Quando si parla di congiuntura e di previsioni congiunturali gli aggregati che attirano la maggiore attenzione sono, da noi, gli investimenti e il saldo della bilancia commerciale. Sono infatti questi i due aggregati che, conoscendo la variabilità maggiore, determinano l’andamento del ciclo economico. Dei consumi e, in particolare dei consumi privati, non si parla invece quasi mai. Eppure questo aggregato rappresenta, in Svizzera, quasi la metà del prodotto nazionale lordo.
Mi ricordo, allora ero un giovane membro della commissione nazionale delle ricerche economiche, quale meraviglia aveva destato un collega di commissione quando era intervenuto per argomentare in favore dell’introduzione di misure di controllo sui prezzi ricordando per l’appunto che, in quei tempi, i consumi privati costituivano più della metà del PIL nazionale.
Per chi non conoscesse nei dettagli le definizioni della contabilità nazionale ricordo che i consumi privati rappresentano la somma di una serie di spese. La posta più importante è quella per la casa (affitto, energia, acqua, mobili, elettrodomestici, ecc.) che, nel 2014, rappresentava il 29% del totale dei consumi. La seconda posta importante è costituita dalle spese per il tempo libero, la cultura, i ristoranti e gli alberghi: 15.5% del totale. Con il 14.6% del totale seguono poi le spese per la salute. Le spese per l’alimentazione e le bevande non alcoliche, invece, ammontavano solo al 9% del totale dei consumi privati.
Costituendo quasi la metà del PIL i consumi privati sono di fatto un elemento stabilizzatore della congiuntura. In situazioni di recessione essi sono spesso il solo aggregato che ancora cresce, contenendo quindi la diminuzione del PIL. Quando invece la crescita è elevata, il contributo dei consumi privati alla stessa, di solito diminuisce perché investimenti ed esportazioni crescono più rapidamente. Non disponiamo di dati sull’evoluzione dei consumi privati in Ticino e quindi non possiamo stabilire direttamente quanto importante sia questo aggregato per stabilizzare la congiuntura nel nostro cantone.
Possiamo però cercare di determinarlo indirettamente. Se, per gli ultimi sei anni, paragoniamo l’evoluzione dei consumi privati a livello nazionale con l’evoluzione del PIL nominale svizzero e con quella del PIL nominale ticinese ci accorgiamo che la correlazione tra le due serie è molto più forte nel caso ticinese che in quello della Svizzera. In altre parole, con i pochi dati disponibili possiamo concludere che l’evoluzione della congiuntura in Ticino sembra dipendere maggiormente dall’evoluzione dei consumi privati che a livello nazionale. Questo fa sì che eventuali aumenti del livello dei prezzi al consumo sono molto più nocivi per l’economia ticinese che per quella svizzera nel suo insieme. Specie quando questi non sono che relativi, ossia nei casi in cui il franco svizzero viene rivalutato rispetto in particolare all’euro.
Lo possiamo vedere considerando la variazione nel tasso di crescita del PIL nel 2011, anno nel quale il franco svizzero è stato fortemente rivalutato rispetto all’euro. A livello svizzero, il tasso di crescita del PIL si è ridotto di un po’ più di un terzo rispetto al 2010. In Ticino la riduzione fu, invece, molto più forte, dell’ordine dei due terzi. Osservo che in quell’anno il tasso di crescita dei consumi privati si ridusse, per la Svizzera, del 59.5% il che suggerisce che il colpo di freno alla crescita del PIL ticinese, realizzato quell’anno, fu quasi essenzialmente provocato da un calo nell’evoluzione dei consumi privati. Responsabile di questa differenza è stato probabilmente il turismo degli acquisti.
Questo tipo di evoluzione non si è però riproposto in seguito alla rivalutazione del franco nel 2015. In effetti le diminuzioni nel tasso di crescita del PIL svizzero e ticinese e la diminuzione nel tasso di crescita dei consumi privati in Svizzera sono stati in quell’anno più o meno uguali e vicine al 75%. Non è facile spiegare perché. È però possibile che sul rapporto tra consumi privati e prodotto interno lordo lo scorso anno il turismo degli acquisti, che oramai è un fenomeno acquisito, non abbia inciso più di quanto abbia influito nell’evoluzione dei consumi privati in Svizzera.