Quasi tre mesi fa, all’inizio di febbraio, scrivevamo in questa rubrica che per poter pronunciarsi sulla fiducia che gli imprenditori ticinesi ponevano nel futuro si sarebbero dovuti attendere i primi dati trimestrali della statistica dei frontalieri. «Se il contingente dovesse aumentare, come è stato il caso nel 2017, potrebbe significare che le aspettative di ripresa degli imprenditori non siano ancora consolidate. Dovesse invece l’occupazione, per una volta, ristagnare senza che la disoccupazione aumenti, potremmo inferire che la produttività del lavoro, grazie agli investimenti delle aziende, abbia ricominciato ad aumentare e che quindi gli imprenditori nostrani siano tornati ad avere fiducia nel futuro».
Tra il 9 e il 18 maggio sono apparsi i dati che attendevamo. Essi sembrano, a prima vista, confermare la seconda alternativa. Dapprima la statistica sui frontalieri. A fine marzo lavoravano in Ticino 63’958 frontalieri, quasi 600 in meno rispetto alla stessa data nel 2017. Non si può dire che il contingente dei frontalieri sia diminuito in misura significativa. Una riduzione dello 0, 9% come quella registrata tra la fine di marzo del 2017 e la fine del marzo di quest’anno corrisponde piuttosto a una stagnazione. Ma l’osservazione essenziale è che il contingente di frontalieri non sta crescendo. Una settimana più tardi la statistica ci segnalava che gli impieghi in Ticino erano in rallentamento. Durante il primo trimestre la diminuzione è stata del 2% rispetto al primo trimestre del 2017. L’effettivo complessivo degli occupati è quindi diminuito proporzionalmente di più che il contingente di frontalieri e questa diminuzione è importante anche se, sorprendentemente, non ha avuto riscontro a livello di disoccupazione. Contemporaneamente alla statistica sui frontalieri sono infatti apparsi i dati relativi all’evoluzione della disoccupazione nel mese di aprile. Il tasso di disoccupazione in Ticino era sceso, in quel mese, sotto il 3%, con una diminuzione dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2017. L’esperienza di questo primo trimestre del 2018 è dunque per il Ticino che tanto l’impiego nel suo insieme, quanto il contingente di frontalieri e la disoccupazione sono in diminuzione.
Alla luce di questa evoluzione sembrerebbe che la buona congiuntura abbia messo in moto due processi di sostituzione. Il primo è quello predominante nei periodi in cui domina la fiducia degli imprenditori rispetto all’andamento dell’economia ed è determinato dai nuovi investimenti: si tratta di processi di razionalizzazione con i quali l’imprenditore sostituisce il lavoro – che sta diventando raro – con il capitale. Il secondo, invece, è il processo che predomina nei periodi di incertezza rispetto all’evoluzione della congiuntura ed è quello con il quale l’imprenditore sostituisce manodopera relativamente cara con manodopera relativamente a buon mercato. Questo secondo processo determina un aumento della quota di lavoratori a tempo parziale e della quota di frontalieri. Ora, durante il primo trimestre di quest’anno, sembra che nell’economia ticinese si siano manifestati, in contemporanea, ambedue questi processi. Abbiamo così avuto una diminuzione dell’occupazione e una del contingente di frontalieri. Ma la diminuzione dei frontalieri è stata minore della diminuzione dell’occupazione totale. Di conseguenza la quota dei frontalieri nell’occupazione totale è di nuovo aumentata: questa volta però solo in termini relativi. Sia come sia, il processo di sostituzione della manodopera cara con quella a buon mercato continua. A far pensare che la sostituzione capitale/lavoro sia comunque all’opera sono i dati della statistica sui salari, pubblicata il 15 maggio. Essi ci dicono che, nel 2016, l’aumento dei salari è stato in Ticino molto più importante che nella media nazionale.
Se è vero, come sostengono gli economisti, che l’aumento dei salari è direttamente dipendente dagli aumenti di produttività, il fatto che i salari, in Ticino, siano aumentati – recentemente – più rapidamente che a livello nazionale potrebbe essere considerato come un argomento di peso in favore della tesi che la sostituzione del lavoro con il capitale è, oggi, probabilmente più importante che la sostituzione del lavoro più caro con il lavoro meno caro. Se tutto questo dovesse confermarsi nei prossimi mesi vorrà dire che una maggioranza degli imprenditori ticinesi vedono veramente il futuro in rosa.