Per l’economia ticinese l’UE è una manna

/ 20.05.2019
di Angelo Rossi

Sappiamo, da sempre, che il mercato interno dell’Unione Europea rappresenta, per l’economia svizzera, il maggior mercato di esportazione. Sappiamo anche che, quando fu creato il mercato europeo unico, ossia all’inizio degli anni Novanta dello scorso secolo, numerosi  ricercatori indicarono che lo stesso avrebbe avuto effetti positivi per le economie dei paesi membri. A nessuno era invece venuto in mente finora, di indagare sugli effetti positivi che il mercato interno europeo ha avuto ed ha per paesi che non fanno parte dell’Unione Europea. Questa lacuna è stata ora colmata da uno studio, finanziato dalla fondazione privata tedesca Bertelsmann, nel quale si misurano gli effetti dovuti all’esistenza del mercato interno dell’UE non solo per le economie dei paesi membri ma anche per quelle dei paesi membri dell’OCSE e dell’economie emergenti del gruppo BRIC (Brasile, Russia, India e Cina).

Stando ai risultati di questo studio la classifica dei paesi più favoriti dal mercato dell’UE è capeggiata dalla Svizzera, ossia dall’economia di un paese che non è membro dell’Unione. Non solo, ma anche nella classifica delle regioni maggiormente favorite figurano in testa le regioni svizzere: al primo posto Zurigo e al secondo posto il Ticino. Insomma, il mercato unico europeo genera, economicamente parlando, effetti positivi; di questi, la Svizzera e le sue regioni sembrano profittare in modo maggiore che i paesi membri dell’UE. Siccome è difficile che un’opinione pubblica come quella ticinese che, da anni oramai, riceve solamente messaggi negativi sull’Unione Europea accetti senza obiettare i risultati di questa ricerca, è meglio soffermarsi un momento a commentarli.

Il gruppo Bertelsmann è uno dei gruppi più importanti del mondo nel settore dei media. Pubblica libri, riviste, è attivo nel mondo della radio e della televisione, della musica e in quello dei servizi. Dal 1977 i suoi profitti vengono destinati alle attività della sua fondazione. Si tratta di una somma che, annualmente, raggiunge i 100 milioni di euro. Con questi mezzi la fondazione Bertelsmann finanzia borse di studio e progetti di ricerca. I temi della fondazione sono l’educazione, la democrazia, la società, la salute, l’economia e la cultura. La ricerca sugli effetti economici del mercato interno dell’UE è stata eseguita dal prof. Giordano Mion dell’università del Sussex e dal dottor Dominic Ponattu della fondazione Bertelsmann.

I due ricercatori hanno cercato di misurare l’influenza del mercato europeo sulle variazioni del reddito, della produttività e dei prezzi delle economie nazionali e regionali ritenute nello studio. Per far questo si sono serviti di un modello gravitazionale che ha consentito di stimare gli effetti del mercato europeo sulle variabili di cui sopra, simulando l’evoluzione dei flussi commerciali tra i diversi paesi e le diverse regioni. L’analisi dei due ricercatori ha cercato, dapprima, di stabilire in che misura il mercato interno europeo e la riduzione di costi consentita dalla sua realizzazione abbiano influenzato l’evoluzione dei flussi commerciali. In un secondo tempo gli autori della ricerca hanno cercato di stabilire quale potrebbe essere la conseguenza sui costi dei flussi commerciali derivante da una possibile abolizione del mercato interno europeo. Gli aumenti di costo così calcolati sono stati introdotti in un modello macroeconomico che ha consentito loro di stimare l’effetto che tale variazione avrebbe avuto su reddito, produttività e prezzi. L’abolizione del mercato interno europeo avrebbe come conseguenza un aumento dei costi degli scambi commerciali e di conseguenza una riduzione del reddito e della produttività mentre, nel medesimo tempo, i prezzi aumenterebbero. Queste variazioni, stimate come perdite dovute all’ipotizzata abolizione del mercato interno europeo, vengono nelle conclusioni della ricerca considerate come gli effetti positivi dovuti all’esistenza del mercato in questione.

Per meglio intenderci: in questo studio gli effetti positivi del mercato interno europeo sono pari alle perdite che ci sarebbero se il mercato europeo fosse abolito. Per la Svizzera e per il Ticino, le simulazioni dei due autori hanno permesso di stabilire che l’esistenza del mercato interno europeo ha effetti positivi sul reddito e sulla produttività e ha frenato l’aumento dei prezzi. Per non tediare il lettore con le cifre ci limiteremo a ricordare l’ampiezza dell’aumento annuale del reddito pro-capite. Per la Svizzera, in media, si tratta di un guadagno pari a 2914 franchi, vale a dire al 4,6% del reddito netto pro-capite del nostro paese. Per il Ticino il guadagno in termini di reddito pro-capite è pari addirittura a 3238 franchi, ossia al 7,2% del reddito pro-capite del Cantone.

Che la Svizzera e le sue regioni ottengano risultati così positivi lo si deve a due fattori. Il primo è che i ricercatori hanno usato per le stime un modello gravitazionale, nel quale gli effetti sono tanto più positivi quanto il paese o la regione considerata si trovi, geograficamente parlando, al centro dell’Europa. Il secondo è dovuto al fatto che, nella ricerca in questione, i paesi di piccole dimensioni ottengono risultati migliori di quelli più grandi. Il mercato interno europeo è quindi per la Svizzera e le sue regioni un’istituzione dagli effetti benefici anche se il nostro paese non fa parte dell’UE. Se però il mercato interno europeo non esistesse, né il Ticino, né la Svizzera potrebbero profittare di questi benefici.