Materiali linguistici infiammabili

/ 01.10.2016
di Paolo Di Stefano

Bisogna fare molta attenzione a come si parla, perché c’è sempre qualcuno pronto a punirti per una parola sbagliata. «Mai dire uomo a Princeton, qualcuno potrebbe offendersi». Con questo titolo paradossale, Anna Momigliano su «Pagina 99» – un settimanale di inchieste e cultura nato oltre due anni fa (5+) – tratta il tema del cosiddetto «politicamente corretto». Quel titolo alludeva al fatto che il dipartimento delle risorse umane dell’università americana invitava a non usare il vocabolo «man» (uomo) per designare individui il cui genere non è noto: meglio «person», cioè persona. A Yale gli studenti hanno chiesto di «decolonizzare» i programmi di letteratura e di vietare l’uso di costumi etnici per Halloween, perché potrebbero offendere le minoranze: e una docente ha dovuto dimettersi per avere commentato negativamente questa richiesta. A Seattle una insegnante è stata sospesa per aver citato, durante una lezione, il titolo di un libro in cui c’era la parola «nigger» (negro). 

Attenzione ai materiali linguistici infiammabili: pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età… Attenzione a quando hai a che fare con l’orientamento sessuale, con il multiculturalismo o con le disabilità fisiche o psichiche… Gli ambienti intellettuali liberal sono ipersensibili alle sfumature con cui si trattano certi temi. Un anno fa alla Columbia University sono stati segnalati alcuni passi sospetti delle Metamorfosi di Ovidio in cui si indulgerebbe troppo alla violenza. Quanto a violenze, anche la Bibbia e le tragedie di Shakespeare sono a rischio, così come gran parte dei capolavori della letteratura. Dante è razzista, omofobo e antisemita: un sedicente Comitato dei Diritti Umani ha messo al bando la Divina Commedia, perché condanna alla pena eterna «Giuda Scariotto», perché non perdonerebbe a Brunetto Latini di essere un «sodomita», perché mette alla berlina Maometto come «seminator di scandalo e di scisma» e lo raffigura spaccato in due dal mento al sedere. 

Vengono condannati Ovidio e Dante, mentre un candidato alla Casa Bianca dichiara: 1. che bisogna sbarrare le porte ai musulmani perché in odore di «jihadismo» a prescindere; 2. che gli afroamericani sono più criminali degli altri; 3. che i messicani sono tendenzialmente degli «stupratori»; 4. che Hillary Clinton «con quella faccia non può fare il presidente», eccetera. Nel paese che vorrebbe censurare Ovidio e Dante, piacciono (pare più o meno alla metà degli americani) le offese, gli insulti e le gaffe di Donald Trump, quel suo modo diretto e senza peli sulla lingua. La brutalità del «politicamente scorretto» garantisce consenso: non a caso il pistolero Clint Eastwood (5½ all’attore-regista, 3 – all’esternatore politico) si è allineato alle posizioni del candidato repubblicano definendolo «stupido ma sincero». 

Il fatto è che la destra rivendica questa presunta sincerità e questa presunta stupidità come libertà di parola. Certo, il suo opposto, cioè quello che viene considerato il codice della «sinistra al caviale», il «nuovo conformismo radical chic dei buoni sentimenti», rischia di limitare seriamente la possibilità di esprimersi. Il pericolo è che L’uomo senza qualità debba essere corretto in La persona senza qualità e che ci si debba abituare all’idea di leggere non più Se questo è un uomo ma Se questa è una persona per non ledere la suscettibilità delle minoranze gay, lesbiche, bisessuali, transessuali. Di recente, il filosofo, matematico e saggista libanese-americano Nassim Taleb (5½, leggere il suo Cigno nero per credere) ha denunciato la tirannia delle minoranze intolleranti: quelle che impongono le loro abitudini e le loro convinzioni a una maggioranza «troppo flessibile». 

C’è poi il rigore di certe comunità religiose. Un paio d’anni fa la Chiesa ortodossa russa si è pronunciata contro Lolita in quanto incita alla pedofilia. «Nauseante anche per un freudiano, – lo definì un editore rifiutandolo – una specie di incrocio instabile tra una realtà orribile e una fantasia improbabile». Anche Cent’anni di solitudine andrebbe messo al bando per gli ortodossi: sconcio e diseducativo. Ma sarà «educativa» la storia della povera Anna Karenina che si butta sotto un treno per amore? Mah. E lasciamo stare le atrocità delle Sacre Scritture. Che facciamo? Le censuriamo, mentre in televisione circola liberamente un Matteo Salvini (2) che scherza sulla presidente della Camera Laura Boldrini giudicandola una «bambola gonfiabile»? Bisogna fare molta attenzione a come si parla, perché c’è sempre qualche benpensante pronto a punirti per una parola sbagliata. Ma i peggiori lucrano sul concetto di libertà di espressione, e adottano il fango e l’insulto per la loro personale scalata verso le vette della popolarità.