L’intasamento turistico

/ 11.11.2019
di Angelo Rossi

L’economia del turismo è una disciplina nella quale non sono rari i neologismi. Tutti ci ricordiamo dei voli charter che negli anni Settanta dello scorso secolo furono determinanti nel promuovere le fortune di molte spiagge del Mediterraneo e di mari anche più lontani. Più di recente abbiamo cominciato a sentir parlare di destinazioni turistiche come fossero nuove qualità di mele che si offrivano in concorrenza nella vetrina di qualche agenzia o in internet. Ancora più recente è il termine di cui vogliamo parlare oggi: l’overtourism. Si tratta di quel fenomeno, che tutti noi conosciamo, quando le destinazioni turistiche sono prese d’assalto da migliaia di persone che intasano strade e piazze e ti impongono lunghe attese alle entrate dei musei o alle stazioni di partenza degli impianti di risalita per non parlare dei posti in ristorante che devi prenotare almeno con un anticipo di quattro settimane. Venezia, Firenze, Barcellona e tutte le destinazioni delle crociere nel Mediterraneo e nel mar Egeo, ma anche le stazioni invernali delle Alpi conoscono, in periodi dell’anno diversi e di lunghezza diversa, questo fenomeno.

L’intasamento turistico si manifesta anche da noi. Lo sanno coloro che devono prendere il treno da Zurigo verso il Ticino in un fine settimana d’autunno, in particolare quando la meteo annuncia nebbia nella Svizzera tedesca e molte ore di sole in Ticino. Sin qui a lamentarsi sono le popolazioni delle destinazioni turistiche e i turisti che non amano doversi muovere, in mezzo alla folla , magari su un sentiero di montagna in alta quota. Ovviamente anche i protettori della natura e del paesaggio non vedono di buon occhio l’intensificarsi dei flussi di turisti, in particolare nei punti in cui l’ecosistema è particolarmente fragile. Gli operatori del turismo, invece, in generale si rallegrano e non sembrano pensare, almeno da noi, che si debba porre qualche limite alla massa di arrivi.

Perché i flussi di turisti aumentano è da ricondurre all’aumento del reddito pro-capite e quindi dei mezzi che una famiglia può riservare alle vacanze, e alla continua riduzione della durata (e del costo) dei viaggi dal domicilio del turista alla sua destinazione. Un altro fattore che fa aumentare la consistenza dei flussi di arrivi è la diminuzione della durata del soggiorno. Per fare un esempio: Lugano, oggi, come nel 1912, può contare su circa mezzo milione di pernottamenti in albergo all’anno con la differenza però che nel 1912 gli arrivi erano circa 70’000 mentre oggi superano le 300’000 unità. Una differenza che si vede. Senza contare che oggi in città arrivano, nel corso dell’anno, diverse centinaia di migliaia di turisti alla giornata che naturalmente intasano anche se non generano nessun pernottamento.

È vero che, finora, l’intensificazione dei flussi di turisti non ha provocato, almeno in Ticino, molti attriti fra turisti e popolazione locale. È però possibile che la situazione peggiori in futuro, specialmente se le nuove strutture di ricezione, come gli appartamenti Airbnb dovessero, cominciare a fare concorrenza alle abitazioni da affittare. In altre destinazioni, come a Barcellona o a Venezia le tensioni hanno dato luogo a movimenti e a manifestazioni di protesta importanti. Le autorità locali hanno promesso di intervenire con misure per arginare la crescita dei flussi turistici. Venezia, da quest’anno, avrebbe dovuto introdurre una tassa pro-capite di accesso alla laguna. Per motivi diversi la stessa non è stata ancora applicata. Ma è certo che in futuro ci troveremo, come turisti, confrontati sempre di più con misure di razionamento come, per esempio, i pedaggi stradali. Due anni fa Barcellona ha adottato il PEUAT il piano di contenimento dei flussi turistici che, tra le altre misure, prevede per esempio che non si possono più aprire nuovi alberghi in città. È possibile che questa strada – quella delle restrizioni d’uso della pianificazione urbanistica – venga adottata in futuro anche in altre destinazioni turistiche molto frequentate, non da ultimo anche da noi.