Mathias Binswanger, che insegna alla SUP del Nord-Ovest di Olten, è uno tra i professori di economia più influenti del nostro paese. Nell’annuale classifica della «Neue Zürcher Zeitung» risulta, tra professori di nazionalità svizzera, al primo o al secondo posto. Il primo posto gli viene sempre insidiato dal prof. Reiner Eichenberger dell’università di Friburgo che rappresenta opinioni economiche completamente diverse. Ma torniamo al Nostro. Mathias Binswanger è un economista molto attento ai problemi ecologici. In questo non fa, in un certo senso, che riprendere la fiaccola da suo padre, Hans Christoph Binswanger, già professore all’università di S. Gallo, che fu uno dei primi professori di economia in Svizzera ad occuparsi di questi problemi.
Di Mathias Binswanger è appena uscito un volume, Der Wachstumszwang, su uno dei maggiori dilemmi che l’ecologia pone oggi all’economia: la crescita continua. La crescita esponenziale del prodotto interno lordo ha consentito, nel corso degli ultimi duecentocinquant’anni a quasi il 90% della popolazione mondiale, popolazione del Canton Ticino compresa, di sfuggire alla carestia e alla fame. Ma la crescita dell’economia minaccia oggi le riserve di risorse non riproducibili, produce enormi problemi di inquinamento, è all’origine di rischi di catastrofe di portata incalcolabile e contribuisce al riscaldamento dell’atmosfera. E allora? «Arrestate la crescita!» è la risposta che si sente sempre più di frequente. Ma la crescita economica può essere arrestata? No, risponde Mathias Binswanger nel volume appena citato. In un sistema economico nel quale esiste la moneta come intermediario dello scambio, la crescita non può essere arrestata. La spiegazione teorica di questa impossibilità è contenuta nell’argomentazione presentata nella prima parte della nuova pubblicazione di Binswanger. Da apprezzare che l’autore espone le sue tesi, un po’ come facevano nell’Ottocento i classici dell’economia, valendosi di semplici esempi numerici, confinando nell’appendice il modello con formule algebriche.
Ma se l’economia deve crescere e se la crescita crea enormi problemi ecologici come possiamo uscire dal dilemma? Binswanger risponde a questa domanda nella seconda parte. Dapprima raccomandando di applicare, in modo conseguente, le misure di politica ecologica. Il problema maggiore qui è che molti Stati, come per fare un solo esempio la Svizzera, cercano di soddisfare i loro obiettivi di contenimento delle immissioni, spostando il problema all’estero, comperando per esempio certificati da paesi nei quali il livello di immissioni è ancora relativamente basso. In materia di politica ecologica bisogna quindi fare di più e non accontentarsi di mostrare i risultati raggiunti, specialmente quando gli stessi nascondono la realtà di un livello di inquinamento in aumento nel resto del mondo. Un’altra grossa difficoltà è costituita dall’esistenza dello Stato sociale. Lo Stato sociale persegue finalità meritevoli come la riduzione dei rischi legati alla malattia, all’invalidità, alla disoccupazione e al pensionamento e una certa misura di ridistribuzione del reddito. Ma la sicurezza del finanziamento delle sue assicurazioni è legata in modo indissolubile alla crescita dell’economia. Mantenere le istituzioni dello Stato sociale contenendo la crescita dell’economia è un po’ come conseguire la quadratura del circolo.
Nel libro di Mathias Binswanger vengono esposte molte altre incongruenze della politica ambientale che fanno della crescita economica un dilemma apparentemente senza via d’uscita. Nonostante tutte queste difficoltà Binswanger è, in conclusione, ottimista. Crede che una via d’uscita esista se si sostituisce l’obiettivo della crescita massima con quello di una crescita moderata, che consumi meno risorse , sia maggiormente rispettosa dell’ambiente e contenga il riscaldamento dell’atmosfera entro limiti ancora sopportabili. Mettiamoci dunque al lavoro!