«Sono nato in una cittadina in provincia di Foggia, figlio di un segretario comunale e di una maestra elementare, ho appena superato i cinquanta, per anni ho amministrato un’azienda enologica ma volevo cambiare pensando di meritare un posto più prestigioso, una qualifica migliore e uno stipendio più alto. A questo scopo ho inoltrato il mio curriculum vitae di 28 pagine (ovviamente in inglese) a diverse ditte del settore. Sono stato convocato un paio di settimane fa da una multinazionale della Bassa Bergamasca che si è detta molto interessata al mio profilo professionale, dove comparivano, tra l’altro, alcune tappe importanti:
• Laurea in giurisprudenza all’Università Sapienza di Roma,
• Attività di ricerca alla Duquesne University di Pittsburgh,
• Perfezionamento giuridico all’International Kulturinstitut di Vienna nel 1993,
• Insegnamento presso l’University of Malta nell’ambito di un corso internazionale nell’estate 1997,
• Attività di ricerca scientifica all’Università Sorbona di Parigi nel 2000,
• Attività di ricerca al Girton College di Cambridge nello stesso anno,
• Attività di ricerca alla New York University dal 2008 al 2012,
• Membro del Social Justice Group presso l’Unione europea,
• Nomina a consulente legale della Camera di Commercio, dell’Industria e dell’Artigianato di Roma,
• Fondato un nuovo studio legale con il prof. Avv. Guido Alpa.
Sulla base di queste indiscutibili credenziali, dopo il colloquio con il patron in persona e i suoi più stretti collaboratori ho ricevuto una lettera di assunzione come capo del Personale delle filiali italiane con la garanzia di uno stipendio nettamente superiore. Passati diversi giorni, una telefonata del proprietario stesso mi informa che un occhiuto sindacalista dell’azienda si è intignato a verificare le informazioni elencate nel curriculum facendo presente che: il perfezionamento di New York non risultava sui registri universitari e il mio nome figurava solo come fruitore occasionale della biblioteca; idem per la Sorbona e per Cambridge; il perfezionamento giuridico di Vienna era in realtà un corso estivo di lingua tedesca, non all’International Kulturinstitut (che non esisterebbe), ma all’Internationales Kulturinstitut; l’insegnamento a Malta non era testimoniato nei registri; non era documentata la mia presenza presso la Duquesne di Pittsburgh; il Social Justice Group europeo non risultava mai costituito; non risultava neanche una mia consulenza alla Camera di Commercio; lo studio legale Alpa non aveva associati ma solo collaboratori esterni. Il mega boss della multinazionale mi ha urlato al telefono che l’assunzione come capo del Personale me la potevo sognare, che ho causato un notevole danno morale alla sua azienda e che aveva intenzione di intentare un’azione penale contro di me per dichiarazioni mendaci sulle qualità, competenze ed esperienze scientifiche. Ho risposto lì per lì qualcosa che per la verità suonava incomprensibile a me stesso, ho detto che si trattava di leggerezze in totale buona fede, che il curriculum si prestava certo ad alcuni equivoci, ma che era evidente che facendo quella ricerca il sindacalista voleva attentare alla mia rispettabilità. Il mega boss non mi ha lasciato finire e, sempre urlando, ha minacciato che se avesse potuto firmare su un autorevole settimanale una rubrica intitolata «Voti d’aria» o qualcosa di simile non ci avrebbe pensato due volte a dare un bell’1 (voto svizzero) alla mia condotta etica. Senza stare più ad ascoltare le sue farneticazioni, gli ho ribattuto: lei non sa chi sarò io!». Fine del racconto.
Naturalmente non sono io l’io narrante fittizio del breve racconto fantastico scritto sopra, ma potrebbe tranquillamente essere il nuovo premier italiano. Le informazioni riguardanti il suo percorso scientifico coincidono con quanto ricostruito nei giorni precedenti la sua nomina. La quale nomina, appunto, diversamente dal caso del protagonista del racconto, non è stata per nulla ostacolata dalle dichiarazioni mendaci elencate nel curriculum. È vero che è esploso uno scandalo sui giornali, enfatizzato dal fatto che la prima rivelazione delle «leggerezze» è stata pubblicata dal «New York Times», poi però nulla. La rispettabilità del professore è rimasta intatta: l’interessato non ha avvertito l’esigenza di andare oltre le prime vaghe giustificazioni né ha mostrato il minimo disagio, semmai ha fatto trapelare una sorta di arcigno risentimento per l’ostinazione delle ricerche sul suo conto. Come se nulla fosse, una settimana dopo ha pronunciato un alato discorso alla Nazione, ha chiesto la fiducia del Parlamento e l’ha ottenuta. Poco importa che sia mitomane, bugiardo o solo (solo?) sciatto nella stesura di un documento ufficiale. Fra tot anni, il curriculum avrà una nuova voce: dal giugno 2018 a Palazzo Chigi o Cighi (Roma) in qualità di presidente degli Stati Uniti…