Politica economica: quali gli obiettivi?

/ 02.03.2020
di Angelo Rossi

La funzione-obiettivo della politica economica di qualunque governo contiene una serie di finalità che il governo vorrebbe raggiungere, quali un tasso di crescita sostenuto e sostenibile, il pieno impiego della popolazione attiva, la stabilità monetaria e un tasso di inflazione compatibile con la stessa. Per quanto molti media si accaniscano a sostenere il contrario, non esiste governo che persegua, nella sua politica economica solo e unicamente il fine della crescita del Pil nominale. Che poi gli esperti della congiuntura continuino a presentare le loro previsioni sull’andamento dell’economia, occupandosi solamente dell’evoluzione degli aggregati della domanda globale (consumi, investimenti, spesa pubblica, importazioni e esportazioni), dell’inflazione e della disoccupazione, dando così alla crescita del Pil (che di fatto sintetizza l’evoluzione degli aggregati della domanda globale) un posto privilegiato nei loro commenti è un dato di fatto dovuto alle limitazioni degli schemi di contabilità nazionale in uso.

È giusto criticare queste insufficienze, ma sarebbe anche onesto riconoscere che non è facile cambiare la situazione. I tentativi in atto concernono tre differenti livelli di analisi e vanno quindi considerati in modo separato. Cominciamo dalla contabilità nazionale ossia dalle statistiche. La critica della crescita si basa sulla constatazione che il Pil non può crescere senza deteriorare l’ambiente e senza sollevare problematiche redistributive importanti. Sarebbe quindi indispensabile completare i conti della contabilità nazionale con gli aspetti negativi della crescita ossia tenendo conto dei suoi costi sociali. In materia di contabilità nazionale sostenibile, ossia della formulazione di un quadro contabile che tenga conto anche degli aspetti negativi della crescita, siamo già molto avanti. Per la Svizzera sono appena usciti i dati riguardanti i conti del settore ambientale e quelli della spesa per la protezione dell’ambiente per il 2018. Basta consultare queste statistiche (esistono dati dal 2000 in poi) e confrontarli con la serie riguardante l’evoluzione del Pil per farsi un’idea della correlazione che esiste tra crescita economica e degrado ambientale. Anche per i costi della salute abbiamo regolari stime aggregate che possono essere confrontate con l’evoluzione del Prodotto interno lordo. 

Vediamo ora il problema della funzione-obiettivo. Anche qui non ci troviamo davanti al niente, anzi! Da quasi 30 anni si parla, a tutti i livelli di governo, di sostenibilità e quindi della necessità di armonizzare tre diverse categorie di finalità: quelle economiche, quelle sociali e quelle ambientali. Di recente ha suscitato molti commenti l’iniziativa presa dalla prima ministra irlandese Jakobsdottir, unitamente alle colleghe Jacinta Ardern, prima ministra della Nuova Zelanda e Nicola Sturgeon, prima ministra della Scozia, di tener maggior conto, nell’azione governativa, di obiettivi di politica sociale e ambientale come la protezione della famiglia, i costi della salute e un maggior ricorso a energie rinnovabili. Non si tratta di obiettivi politici nuovi, ma originale è il tentativo di promuoverne il raggiungimento congiunto, allineandoli, in ordine di importanza, all’obiettivo della crescita economica. Viene poi il terzo livello che è quello dell’elaborazione teorica. Non possiamo sostenere che non esista una teoria della crescita economica sostenibile. Ma, come spiega chiaramente nella sua pubblicazione più recente, Matthias Binswanger, uno degli economisti svizzeri più ascoltati e professore di economia alla SUP del Nordovest a Olten, nel quadro di un’economia monetaria è praticamente impossibile eliminare la crescita.

Che fare allora? Dobbiamo tornare all’economia del baratto? No, ci dice Binswanger, occorre apportare miglioramenti al processo di crescita. Bisogna che l’impatto negativo sull’ambiente si riduca. Occorre che tutti possano partecipare al benessere. Se i robot dovessero sostituire i lavoratori – una visione che si fa sempre di più concreta – bisognerà che ci aiutino a finanziare un salario minimo senza condizionamenti. L’obiettivo della crescita massima potrebbe insomma essere sostituito da quello della crescita moderata. Ma non sarà facile formulare e applicare concretamente le misure che dovrebbero aiutarci a soddisfare questi obiettivi.