A inizio settembre sono stati pubblicati i dati sulla crescita del prodotto interno lordo reale della Svizzera nel secondo trimestre di quest’anno. Come annunciato da quasi tutti gli istituti che si dedicano alla previsione congiunturale, il tasso di crescita di questo aggregato si è ridotto non solo rispetto al valore che aveva raggiunto nel secondo trimestre del 2018, ma anche rispetto al valore del primo trimestre di quest’anno. La crescita del Pil della Svizzera, nel secondo trimestre del 2019, è stata infatti solo dello 0,3%, la più bassa da 6 anni a questa parte.
Non si tratta di un dato inatteso. All’inizio della primavera, le previsioni per il 2019 davano un tasso di crescita del Pil per l’intero anno attorno all’1,5-1,6%. Ora, se sommiamo i tassi di crescita che il nostro Pil ha raggiunto nei primi due trimestri di quest’anno arriviamo allo 0,9%, ossia un decimo di più della metà della crescita prevista per l’intero 2019, in primavera. È tuttavia molto probabile che la crescita dell’1,6% non verrà raggiunta e che nella seconda metà dell’anno, i tassi di crescita trimestrali si assesteranno su valori molto bassi, senza tuttavia scendere sotto lo zero.
L’economia svizzera non conoscerà la recessione né quest’anno, né l’anno venturo. Questo è quanto ci assicurano il presidente del direttorio della Banca nazionale svizzera, Jordan, come pure la Segreteria di Stato per l’economia. In effetti, il tasso di crescita del Pil per il 2020 dovrebbe risultare leggermente superiore al 2%. Confrontata con gli scenari negativi che si stanno dipingendo a livello internazionale, queste dichiarazioni ufficiali risultano alquanto sorprendenti.
Né per gli Stati Uniti, né per l’Unione Europea, né per la Cina le previsioni per il prossimo futuro sono tranquillizzanti. Il KOF, istituto per le ricerche economiche del Politecnico di Zurigo, stima per esempio che il tasso di crescita del Pil dell’UE si assesterà nel 2019 e nel 2020 sull’1,5%, mentre quello degli Stati Uniti scenderà dal 2,7% del 2019 all’1,8% nel 2020 e quello per l’economia cinese dal 6,2 al 6%. Una cosa quindi è sicura: nel 2020 la domanda internazionale si ridurrà e il contributo delle esportazioni alla crescita del Pil svizzero altrettanto. Anche perché la nostra divisa si trova in un periodo di rivalutazione e quindi corrode la competitività dell’industria a livello internazionale.
Da dove dovrebbe quindi venire la spinta che dovrebbe far ritornare il tasso di crescita della nostra economia al di sopra del 2% il prossimo anno? Per il KOF la crescita del 2020 sarà sostenuta in Svizzera dagli investimenti delle aziende. Il tasso di crescita di questo aggregato, particolarmente basso quest’anno, salirà nel 2020 al 3,5% e questo dovrebbe bastare a fare la differenza a livello di crescita del Pil reale. Se fosse così andrebbe tutto bene.
Il problema però è dato dal fatto che gli investimenti delle aziende dipendono dalle aspettative degli imprenditori sull’evoluzione della domanda nei prossimi anni. E le aspettative degli investitori non sono ottimiste. L’indice di insicurezza, che misura la frequenza con la quale le parole insicurezza e economia appaiono nei media è attualmente tornato ai valori che aveva nel gennaio del 2008, ossia prima dell’ultima grande crisi economica mondiale. In altre parole, in presenza di una rivalutazione del franco, di una tendenza al declino della crescita come quella che si è manifestata nel secondo trimestre, di previsioni molto prudenti sulla prossima evoluzione della congiuntura, nonché di un clima generale di insicurezza è difficile spiegare perché il tasso di crescita degli investimenti delle aziende dovrebbe riprendere in modo così robusto nel 2020.
Un raffronto con il Ticino non si può fare perché per il nostro cantone le previsioni congiunturali vengono fatte da un altro istituto. Se ci riferiamo però solo alle ultime stime, rese note in giugno da questo istituto, nel 2019 avremmo, per la Svizzera, una crescita del Pil dell’1,2% e, nel 2020, dell’1,7%. Per l’economia ticinese, le cui prestazioni poggiano meno sulle esportazioni dell’industria che a livello nazionale, le stime sono più rosee: crescita del Pil pari all’1,9% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020.