Politica federale sempre meno di milizia

/ 17.02.2020
di Angelo Rossi

Se c’è un principio nella politica svizzera, che è tabù da non infrangere, è quello di non fare come gli altri. Così il nostro paese ha il governo più piccolo del mondo e non riuscirà mai a dare il peso necessario ai saggi argomenti che consigliano di portarlo da 7 a 9 membri. Così la politica dei nostri parlamenti – dal federale al comunale – è politica di milizia e sia messo al bando chi predica che sarebbe meglio affidarla a politici professionisti. Anzi, nel corso degli ultimi anni, con l’affermarsi di un altro principio, quello di devolvere tutte le decisioni al popolo, c’è chi ha suggerito, in più di un Cantone, di sciogliere i consigli comunali e ritornare alle assemblee.

Questo dibattito in favore della milizia in politica (che esiste, è bene sottolinearlo, solo in Svizzera) illustra un lato dello sviluppo in corso. L’altro lato lo descrivono invece i dati che misurano il grado di professionalizzazione della politica nei parlamenti elvetici. Quest’ultimi mostrano che, da una legislatura all’altra il carico di lavoro per i parlamentari aumenta e che parallelamente aumentano anche le loro retribuzioni sicché non è lontano il giorno in cui anche i nostri parlamenti – quello federale in primis – ospiteranno solo politici professionisti. È una delle conclusioni che si possono dedurre dalla lettura di Milizia e professionismo nella politica svizzera, un volume di saggi sulla situazione a livello federale, cantonale e comunale, pubblicati a cura di Andrea Pilotti e Oscar Mazzoleni, in versione italiana, presso Dadò. Nella versione francese, quella che è capitata sul mio tavolo di lavoro, lo studio curato dai due ricercatori ticinesi dell’università di Losanna, si divide in 6 capitoli. Il primo, di Karim Lasseb e Andrea Pilotti, è dedicato a un riassunto empirico della situazione. Oscar Mazzoleni ha invece scritto l’ultimo capitolo che posiziona il tema trattato nel dibattito sulla politica svizzera. Ai potenziali lettori di questa interessantissima indagine consiglierei di iniziare a leggere questi due capitoli, cominciando magari dall’ultimo. In seguito, a seconda dei loro interessi e delle loro inclinazioni potranno proseguire con la lettura dei capitoli da 2 a 5 dedicati al problema della professionalizzazione della politica nei parlamenti federale e cantonali, in generale, oppure ad aspetti particolari come il crescere secolare delle remunerazioni dei municipali delle città di Losanna o la selezione degli eletti nei parlamenti comunali di Losanna e Zurigo, dal 1946 al 2016. 

Ricordiamo, ancora una volta, la conclusione principale di quest’analisi: la professionalizzazione della politica non si ferma. Questo almeno a livello federale. È possibile invece che l’attività politica nei parlamenti cantonali e comunali continui a restare, anche in futuro un’attività di milizia. 

A questa conclusione fanno da corollario due altre tesi. Le remunerazioni per i politici eletti nei parlamenti e negli esecutivi della Svizzera continuano ad aumentare. Aumentano sia i montanti che loro vengono assegnati in funzione dell’attività svolta, sia le somme per il rimborso delle spese da loro sostenute, sia, almeno a livello federale, i contributi agli istituti di previdenza che finanziano le loro rendite pensionistiche. In seguito a questi aumenti oggi un deputato all’Assemblea federale può svolgere il suo mandato da professionista ossia senza dover lavorare in una professione complementare. L’argomento principale nei frequenti dibattiti sull’aumento delle remunerazioni dei politici (dei rappresentanti negli esecutivi come di quelli eletti nei legislativi) è che il carico di lavoro per i politici continua ad aumentare. I pochi dati a disposizione testimoniano la fondatezza di questa affermazione. Ma, apparentemente non bastano per trasformare la politica in attività per professionisti.

L’altro corollario indica però che il professionismo sta introducendosi nel nostro mondo politico anche per una via diversa e cioè attraverso la selezione degli eletti. Tra gli eletti nei nostri consessi parlamentari (anche a livello comunale) è aumentata la quota degli universitari e si è invece ridotta quella degli operai e quella degli artigiani. In particolare sono aumentati i deputati che hanno studiato scienze politiche, il che sembrerebbe indicare che oggi esiste una specie di via privilegiata per far carriera in politica.