Nessun rispetto per «rutto libero»

/ 02.07.2018
di Ovidio Biffi

Nonostante il titolo, tratto avvenimenti sportivi. Uno «live», che di più non si può: l’avvio dei mondiali di calcio in Russia, con la scontata vittoria dei padroni di casa su un’Arabia Saudita neofita in tutto, anche nelle trappole della pubblicità. I sauditi hanno scoperto l’intero perimetro dello stadio tappezzato da insegne «casualmente» acquistate da Qatar Airways, cioè dalla compagnia di bandiera del piccolo Stato che Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto hanno sottoposto a embargo. L’altro avvenimento, assai meno «eclatante», annunciato anch’esso il giorno della partita inaugurale di Mosca: in Svizzera il campionato di calcio inizierà sabato 21 luglio. Ce ne sarebbe un terzo: la nascita della trasmissione «Russo ma non dormo» della RSI. Non siamo ancora in cima alla palmita, ma l’avvio è di quelli che consentono di dire: finalmente qualcosa di diverso. Il Shaqiri della situazione, irriverenti «aquilate» comprese, e Niccolò Casolini inatteso mattatore, ma un po’ tutti (dall’esordiente regista ai conduttori) meritano plauso. La consegna ora è «non esagerare».

Torno alle due notizie per spiegare che, anche se riguardano entrambe il calcio, giungono da due mondi diversi. Russia 2018 è avvenimento planetario e Putin gongola; il campionato svizzero invece è equiparabile a delle tante porte d’ingresso di un formicaio, anche se pomposamente viene denominato «Super League», rigorosamente in inglese, forse perché la Svizzera c’è la sede della Fifa proprietaria della «Champions League». Cercando di privilegiare un pizzico di ironia, mi soffermo allora sulla quasi concomitanza fra i due eventi: Putin chiuderà il torneo mondiale la sera del 15 luglio e nemmeno una settimana dopo, il 21 luglio per la precisione, la federazione svizzera arriva a proporre l’esordio del suo campionato. Ora, è abbastanza normale che la federazione elvetica escluda a priori che la sua nazionale rimanga in lizza fino alla finale: se anche succedesse il miracolo, tutti i giocatori rossocrociati (salvo uno, mi pare) militano in campionati esteri e quindi avrebbero comunque tempi di recupero. È però deplorevole che una simile programmazione venga rifilata senza tenere in considerazione le esigenze di migliaia di sportivi e tifosi. Ma a Berna cosa pensano? Che dopo una mesata all’insegna del mantra fantozziano «frittatona di cipolle, familiare di birra gelata, tifo indiavolato e rutto libero» davanti al televisore, oltretutto spalmato su tre o quattro partite al giorno, il popolo del calcio elvetico possa rimettersi subito in piedi, anzi: in marcia per recarsi negli stadi a seguire un campionato «super» di nome, ma recitato da giocatori che non fanno parte della nazionale svizzera?

Questo modo di agire è un’indiretta conferma che a programmare gli eventi sportivi sono sempre più le televisioni, sempre più impanicate dall’estate vuotissima (e da metà luglio priva persino di un «Russo ma non dormo»). Qualcuno crede ancora che a gestire inizio e date dei campionati nazionali di calcio siano le federazioni? Ma quelle ormai incassano soltanto; chissenefrega degli stadi vuoti! I club devono marciare e basta, dal momento che una fetta dei soldi delle televisioni (dai diritti di ritrasmissione per i tornei mega-galattici a quelli per derby e carabattole) se la spartiscono tra di loro, i programmi li fissa chi paga. I giocatori sono stanchi? È il rovescio della medaglia, bellezza; in linea con i milioni dei contratti televisivi e delle vendite, come pure degli stipendi che le società versano ai giocatori. E i tifosi? Che si arrangino! Dopo decine di portate (pardon: partite) con cuochi e ingredienti sopraffini, per il loro «rutto libero» dovranno tornare al minestrone riscaldato, ai wienerli con patate o ai bratwurst allo stadio. Insomma, Fifa, Uefa e federazioni non hanno tempo da perdere: devono fissare date e dettare scadenze seguendo teorie e tempi del marketing televisivo. E stanno già pensando al prossimo mondiale (ma guarda tu: proprio nel Qatar... Come trasmissione serale prevedo un «C’ho il catar e non sto neanche troppo bene») a cui vanno aggiunte quattro Champions e Euro League, poi gli Europei, l’Africa Cup, la Copa America e via dicendo sino ai mondiali Under qualcosa e femminili. Tutti eventi da trasmettere in rapida successione, in diretta planetaria, in chiaro o streaming, presto anche in confezioni spray pur di tenere in vita il mantra fantozziano. Calcio e altri sport, ormai tele-dipendenti in tutto e per tutto, avviati sempre più verso l’estinzione? Bella domanda e... risposta solo dopo la pubblicità.