Nobel o Ignobel? Dopo il deprimente scandalo delle molestie all’interno dell’Accademia di Svezia (voto d’aria –4 quanti sono gli accademici dimissionari), decisamente Ignobel. Ciò che solo le guerre mondiali erano riuscite a fare, è stato realizzato da una volgare vicenda sessual-economica. Il marito di una giurata, il fotografo Jean-Claude Arnault, è stato accusato di aver allungato le mani su 18 donne (scrittrici, artiste, aspiranti scrittrici e aspiranti artiste, impiegate e aspiranti impiegate, segretarie e aspiranti segretarie, studentesse nonché, la principessa Vittoria). Ma Arnault è anche sospettato di aver ricevuto da parte dell’Accademia finanziamenti oscuri destinati al suo (prestigioso?) club culturale nel centro di Stoccolma. Lo stesso Arnault, che qualcuno considerava fino alla settimana scorsa un maître à penser della cultura francese, avrebbe anche orientato le scommesse internazionali sul premio sfruttando la posizione di sua moglie, la non indimenticabile poetessa nazionale Katarina Frostenson, all’interno dell’Accademia. I pettegolezzi sugli intrallazzi della coppia circolavano da anni, ma nessuno dei moralisti e censori di oggi si è mai preoccupato di sollevare il coperchio né ha fatto una piega quando una delle vittime di Arnault, nel 2007, aveva inviato agli accademici una lettera di denuncia. Un copione brillante, tra il boccaccesco, la commedia high society e la congiura da conclave (i giurati svedesi sono nominati a vita).
Con un paradosso quasi parodistico. Il premio più ambito che fonda la propria esistenza sugli «ideali umanitari e morali» prima ancora che sulla qualità letteraria chiude per presunta immoralità, truffa, corruzione in attesa di chiarire esattamente che cosa sia accaduto. Il comunicato ufficiale ha annunciato che l’edizione 2018 verrà rimandata al 2019 perché l’Accademia, decimata dalle dimissioni, abbia il tempo di «ritrovare forza e impegnare un numero maggiore di membri». Voto d’aria 2 all’uso della parola «membro», che se in svedese ha le stesse sfumature semantiche italiane sarebbe sconsigliabile utilizzare in un tale contesto. A parte ciò, «ricreare la fiducia» non sarà facile, anche perché il Nobel l’aveva già compromessa negli ultimi anni premiando scrittori di secondo livello e ostinandosi a ignorare i migliori. È questa la prima ignobiltà del Nobel della Letteratura. Nel 2016 ha persino fatto ricorso all’escamotage adolescenzial-senile di premiare un cantautore, Bob Dylan, per una sorta di grottesco lifting giovanilista con cinquant’anni di ritardo. E questo pur vantando, tra i premiati storici, poeti come T.S. Eliot, Eugenio Montale, Iosif Brodskij. Da Montale a Bob Dylan, da Beckett a Le Clézio, con tutto il rispetto...
Chiuso per palpeggiamenti? No, chiuso per ignobiltà: al fotografo arrapato si dovevano, tra l’altro, anche le fughe di notizie con cui, in cambio di denaro, anticipava i nomi (segretissimi!) dei vincitori. Ebbene, verrebbe voglia di congratularsi con lui: Arnault è riuscito ad abbattere con una manata (anzi, con almeno diciotto colpi di mano) un’Accademia bolsa che in questi anni, esponendosi al ridicolo, ha promosso a Poesia la sublime chitarra del maleducato Bob Dylan (che neanche si era degnato di ringraziare) e bocciato i romanzi di: Philip Roth, David Grossman, Abraham Yehoshua, Haruki Murakami, Annie Ernaux, Salman Rushdie, Cormac McCarthy, Don DeLillo, Margaret Atwood, Javier Marias, Richard Ford, Claudio Magris, Amos Oz, Ian McEwan, per dire solo i primi nomi che vengono in mente (tra il 5½ e il 6 collettivo a prescindere). Mai dimenticare, tra l’alto, che l’albo d’oro del Nobel ha dei buchi spaventosi che gridano vendetta al Dio della Letteratura. Fior di scrittori chissà perché mai considerati: Tolstoj, Proust, Joyce, Musil, Nabokov, Borges...
«Non ci si può fidare neanche più degli stereotipi», ha scritto ironicamente Stefano Bartezzaghi (5), chiedendosi: ma quelli non erano svedesi? E sì che sono svedesi, ma non bisogna mai credere troppo ai cliché: una pochade degna della Roma di Monicelli (6) e Sorrentino (4½), trasferita interamente nella Stoccolma di Bergman (6)! Nomi che somigliano pericolosamente a quelli degli armadi Ikea (Lotta, Klas, Kerstin eccetera) sono diventati, in questi anni, i detentori del Verbo letterario, spacciandosi per Grandi Lettori, Critici, Studiosi, Giudici inappuntabili. Ora una scrittrice che in anni passati aveva fatto parte della Svenska Akademien liquida tutti come un «manipolo di disperati». Ma già nel 1925, il grande drammaturgo George Bernard Shaw (6 alla franchezza) rifiutò il prestigioso riconoscimento con una dichiarazione memorabile: «Posso perdonare Alfred Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane può aver inventato il Premio Nobel».