Appartengo a una generazione che vedeva nel lavoro una possibilità di realizzarsi. Sicuramente né io, né i miei compagni, abbiamo mai rinunciato alle vacanze per il gusto di lavorare. Certamente nessuno di noi si è infuriato quando, per legge o per contratto collettivo, si è introdotto il sabato libero e si è ridotto il numero delle ore di lavoro settimanali. Nonostante ciò nella scala dei valori della nostra generazione il lavoro ha sempre sopravanzato il tempo libero. Altre caratteristiche della nostra invidiabile situazione era che un posto di lavoro, a tempo pieno, si trovava abbastanza facilmente; spesso il primo posto di lavoro si conservava per il resto della vita lavorativa; il salario, poi, bastava, di regola, per mantenere la famiglia. La nostra generazione ha avuto la fortuna di vivere, nei primi decenni del dopoguerra, in un periodo nel quale, per diverse ragioni. la forza contrattuale dei lavoratori e delle lavoratrici era al suo massimo.
Oggi, cinquant’anni più tardi, la situazione si è rovesciata. Di conseguenza, ottenere un posto di lavoro a tempo pieno, con una buona remunerazione, non è facile. Siccome però le necessità di bilancio di una famiglia non sono diminuite, anzi, in seguito al rincaro soprattutto degli affitti, delle spese per le assicurazioni e delle imposte, è sicuramente aumentato, ecco che sempre più persone cercano di far quadrare i loro conti, perseguendo più attività di lavoro a tempo parziale. Quella che, ai nostri tempi, era una condizione eccezionale, che si verificava solo fuori dal nostro paese, ossia il lavoratore o la lavoratrice con più attività, è diventato un caso abbastanza frequente anche da noi. Tanto frequente da attrarre l’attenzione dei ricercatori. Così sulla multi-attività dei lavoratori e delle lavoratrici residenti in Ticino si può, per esempio, leggere, nel numero più recente della rivista «Dati», un interessante articolo di Silvia Walker, collaboratrice dell’USTAT.
La Walker ci informa dapprima sugli effettivi di questa categoria di occupati. Nel 2018 i multi-occupati erano 11’118 il che corrispondeva al 6,5% del totale della forza di lavoro occupata. Se a questa indicazione si aggiunge che il Ticino, con la regione del Lemano è tra le regioni svizzere con la percentuale più bassa di multi-occupati si può concludere che il fenomeno della pluri-occupazione è da noi ancora contenuto. Preoccupa però constatare come l’effettivo di coloro che devono esercitare più di un’attività per conseguire un salario decente sia però in crescita costante. Queste persone erano infatti solo 6240 nel 2002, mentre oggi, come si è visto, il loro numero è quasi raddoppiato. Ciò significa che il contingente di lavoratori e lavoratrici con più attività cresce quasi sette volte più rapidamente del totale dell’occupazione. Se dovesse continuare a crescere a questo ritmo nei prossimi dieci anni diventerà un fenomeno molto percepibile, nel senso che una buona parte dei giovani che inizieranno la loro carriera lavorativa dovranno farlo occupando più posti di lavoro. L’articolo di Silvia Walker ci informa poi sulla struttura per grado di formazione raggiunto e per tipo di professioni di questo contingente e ci fa anche sapere che la multi-attività è più frequente presso le lavoratrici che presso i lavoratori.
Vorrei terminare ricordando che la flessibilizzazione del mercato del lavoro, manifestatasi nel corso degli ultimi trent’anni, tra l’altro anche con la diffusione del fenomeno della multi-attività, ha avuto una forte ripercussione a livello della società. Se da un lato è vero che l’emergere del lavoro a tempo parziale e del fenomeno della multi-attività ha ridotto l’importanza che il lavoro poteva avere nella scala dei valori del ticinese è anche vero che chi non lavora a tempo pieno e, peggio ancora, chi deve svolgere più attività per conseguire un salario più o meno decente, non viene guardato bene dal resto della popolazione. Per il gruppo dipartimentale che si sta attualmente occupando del futuro del mercato del lavoro ticinese questi sono tutti aspetti sui quali dovrà veramente riflettere.