Non sono sempre solo statistiche

/ 07.05.2018
di Ovidio Biffi

Trovo su un quotidiano questo titolo: «Il Ticino ha l’economia più dinamica». Di colpo tiro un sospiro: finalmente potrò dire addio all’intonazione pessimistica che mi deriva da un quadro socio-economico contraddistinto da poli che si indeboliscono, da centri che si svuotano e in balia di degrado e imprenditorialità scadente. Purtroppo, leggendo l’articolo, scopro che considerare «attuale» la ricerca effettuata dall’Ufficio di statistica cantonale (Ustat) è perlomeno illogico: riguarda sì l’economia cantonale, ma prende in considerazione dati vecchi di almeno tre anni (vanno dal 2011 al 2015) e quindi non possono più essere considerati speculari del momento. Di colpo ritrovo le mie fisime negative. Quasi in contemporanea viene presentato anche l’annuario «Statistiche delle città svizzere 2018», ricerca effettuata dall’Ufficio federale di statistica per conto dell’Unione delle Città svizzere. Si tratta di un poderoso lavoro di raccolta dati (anche qui la tara si sente: sono del 2016...) legati a censimento della popolazione e demografia ma con estensioni che vanno a riguardare tutta una serie di attività e implicazioni sociali: struttura della popolazione, spazi abitativi occupati, lavoro e redditi, energia, tipo di abitazioni, turismo, mobilità e traffico, sicurezza, formazione, politica, finanze pubbliche e aggiornamenti sulle agglomerazioni. Il risultato è simile a una vera e propria TAC, una tomografia computerizzata, della convivenza e delle diversità registrate negli agglomerati della Confederazione, con ben 178 i comuni presi in esame, di cui 5 del nostro cantone (Chiasso, Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno).

I tanti centri e i moltissimi dati aggiornati sono un invito al giornalista ad allestire una serie di interrogativi legati alla domanda «lo sapevate che...». Ne deriverebbe però una lettura ferma ai confronti numerici, non in grado di esporre al lettore anche prove più consistenti, ad esempio sull’esistenza di un «malaise» sociale, oppure conferme o smentite del perdurare di una crisi. Sulle prime penso di cercare qualche confronto o legame con la citata ricerca ticinese, ma capisco subito di non essere all’altezza: non possiedo la professionalità indispensabile per districarsi in una simile giungla di dati statistici. Di riflesso difetta anche la capacità di arrivare a un resoconto che possa anche solo avvicinare la magistrale lezione che Angelo Rossi ha saputo regalarci su «Azione» (no. 17) radiografando la vena giugulare di Lugano, quella via Nassa teatro (e ormai anche un po’ simbolo per tutto il cantone) di uno svuotamento che preoccupa più per l’assenza di vocazioni commerciali e avvicendamenti sostitutivi che per vuoti che già annovera. Così mi limito a un breve tuffo nelle quasi duecento pagine dell’annuario «Statistiche delle città svizzere 2018» cercando qualcosa che vada oltre a numeri e classifiche. La scelta cade sul turismo per un mini-confronto fra Lugano e Lucerna, tenendo conto dei dati delle rispettive classifiche. Sono questi: 41 strutture alberghiere a Lugano e 52 a Lucerna; 1680 camere e 3170 letti sul Ceresio contro 3044 camere e 5824 letti sulle rive della Reuss. Lucerna, pur avendo quasi il doppio di ricettività rispetto a Lugano, mette a segno differenze ancor più marcate negli arrivi (277 mila ospiti a Lugano e 745 mila a Lucerna), come pure nei pernottamenti (520 mila sul Ceresio e 1 milione e 270 mila in riva alla Reuss). Non è forse una fotografia della crisi in cui si dibatteva il turismo ticinese prima del salvifico 2017? Restando in campo turistico, in Ticino le cifre di Locarno parlano di 27 alberghi, 746 camere e 1500 letti che hanno accolto 129 mila ospiti per 267 mila notti. Un confronto con Lugano non è però possibile, dato che il Locarnese può contare anche su altri importanti poli ricettivi (Ascona, Losone, Tenero ecc.) assenti invece nel Luganese.

Tristissimo primato nei dati relativi alla composizione demografica: Chiasso è la città meno giovane della Confederazione (lo ha evidenziato anche il «Tages Anzeiger») con solo il 37% di popolazione nel segmento fra 0 e 39 anni, quindi con un 63% dai 40 in su! Dai dettagli emerge che su 8331 abitanti, 2096 (25%) sono anziani oltre i 65 anni, mentre quelli da 0 a 19 anni sono solo il 15,7 % (1311 in totale). Sorprendenti invece i dati sul numero di auto ogni 1000 abitanti: con Bellinzona (607) e Lugano (619) nella media nazionale, la città ticinese più ecologica è Locarno (478); sul fronte opposto Chiasso «sfora» con 641 auto e Mendrisio addirittura svetta con 666 auto ogni 1000 abitanti! Consolazione: la palma della città più motorizzata spetta ad Appenzello con ben 1029 veicoli ogni 1000 abitanti. Ma nei computi statistici Trilussa è sempre in agguato: togliendo le vetture a noleggio con le targhe AI presenti in tutta la Svizzera quasi di sicuro il primato passerebbe a qualche altra città.