«Mamma mia pensaci tu!». Così finisce una canzone popolare siciliana, che comincia con la figlia che guardando la luna sul mare dice alla madre che si vuole «maritari», sposare. La madre passa in rassegna diverse alternative, ma ogni possibile sposo risulta poco affidabile, uno potrebbe picchiarla, un altro tradirla o abbandonarla, insomma, figlia mia a chi ti darò, e la ragazza risponde, appunto, «pensaci tu». Questa estate, chissà perché, un gruppo di ragazze diversamente giovani l’ha cantata in allegria, e da lì è partito un dibattito infinito sulla scelta dei compagni di vita, con strenua difesa della libertà di scelta, che bello innamorarsi e decidere chi vorremo al nostro fianco, fino a citare l’abusata metafora delle «farfalle nello stomaco».
Qualcuno però ha osato sollevare obiezioni: da decenni nella nostra società ognuno sceglie liberamente il o la partner, ma i matrimoni che durano sono davvero pochi. Un altro dei presenti ha detto che comunque esistono coercizioni anche oggi, perché quando i genitori scelgono le scuole, i luoghi di vacanza, le famiglie da frequentare, in verità costruiscono per i figli dei precisi itinerari sociali, che li portano a conoscere preferibilmente persone del ceto della famiglia. Però, si diceva, molti sfuggono tranquillamente a queste maglie, per fortuna sempre più larghe e allentate. Insomma, il dibattito ferveva, sotto le stelle del cielo di Sicilia, in riva al mare. E un dubbio aleggiava sempre più evidente: si era più felici quando non si doveva scegliere e ci si impegnava a costruire una famiglia serena e duratura, oppure adesso, che per immaturità spesso si fanno scelte sbagliate? Tutti dicevamo meglio la libertà, ma molti pensavamo chissà. L’estate è finita, le vacanze sono ormai un ricordo, nessuno discute più di libero amore. Due giorni fa incontro un collega, un noto sociologo, ci siamo scambiati l’aula e mentre i miei studenti uscivano e i suoi entravano abbiamo fatto due chiacchiere. Perché mi sembrava di averlo visto di recente, e invece da un po’ non lo incontravo? Ma certo, «Matrimonio a prima vista», lui è uno dei selezionatori e tutor della trasmissione che fa incontrare un ragazzo e una ragazza solo al momento del loro matrimonio, poi li segue per un mese e poi chiede loro se vogliono continuare a essere sposati o si vogliono lasciare.
Una follia, solo principi e imperatori, a volte, vedevano la sposa per la prima volta al momento del matrimonio, ma da sempre, nella società occidentale, i due almeno si incontravano e vedevano un po’ prima! A metà Ottocento, Francesco Giuseppe d’Asburgo Lorena addirittura scelse la sorella di quella che le famiglie avevano deciso che sarebbe stata la sposa, Sissi invece di Nené. I protagonisti della trasmissione, tre coppie, sembrano sinceri, ma il dubbio che sia tutta una recita viene e rimane. Chiedo dunque al collega, memore anche della discussione estiva. Mi racconta che si sono presentati in tremila. Tremila? Sì, tremila ragazzi e ragazze desiderosi di sposare uno sconosciuto o sconosciuta, scelti per loro dal team di cui fa parte il collega sociologo, insieme a psicologi, sessuologi e altri specialisti. Il loro compito è selezionare attraverso test e colloqui tre ragazzi che si possano trovare con tre ragazze. Poi la trasmissione organizza il matrimonio, i prescelti fanno pure gli assurdi addii a nubilato e celibato, e in bellissime location i parenti e lo sposo attendono trepidanti l’arrivo della sposa di bianco vestita. Un primo, incuriosito, sguardo, e subito si intuisce come procederà la storia. Non sono proprio giovanissimi, uno dei mariti è quasi quarantenne. E sperano proprio che sia la volta buona, anche se, mi racconta il sociologo, di solito due delle coppie su tre non resistono al mese «di prova», e l’altra chissà, non si deve dire se funzionano ancora oppure no.
Quest’anno si sono presentati in tremila: tolti i perditempo, quelli che pur di andare in televisione sono disposti a sposarsi come a camminare sui carboni ardenti, quelli che magari si presentano per scommessa… diciamo che duemila giovani uomini e donne speravano di trovare il compagno della loro vita grazie alla selezione del team, sposandosi alla cieca. Dei disgraziati? Ma no, tra i selezionati molti sono belli e istruiti. «Mamma mia pensaci tu», forse avrebbero voluto dire, ma la mamma non osa, non sa, forse viene da un matrimonio disastrato. Molti dicono di non avere né tempo né occasione per fare nuove conoscenze. Passata l’epoca d’oro degli anni di studio, delle feste, delle vacanze randagie, la vita lavorativa incasella, come è normale, i ragazzi, chi non ha trovato la sua metà rimane solo, e tramonta lo spirito di avventura della gioventù. Potrebbero incontrare migliaia di coetanei, ma ormai trentenni non se la sentono di conoscere ambienti nuovi, accolgono la trasmissione come una possibilità, forse l’ultima. Tele mia pensaci tu.