Uno con il «Blick» e birra da mezzo accanto, poco prima di mezzogiorno, all’imbarcadero di Flüelen, assiste all’arrivo dell’Uri. Tra i quindici battelli a vapore in circolazione sui laghi svizzeri – uno sul lago di Thun, uno sul lago di Brienz, due su quello di Zurigo, sei sul Lemano, cinque sul lago dei Quattro Cantoni – l’Uri è il più vecchio. È del 1901. In mezzo a una mandria di turisti salgo a bordo di questo battello battezzato con il breve nome del cantone in cui ci troviamo. Per prima cosa m’infilo nella sala da pranzo di prima classe, tutta in legno intarsiato in stile neobarocco, opera dell’ebanista milanese Filippo Cassina. Giù in fondo, a poppa, due sirene affiancano un segnatempo dell’ottica Kuhn di Lucerna. Visto il bel tempo, solo una coppia di vecchietti si siede a un tavolo, il soffitto è floreale.
A mezzogiorno in punto si salpa con tanto di muggito lacustre. Il motore a vapore in bellavista è uno spettacolo posto proprio come in un golfo mistico – bel termine teatrale per la buca d’orchestra – a cui due del tipo bricoleur-aeromodellisti assistono appoggiati alle ringhiere. Benché non capisca un tubo di motori né mi affascinino più di tanto, in questo caso, mi aggrego ai due. Tirato a lucido come argenteria preziosa, sopra la vernice rosso fiammante si legge, in rilievo, il nome dei fratelli Sulzer di Winterthur, ditta fondata nel 1834. Salgo a prua e mi siedo su una delle panchine color salsa rosa. A barra dritta verso la Tellsplatte, prima tappa delle dodici che scandiscono questa microcrociera che approderà a Lucerna alle 14.46. Eccola, sopra questa lastra rocciosa dove è balzato Tell dalla barca per sfuggire a Gessler, c’è la famosa cappella da cartolina dentro la quale, tra l’altro, è stata affrescata – da Ernst Stückelberg nel 1880 – proprio questa scena. Il turchese tropicale del lago da queste parti stupisce sempre, l’andatura caraibica dell’Uri è terapeutica. Una coppia di mezza età si gode il viaggio bevendo una bottiglia di Müllerthurgau lucernese. «Tip-top» esclamano quasi all’unisono. Altri si divertono con windsurf e kitesurf, a me basta questo venticello scacciacaldo ai primi di luglio.
In direzione di Sisikon, sull’altra sponda, là in alto sul Seelisberg, si nota la cupola color meringa dell’ex hotel Sonnenberg il cui destino s’intreccia curiosamente con quello dell’ex hotel Milano di Brunate: fino al 1983 lassù meditava il guru Maharishi. A differenza dell’hotel a Brunate caduto in rovina, questo è ancora oggi la florida sede della Maharishi European Research University. Poco più in là, al pari di un faro, spicca il campanile di San Michele. Ora Rütli. Il praticello-sedicente culla della patria, si sa, non è niente di che, anzi, pure un po’ rinsecchito. Colpisce di più il debarcadero-chalet. A Brunnen va annotato il cambio di cantone: Svitto. E la mania reciproca di salutare con la manina, da terra come a bordo. A Treib le persiane optical gialle e nere della locanda risalente al 1482 indicano che si è di nuovo in territorio urano. Da qui parte la funicolare per il Seelisberg.
Dopo lo scalo a Gersau, sulla riva opposta, la rotta ping-pong approda a Beckenried, canton Nidvaldo. Qui si può prendere la cabinovia per la Klewenalp. Il tipo del Müllerthurgau fa ciao ciao con la manina a una scolaresca esausta, non se lo fila nessuno. L’apice di questa usanza navale si tocca incrociando lo Stadt Luzern (1928), una voce mette persino le mani avanti dicendoci di salutare bene il battello. Il signor Tip-top allora si scatena rifacendosi dello smacco scolare di prima, anch’io non mi sottraggo e faccio ciao ciao. E per essere in tema gita folk-kitsch mi rifugio nella Uri-Stübli ad azzannare un landjäger con bürli; un succo di mele annaffia il mio rapido pranzo al sacco. Due tavoli di legno, pareti di legno con scorci di Bürglen e Attinghausen dipinti, più diversi fiori alpini tra i quali mi sembra di riconoscere il leggiadro strozzalupo (Aconitum napellus). Tutta vuota e in ombra, le porte spalancate, l’arietta salubre del lago che entra. Ora passiamo nel punto chiamato dei Due nasi: le propaggini del Rigi sono a ottocentocinquanta metri da quelle del Bürgenstock in faccia. A Vitznau, dove parte lo storico trenino per il Rigi, sale una scolaresca scalmanata e i lampi di beatitudine vanno un po’ a farsi benedire. Per la cronaca siamo nel quarto cantone di questo lago: Lucerna.
Vado a prendermi un caffè al ristorante sul pontile a poppa, passano via due piatti di filetti di pesce persico fritti con salsa tartare che non sembrano male. Il ristorante è pieno e sembra molto curato, con prodotti e vini regionali, altro che i ristoranti ferroviari di oggi. Nel golfo di Lucerna rapisce lo sguardo il fiabesco castello di Meggenhorn, attorniato da placidi vigneti. Sull’Uri c’è anche una classica bucalettere giallo pannocchia. Non lontano sono in vendita diverse cartoline con su questo storico piroscafo. Ma quasi nessuno scrive più cartoline.