Le sfide del Ticino all’orizzonte 2050

/ 21.11.2016
di Angelo Rossi

Uno dei tanti gruppi di riflessione privati che sono spuntati come funghi in Ticino, nel corso degli ultimi due decenni, mi ha chiesto di scrivere una presentazione su dove sta andando il nostro cantone. Ho pensato che potesse essere interessante pubblicare un sunto di questo intervento. Per chi come il sottoscritto ha superato i settanta è fuor di dubbio che economia e società ticinesi si trovano attualmente in una fase di grande cambiamento, il cui esito, a medio e a lungo termine, è estremamente difficile da prevedere.

Sono tre le trasformazioni in atto che maggiormente preoccupano. La prima è costituita dal ridimensionamento del settore bancario e finanziario. Iniziata praticamente all’inizio di questo secolo, con l’introduzione in Italia dei cosiddetti scudi fiscali, questa tendenza ha già fatto grandi passi in avanti, nel senso della chiusura di istituti bancari, del declino dell’effettivo delle fiduciarie e della riduzione dei posti di lavoro nel settore. Tuttavia è ancora difficile oggi stimare che cosa resterà della piazza bancaria e finanziaria ticinese una volta che questo ridimensionamento sarà terminato.

L’interrogativo al quale non sappiamo  rispondere per il momento è quello di sapere se la nostra piazza finanziaria continuerà ad avere una dimensione internazionale o no. Nell’ipotesi più pessimista, si può anticipare già per il prossimo decennio una perdita di un paio di migliaia di posti di lavoro e un grosso colpo di freno all’evoluzione della produttività complessiva dell’economia ticinese. Sì, perché i posti di lavoro che andranno persi nel settore bancario-finanziario si potranno rimpiazzare, ma mai con attività che posseggano un livello di produttività del lavoro analogo a quello, veramente straordinario, di questo settore. Di conseguenza l’economia ticinese avanzerà nel prossimo futuro a passi di lumaca.

La seconda sfida è costituita dalla svolta energetica. La Svizzera, e quindi anche il Ticino, hanno deciso di uscire dal nucleare nel corso dei prossimi decenni. Questa decisione porrà anche da noi il problema dell’approvvigionamento in energia elettrica da fonte non nucleare. Come si sa, i piani per la svolta energetica puntano sulla produzione di energia con nuove fonti e sul risparmio energetico. Per il momento, però, non è che in Ticino si veda un progresso significativo in queste direzioni. Altri cantoni hanno fatto e fanno di più sia per promuovere il risparmio energetico, sia per incoraggiare la produzione di energia elettrica da fonti alternative.

Tuttavia è giusto precisare che nel settore energetico il problema di maggior peso nel prossimo decennio sarà quello di decidere sul futuro dell’AET: se la concorrenza nel campo dell’energia dovesse continuare ad aumentare e i prezzi a scendere, è probabile che non vi sia più nessun avvenire per l’energia idroelettrica. Già oggi ci sono aziende in Svizzera che cercano di vendere i loro impianti idroelettrici al miglior offerente, in particolare a grosse aziende energetiche straniere. Anche l’AET risente attualmente in modo negativo di questa situazione. Se l’energia idroelettrica non dovesse più avere futuro,  le nostre autorità cantonali dovranno decidere che fare con l’AET. A prima vista il problema presenta le medesime difficoltà di quello della quadratura del cerchio.

Ma vengo alla terza sfida che è, secondo me, la più preoccupante. Si tratta dell’invecchiamento della popolazione. Stando alle previsioni (che non tengono ancora conto dei possibili risvolti negativi sulla demografia del voto del 9 febbraio 2014) nel 2050 in Ticino una persona su tre avrà superato i 65 anni. Ma quel che è ancora più preoccupante è che a quella data il rapporto tra le persone attive e i pensionati si dimezzerà: da 3 persone attive per ogni pensionato, come era nel 2010, si passerà a 1,5 persone in età lavorativa per ogni pensionato; contemporaneamente,  la popolazione con più di 80 anni, sarà raddoppiata.

Per effetto di queste tendenze, nel campo delle assicurazioni sociali si manifesterà un grosso problema di finanziamento. Per fortuna sarà la Confederazione che lo dovrà risolvere. Il Cantone, dal canto suo, dovrà però trovare i mezzi per finanziare l’esplosione dei costi della salute. Mi fermo qui osservando che se i problemi sono noti, almeno agli addetti ai lavori, molto meno chiare sono, per il momento, le possibili soluzioni.