Pro e contro di una tassa sullo zucchero e i grassi

/ 08.10.2018
di Angelo Rossi

Che l’obesità sia diventata, anche in Svizzera, un problema preoccupante non lo nega di sicuro nessuno. Quasi la metà della popolazione adulta (43%) ha un indice di massa corporea superiore a 25. In altre parole pesa troppo. Tra l’altro anche l’autore di questo articolo. Il mio indice di massa corporea è superiore a 25; per ritrovare il giusto peso dovrei perdere 4 chili, un’impresa che so di non essere in grado di portare a termine. Non penso di essere solo ad arrivare a questa conclusione. Forse è anche per questo che in Svizzera si sta sviluppando il dibattito attorno alla possibilità di introdurre una tassa sullo zucchero e sui grassi. Mi spiego: le persone che dovrebbero perdere peso e non si sentono in grado di farlo, potrebbero essere del parere che l’imposizione di una tassa sullo zucchero e sui grassi potrebbe aiutarli a ridurre il consumo di prodotti che inducono l’obesità.

In effetti però, questa opinione sembra sia, per il momento, largamente minoritaria. Lo dimostrano i risultati dell’inchiesta che viene condotta, a livello nazionale, dal 2014, dall’associazione dei produttori di acque minerali e soft-drink. Anche la più recente di queste indagini ha messo in evidenza che il 70% degli svizzeri sono contrari a una nuova tassa sui prodotti alimentari che contengono zucchero, grasso o sale in eccesso. Gli avversari di una tassa sullo zucchero e sui grassi sostengono che, in una società liberale come la nostra, il consumatore deve rimanere sovrano. Deve essere addirittura libero di decidere, se così lo desidera, di consumare prodotti che possono essere nocivi per la sua salute. I sostenitori della tassa controbattono affermando che i costi generati dall’obesità sono sopportati solo nella misura del 30% dall’obeso.

Per il resto è la società che deve assumersi la spesa. Siamo quindi in presenza, anche nel caso dell’obesità, di un tipico costo sociale che non viene sopportato da chi lo provoca (obeso o produttori di beni alimentari con troppo zucchero e troppo grasso) ma, in buona parte, dalla comunità. E questo conduce a scelte poco efficienti sia in materia di produzione che in materia di consumi. A nessuno sfuggirà qui l’analogia con il caso del tabacco. Nel giro di un paio di decenni i fumatori sono diventati – afferma scherzosamente lo scrittore tedesco Andreas Altmann – la minoranza più perseguitata del mondo. Più perseguitata, intendiamoci, soprattutto dal fisco. Gli obesi potrebbero diventarlo dopodomani. Perché, nonostante l’opposizione attuale dei consumatori, l’imposizione di una tassa sullo zucchero e sui grassi potrebbe avere conseguenze positive. Come nel caso delle sigarette, o della benzina, una tassa sulle bevande zuccherate farebbe aumentare il loro prezzo e, di conseguenza, diminuire il loro consumo.

È anche possibile, sempre come nel caso delle sigarette, o della benzina, che ulteriori aumenti di questa tassa potrebbero fare diminuire più che proporzionalmente il consumo dei prodotti tassati. Dipende dall’elasticità di prezzo della domanda di questi prodotti. Da parte degli avversari si sostiene che, siccome la domanda è abbastanza rigida, i consumatori potrebbero sostituire il consumo dei prodotti con troppo zucchero o troppi grassi con altri prodotti anche più nocivi alla salute. Inoltre, sostengono sempre gli oppositori, una tassa su prodotti con troppo zucchero o con troppi grassi colpirebbe maggiormente i consumatori con bassi livelli di reddito che i ricchi. Contro queste critiche chi sostiene l’utilità della tassa argomenta asserendo che gli effetti della tassa dipenderanno sia dal modo nel quale verrà imposta, sia da quel che lo Stato potrebbe fare con i mezzi che la stessa gli metterà a disposizione. Come si è detto il dibattito sui costi dell’obesità e sui mezzi per ridurli è appena all’inizio. Non pensiamo però di essere cattivi profeti prevedendo che ci accompagnerà ancora per diversi anni.