevano abbozzato un sorriso imbarazzato, sciolto poi in una franca risata. «Ma guarda la mamma che diventa un cartone animato! Come sei moderna, mà!» e subito le hanno srotolato al lista delle loro amiche ed amici che avevano fatto la stessa scelta. Luisa si è sentita immediatamente un po’ complice e un po’ coetanea dei suoi figli. In fondo perché no? Passati i cinquant’anni, metabolizzato anche un divorzio, raggiunta una situazione professionale stabile, la vita diventa una specie di tapis roulant da palestra. Ti muovi, ti muovi, ma non arrivi da nessuna parte. E allora tanto vale forzare un po’ gli eventi, cercare soluzioni nuove.

Scartati per principio tatuaggi e piercing (Luisa non ha un buon rapporto con gli oggetti aguzzi), praticate solo saltuariamente le vacanze in forma di trekking «esperienziale», rinunciato per eccesso di noia ai gruppi di auto-aiuto e auto-conoscenza, Luisa si è lasciata tentare da una soluzione abbastanza semplice. Una trasgressione simbolica a buon mercato. E ora si sente molto soddisfatta di sé.

Per strada, avviandosi verso l’ufficio, finge di non notare lo sguardo di chi incontra. Imperturbabile vista da fuori, dentro invece è proprio contenta. Ogni mattina le sembra una nuova occasione di sfida. Luisa non ha certo risolto i suoi problemi esistenziali cambiando il taglio di capelli. Sta solo sperimentando un nuovo modo di sentirsi viva e interessante per il mondo. Le viene in mente quel racconto di Gianni Rodari che leggeva ai suoi figli, quando erano piccoli. 

Un giorno i semafori del mondo aggiunsero alle loro luci una lampadina blu. La gente costernata non sapeva più cosa fare, gli automobilisti esitavano non sapendo se fermarsi, o passare. Si creò un gran caos. Poi tutto tornò come prima. E i semafori pensarono: «Poveri umani, avevamo acceso una luce nuova, quella che dava libero accesso al cielo. Potevate volare e invece vi siete preoccupati di rimanere a terra. Peccato». Nel ricordare questa storia Luisa, estrae lo specchietto dalla borsa, si guarda, e prima di imboccare il portone dell’ufficio annota mentalmente che dovrà telefonare alla parrucchiera, in mattinata. La tinta ha bisogno di un ritocco: anche la libertà richiede una sua manutenzione.