Prepariamoci a un mondo di centenari

/ 09.03.2020
di Angelo Rossi

Un paio di anni fa, alla stazione di Zurigo, in un caldo pomeriggio domenicale di fine estate, fui avvicinato da un signore anziano che mi chiese se gentilmente potevo leggergli l’ora che segnava l’orologio del marciapiede in cui ci trovavamo. «Sa – aggiunse, sorridendo – ho 106 anni e, da qualche tempo, la vista mi si è abbassata». Questo signore doveva prendere un treno per una delle tante cittadine nell’agglomerato zurighese dove si trovava la casa per anziani nella quale risiedeva da qualche tempo. Ancora trent’anni fa, un incontro di questo genere non sarebbe stato possibile. Allora i centenari erano pochi e venivano festeggiati ricevendo la classica poltrona da parte del comune nel quale risiedevano. Ne vedevamo le fotografie sui quotidiani e sui settimanali. Qualche volta li intervistavano anche alla televisione. Di rado, però, perché i centenari di allora non avevano di sicuro la prestanza del vecchietto di cui riferisco qui sopra.

Nel frattempo la speranza di vita è aumentata e le condizioni di salute delle persone anziane pure. Ancora non si parla di introdurre un campionato di calcio per 70+, ossia per persone con più di 70 anni di età, ma già ci sono squadre di «senior» che contano nelle loro file anche qualche settantenne. Per chi ci arriva, insomma, l’età avanzata non ha solo aspetti negativi. Fosse anche solo per il continuo allungarsi del periodo in cui potrà godere la pensione. Purtroppo però, come mette in evidenza una recente pubblicazione di Avenir Suisse, che propone scenari per quando la speranza di vita dovesse salire a 110 anni, l’invecchiamento della popolazione induce cambiamenti nelle relazioni fra generazioni che stanno facendo sorgere problemi seri. 

Per esempio il fatto che si diventa eredi in età sempre più avanzata. Non è raro il caso, oggi, che gli eredi siano già pensionati quando entrano in possesso della loro eredità. Ma i bisogni finanziari di una famiglia sono al loro massimo quando i genitori si trovano nell’età matura e i figli sono adolescenti o iniziano l’apprendistato o gli studi superiori. Evidentemente si possono trovare soluzioni a questo problema. Ma occorre pensarci e, soprattutto, occorre modificare abitudini radicate in materia di successioni. Un altro cambiamento, del quale si parla ormai molto frequentemente, è quello che si sta manifestando nel rapporto tra la popolazione anziana e la popolazione attiva che continua ad aumentare e rimette in discussione il sistema di finanziamento delle pensioni. 

Lo studio di Avenir Suisse ricorda poi che, oggi, il periodo della vecchiaia può essere suddiviso in due parti. Nella prima, tra i 65 e gli 80 anni, gli anziani sono ancora in buona salute e potrebbero continuare a garantire prestazioni di lavoro o, per lo meno, essere di servizio alle giovani generazioni, impegnate nell’attività lavorativa, facendo del volontariato. La seconda parte, dopo gli ottanta, è quella nella quale le condizioni di salute peggiorano e nella quale la quota degli anziani che necessitano di assistenza aumenta. Ora, nel prossimo futuro, è proprio la classe di età degli ottanta e più quella che verrà i suoi effettivi crescere più rapidamente. Di conseguenza aumenterà anche il fabbisogno di posti-letto in case di cura e in case per anziani e la domanda di personale sanitario specializzato per l’assistenza agli anziani. Anche il sistema sanitario generale conoscerà un aumento della domanda di prestazioni in seguito all’invecchiamento della popolazione. 

Il messaggio che viene lanciato dai ricercatori di Avenir Suisse è chiaro: l’invecchiamento non è un fenomeno che si può arrestare. Altrettanto chiara è la sequela di problemi che l’aumento della speranza di vita solleverà. Né meno chiara è la conclusione alla quale arrivano gli specialisti: così non si può più andare avanti. È venuto il tempo delle riforme drastiche e il costo delle stesse non potrà essere riversato solo sulle generazioni più giovani! Parola di ottantenne.