Dei movimenti migratori si discute, anche da noi, da più di un decennio. Ma, salvo eccezione, solo di quelli che riguardano gli stranieri. La migrazione che concerne flussi interni al nostro territorio nazionale non fa quasi notizia. Al massimo si parla, di quando in quando, della fuga di cervelli che affligge qualche regione, come, per non citare che un esempio , il nostro Cantone. Delle migrazioni interne e dello spopolamento di intere regioni si è tornato invece a parlare in Germania. Due settimane fa, infatti, è stato pubblicato il rapporto della commissione federale sulle condizioni di vita che ha suscitato, e non solo perché in questo periodo le notizie sono scarse, una viva discussione a livello nazionale.
Proprio come, una quarantina di anni fa, aveva suscitato discussioni e commenti il rapporto della commissione federale sui problemi delle regioni di montagna svizzere. L’analisi della situazione è presto fatta. Le migrazioni interne sono determinate, dicono gli economisti, da sostanziali differenze nelle condizioni di vita da una regione all’altra. In Germania si è constatato che esistono ancora enormi disuguaglianze di reddito tra le diverse regioni. Anche rispetto alle possibilità di ottenere un impiego le disparità regionali sono grandi. Ulteriori differenze si riscontrano inoltre per quel che riguarda l’accessibilità (stradale, ferroviaria, aerea), la dotazione di infrastrutture per i bisogni di base, in particolare nel settore della sanità, e i servizi pubblici a livello locale (energia, trasporti, educazione, ecc..).
Infine la commissione federale tedesca sulle condizioni di vita ha constatato che esistono grosse differenze anche a livello di finanze pubbliche locali, in particolare per quel che riguarda il peso del debito pubblico. Nella commissione sedevano rappresentanti dei comuni, dei Länder e del governo nazionale. Purtroppo il rapporto finale non è stato approvato da tutti i commissari, ragione per cui le misure, rese note dal ministro degli interni Seehofer, non riguardano, per il momento, che l’azione governativa.
Quali sono queste misure? Dapprima il governo tedesco ha intenzione di riorganizzare la sua politica regionale sostituendo al cosiddetto «patto di solidarietà» che, finora, ha sostenuto lo sviluppo delle regioni della ex-DDR, con un sistema di promovimento esteso a tutte le regioni strutturalmente deboli, indipendentemente dal dove siano situate. Il governo nazionale si obbliga poi a localizzare in queste regioni amministrazioni federali e centri di ricerca. Parallelamente il governo tedesco intende migliorare la situazione di queste regioni in materia di telecomunicazioni.
Il governo tedesco si propone poi di migliorare l’infrastruttura viaria e quella digitale anche nelle regioni più deboli aumentando il suo aiuto agli investimenti nei comuni. Il terzo obiettivo dell’intervento federale dovrebbe essere l’eliminazione del debito pubblico accumulato dai comuni delle regioni che hanno problemi strutturali. In che consisterà l’aiuto governativo in questo campo resta però da definire. Il governo tedesco si propone ancora di rafforzare il sistema di milizia soprattutto nelle regioni rurali.
A questo proposito intende creare una fondazione tedesca per sostenere chi si impegna nel volontariato e chi assume cariche non remunerate, in particolare nelle regioni rurali. Infine Berlino intende sottoporre a controllo tutte le nuove leggi per accertare che contribuiscano a creare e a sostenere condizioni di vita uguali in tutte le regioni del paese.Realizzare questi obiettivi non sarà facile. A livello politico le intenzioni del governo hanno già sollevato molte obiezioni.
Come ci si poteva aspettare gli oppositori non criticano tanto il come, ma piuttosto il dove e il quanto. I rappresentanti delle regioni dell’Est temono che la nuova politica possa ridurre l’attenzione che il governo nazionale, finora, ha loro consacrato. I rappresentanti dei verdi e della sinistra, invece, trovano che non solo le misure, ma soprattutto i mezzi finanziari che si intendono devolvere per questa nuova politica siano insufficienti.