Più riflessioni che soluzioni

/ 30.01.2017
di Angelo Rossi

Dalla fine del 2015 il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia ha creato un tavolo di lavoro per discutere dello sviluppo dell’economia ticinese. Questa commissione era composta dai capogruppi del Gran Consiglio, dai rappresentanti dei datori di lavoro e dei sindacati, nonché da tre economisti dell’USI. La commissione ha presentato di recente il suo rapporto conclusivo. In questo rapporto la stessa riassume l’evoluzione dell’economia e della politica economica degli ultimi 50 anni e propone un inventario di 37 misure per favorire lo sviluppo futuro. Queste misure sono raccolte in 5 gruppi ognuno dei quali dovrebbe corrispondere a tematiche o dimensioni importanti del futuro sviluppo economico del Cantone. Si tratta delle seguenti tematiche: il Ticino imprenditoriale, il Ticino competitivo, il Ticino interconnesso, il Ticino digitale, il Ticino sostenibile.

Qualcuno che per mestiere fosse particolarmente dotato di senso critico  potrebbe trovare che sia un po’ esagerato identificare l’economia ticinese con il Ticino. D’altra parte però è anche evidente che se, come figura nell’introduzione al rapporto, per lo sviluppo della sua economia il Ticino ha bisogno di un «patto di paese», l’identificazione dell’economia (la parte) con il Ticino (il tutto) potrebbe anche apparire come una sineddoche giustificabile. A me sembra, più semplicemente, che questa identificazione sia un’ulteriore testimonianza dei passi indietro che lo Stato sta facendo nei confronti dell’economia privata.

Ma torniamo ai cinque gruppi di misure. Non è sempre facile capire perché una determinata proposta di misura sia stata classificata sotto un certo tema piuttosto che sotto un altro. Ci sono poi proposte, come quelle che riguardano il progredire della digitalizzazione, che riguardano tutte le tematiche elencate nel rapporto. Le carenze maggiori di questo elenco di possibili misure è che lo stesso non indica, ad eccezione delle misure già in atto, quando le proposte elencate potrebbero venir realizzate. Anche per quel che concerne la fattibilità delle misure (specialmente in termini di costi per il pubblico erario), sul come e da chi le stesse potrebbero essere realizzate il rapporto rimane muto. Si può tuttavia pensare che siccome il tavolo di lavoro è stato voluto dal nuovo consigliere di Stato, responsabile della politica economica, questo elenco costituisca di fatto l’insieme delle misure economiche che lo stesso vorrebbe concretizzare nel paio di legislature in cui resterà in Consiglio di stato. Se fosse così è certo che il lavoro non gli mancherà.

Per mancanza di spazio non ci addentreremo nel catalogo delle proposte. Ci limiteremo ad osservare che una buona parte delle stesse dovrebbero servire a far conoscere meglio le soluzioni ottime, quando ce ne sono. Altre riprendono interventi che già sono stati sperimentati con successo in altre regioni del paese. C’è poi una lista di buone intenzioni che, sinceramente, lascerà il tempo che trova. Infine, come si è già ricordato, ci sono misure che sono già operative. Non manca ovviamente l’accenno alle riforme fiscali sia per le persone giuridiche, sia per quelle fisiche.

Il nostro giudizio sull’insieme del rapporto non è molto positivo. Si ha l’impressione che le misure siano state dettate da addetti ai lavori preoccupati più dell’urgente e dell’immediato che di quello che potrebbe succedere nel lungo termine. Un rapporto finale che si limita ad elencare una serie di misure assomiglia di più al risultato di un brainstorming con il quale avviare la discussione che alla valutazione ponderata sul da farsi elaborata da una commissione che ha lavorato per più di un anno. Infine osserviamo che chi pensasse di poter trovare qualche indicazione sui problemi di lungo termine come l’invecchiamento della popolazione, la svolta energetica, gli effetti della limitazione delle immigrazioni, il ridimensionamento della piazza finanziaria, l’isolamento economico della Svizzera – e quindi anche del Ticino – dal resto del continente europeo o l’insostenibilità del processo di sviluppo attualmente in atto, resterà deluso.

Terminiamo con una valutazione d’assieme. Il tavolo di lavoro del Dipartimento delle finanze e dell’economia perseguiva tre obiettivi: confrontarsi con la situazione economica, condividere una visione di sviluppo futura e identificare alcuni ambiti di intervento. Dei tre obiettivi quello che è stato centrato nel modo migliore è il primo. Se il futuro è quanto potrebbe succedere nei prossimi tre decenni, gli altri due sono invece stati trattati in modo insoddisfacente. Diverso il giudizio se per futuro si intende il periodo nel quale resterà in carica l’attuale consigliere di Stato, responsabile di questo dipartimento: allora si deve riconoscere che il tavolo di lavoro di carne al fuoco ne ha messa forse troppa.