A tirare un uovo nell’occhio sinistro della discobola di colore Daisy Osakue (nella foto) non è stato un razzista, ma il figlio di un consigliere comunale del Pd di Vinovo, in provincia di Torino. E un altro violento che ha preso di mira un nero in quanto nero ha un tatuaggio di Che Guevara. Basta questo a dire che in Italia non c’è allarme razzismo?
No. Non basta. E non solo perché il figlio di un esponente locale del Pd può benissimo essere razzista (quanto a Che Guevara, è diventato un’icona come Marylin e la Coca-Cola, o al più un generico simbolo di ribellione spesso apprezzato anche a destra).
Purtroppo le antiche categorie ideologiche imperversano, e non aiutano a capire. Non capisco perché denunciare il razzismo debba essere “di sinistra”. Non capisco perché per essere di destra si debba negare che in Italia il razzismo esista. Penso che si possa essere di destra e denunciare il razzismo; come ha fatto ad esempio il presidente del Veneto Luca Zaia.
Se uno spara dal balcone a una bimba rom di tredici mesi, è difficile negare che abbia commesso un gesto di razzismo, e diciamo pure di odiosa vigliaccheria. Se spara a un operaio nero che lavora su un’impalcatura, anche. Trovo un po’ provinciale chi obietta che l’uomo che ha sparato è un sudamericano; forse che il razzismo è un’esclusiva dell’Europa, e i sudamericani ne sono immuni? Forse che, se un sudamericano spara a un nero in Italia, la cosa non ci riguarda?
Considero sbagliato strumentalizzare questi fatti, sia che lo facciano i soliti promotori di se stessi, sia che lo facciano i politici. Il razzismo va condannato, e basta; non può essere negato. Non c’è contraddizione tra arrestare gli immigrati che commettono reati, e stigmatizzare i gesti di razzismo.
Matteo Salvini ormai è un leader nazionale. Nei sondaggi supera il 30 per cento dei voti. Non ha più bisogno di ammiccare alla destra estrema, come continua a fare oggi con un tweet, ieri con una maglietta. Se vuol essere capo di un centrodestra di stampo europeo, non deve aver timore di prendere le distanze in modo netto e inequivocabile da chi spara o aggredisce o insulta una persona per il colore della sua pelle. Questo potrebbe costargli qualche like in rete; ma lo renderebbe molto più credibile per il futuro.
Oltretutto Salvini non può occuparsi solo di migranti. È un capo politico, oltre che ministro degli Interni. Ormai ha preso il posto di Berlusconi alla guida della destra italiana. E la bandiera storica – purtroppo quasi sempre ammainata senza risultati – della destra italiana è il taglio delle tasse. Se Salvini riuscirà davvero a diminuire la pressione fiscale, la sua scelta di andare al governo con i 5 Stelle si rivelerà vincente. Se non ci riuscirà, il fallimento non potrà non avere ripercussioni anche su di lui.
Strappare margini di flessibilità all’Europa non sarà impossibile, visti il tramonto della Merkel e la fine della dimenticabile gestione di Juncker a Bruxelles. Il problema è come usare le risorse che si libereranno. È evidente che non si faranno né la flat tax né il reddito di cittadinanza, almeno non nella versione da paradiso fiscale e assistenziale promessa in campagna elettorale da Lega e 5 Stelle. Ma se non dovrebbe essere difficile introdurre una misura di sostegno per i disoccupati, mettendo ordine nella selva dei sussidi, tagliare le tasse è più complicato. Salvini dovrebbe rendersi conto che la flat tax, come proposta dagli apprendisti stregoni che chiama economisti, è irrealizzabile e pure incostituzionale. Non è giusto che chi guadagna molto paghi la stessa aliquota di chi guadagna poco. La priorità è tassare meno il lavoro, bene sempre più prezioso in quanto sempre più scarso.
Qualcosa in passato aveva fatto Tremonti, detassando gli utili reinvestiti. Si dovrebbe lavorare in questa direzione, dando una mano anche ai salariati; ad esempio azzerando le tasse sugli aumenti di stipendio (oggi per dare 500 euro in più in busta paga al lavoratore meritevole l’azienda ne versa il triplo). Sarebbe molto più serio che non promettere tutto a tutti senza dare nulla. Anche i temuti mercati apprezzerebbero. In tal caso, Salvini sarà più forte anche per condurre la sua battaglia contro la legalità. Evitando di alimentare la psicosi sui migranti, che di fatto rappresenta l’avvisaglia di un nuovo razzismo impossibile da negare.