Nel dibattito sugli obiettivi della politica della formazione emergono due opinioni contrastanti. I sostenitori della prima invitano le autorità a fare tutti gli sforzi possibili per aumentare la quota degli occupati con formazione di terzo livello, ossia con una formazione equivalente a quella accademica. Il loro argomento è che un’economia moderna per crescere ha bisogno soprattutto dell’apporto di lavoratori con altissimi livelli di formazione.
Per inciso ricorderò che la formazione accademica è, in Ticino, quella verso la quale vorrebbe orientarsi la maggioranza degli scolari che terminano la scuola media. La formazione a livello terziario gode quindi di grande attrattiva anche tra gli scolari. La seconda opinione è propagata da coloro che invitano le autorità a fare sforzi soprattutto in favore del livello secondario di formazione, quello del tirocinio o della scuola di formazione professionale specifica. Il loro argomento è che un’economia come quella ticinese ha bisogno sì di lavoratori qualificati, ma non di accademici.
Per dare maggior sostanza al dibattito vale la pena di consultare le statistiche. Da una decina di anni, l’Ufficio federale di statistica pubblica stime della suddivisione degli occupati a seconda dei livelli di formazione da loro raggiunti. In questa statistica gli occupati si distribuiscono fra tre livelli: il primo è quello della scuola dell’obbligo, mentre gli altri due sono già stati definiti qui sopra. Anche se i dati disponibili riguardano solo gli ultimi anni, le tendenze in atto sono abbastanza ben discernibili. Come ci si poteva attendere, la quota degli occupati con formazione di livello primario diminuisce. Tra il 2003 e il 2014, in Ticino, è diminuita di circa un quarto scendendo dal 20,4 al 15,6%. Anche la quota degli occupati con livello di formazione secondario si è ridotta, passando dal 57,1 al 48,9% (–14,5%). Spettacolare invece è stata l’ascesa della quota di occupati con formazione terziaria. La stessa è passata dal 22,4 al 35,5% segnando così un aumento pari al 55%. Anche nel mercato del lavoro ticinese, quindi, le esigenze di formazione sembrano essere aumentate.
Il divario tra quota di occupati con formazione secondaria e quota di occupati con formazione terziaria continua tuttavia ad essere significativo. Nel 2014 le due quote dell’occupazione erano ancora separate da una differenza di circa 13 punti. Tuttavia, se le tendenze dovessero continuare a svilupparsi così, nel 2020 la quota degli occupati con formazione terziaria raggiungerebbe, a un livello vicino al 44% del totale, quella degli occupati con formazione secondaria. E che le tendenze, in un’economia moderna, basata sul settore dei servizi, possono andare in questa direzione ce lo dimostra il mercato del lavoro della città di Zurigo (dalle dimensioni più o meno uguali a quelle del mercato del lavoro ticinese) dove le due quote si sono eguagliate già nel 2010.
Che cosa ci dicono queste tendenze evolutive? Ci dicono che nel dibattito sui livelli di formazione hanno probabilmente ragione coloro che sostengono che bisogna favorire una formazione al livello terziario perché è dove si muove la domanda di competenze anche nel mercato del lavoro ticinese, nel quale il settore dei servizi è pure il settore di occupazione dominante. Questo non significa tuttavia che tutti i giovani ticinesi debbano diventare degli accademici con laurea e dottorato o, come va di moda oggi, con bachelor e master, conseguiti nelle università tradizionali. L’introduzione della maturità professionale e delle scuole universitarie professionali ha dimostrato che vi è la possibilità di conseguire una formazione di livello terziario anche scegliendo l’opzione del tirocinio professionale. Si può anzi ipotizzare che il rapido aumento conosciuto dalla quota di occupati con formazione terziaria nel corso degli ultimi due decenni non ci sarebbe stato se non fossero state effettuate queste riforme.
La creazione delle scuole universitarie professionali ha certamente sdrammatizzato la scelta della strada da seguire una volta terminata la scuola dell’obbligo perché ha offerto, anche agli occupati con formazione secondaria, la possibilità di accedere al livello di formazione superiore. Ma il confronto tra la struttura dell’occupazione per livelli di formazione nel canton Ticino e nella città di Zurigo ci dice che, anche in futuro, continuerà ad esistere uno zoccolo di occupati senza formazione professionale specifica. A Zurigo gli occupati senza formazione professionale rappresentavano, nel 2014, il 20% circa del totale; in Ticino, invece, solo il 15,6%.
Che lo zoccolo di non-qualificati sia a Zurigo più importante che in Ticino è forse il dato più sorprendente che emerge da questo confronto. In altre parole, l’economia dei servizi recluta sempre più lavoratori con livello di formazione terziario, ma ha bisogno anche di una quota abbastanza costante di non qualificati. Una delle maggiori conseguenze di questa evoluzione è che il divario nelle scale salariali, tra i salari più bassi e quelli più elevati, continua ad aumentare.