Le criptovalute salveranno le regioni periferiche?

/ 16.04.2018
di Angelo Rossi

Da qualche anno hanno cominciato a circolare le criptovalute. Il bitcoin rappresenta forse l’esempio più conosciuto delle stesse. Su che cosa siano, come funzionino, quali vantaggi e, soprattutto, quali possibili rischi nascondino queste valute si sa poco. Di base si sa che sono valute elettroniche e che funzionano grazie all’attività di cosiddette «aziende blockchain» che intervengono a convalidarne le transazioni . Ai profani, ossia a chi scrive e a una buona parte dei miei lettori, basterà sapere che un’azienda blockchain è come un enorme reparto di contabilità, nel quale vengono registrate miliardi di operazioni che vengono condotte in tutto il mondo con la criptovaluta. Questo è possibile naturalmente solo grazie alla rapidità con la quale oggi i computer possono eseguire queste operazioni di registrazione. E adesso vien il bello per le economie delle nostre regioni periferiche: le aziende blockchain sono enormi divoratori di energia elettrica. La disponibilità di energia elettrica a buon mercato costituisce per queste aziende il fattore di localizzazione più importante.

In altre parole, le aziende blockchain, senza le quali la criptovaluta non può circolare, sono alla ricerca di localizzazioni nelle quali il costo dell’energia elettrica è a buon mercato. Da noi, queste localizzazioni si trovano di solito nelle regioni di montagna. Attualmente sta destando molto interesse – ne hanno parlato anche i media ticinesi e italiani – il caso di Gondo, il villaggio vallesano alla frontiera con l’Italia, sulla strada del Sempione che, nell’ottobre del 2000, fu travolto da una frana che causò la morte di 13 persone. Da allora, Gondo ha faticato ad andare avanti, perdendo popolazione e attività economiche fino a che, qualche mese fa, venne ad installarsi la Alpine Mining SA, un’azienda che promuove la criptovaluta Ethereum. Per questa azienda la ragione preponderante per la scelta di Gondo come nuova localizzazione è data dal prezzo dell’energia elettrica che è certamente più che concorrenziale. Sembra che già oggi l’azienda blockchain consumi un quantitativo di energia elettrica pari a quello consumato in precedenza dall’intero villaggio.

Ovviamente la scelta localizzativa di Alpine Mining ha suscitato molto interesse. Sembra che le autorità comunali di Gondo siano, al momento, molto sollecitate da altri imprenditori di questo settore che vorrebbero portare le loro aziende nel villaggio di frontiera. Purtroppo l’installazione di nuove aziende blockchain o lo sviluppo ulteriore di quella che già si è localizzata nel comune potrebbero essere ostacolate da problemi non facilmente risolvibili. Il primo è quello di trovare le superfici adatte. L’azienda blockchain produce molto rumore e non può quindi essere installata al centro del villaggio o nelle vicinanze di case di abitazione. Questo problema potrebbe venir superato se al comune di Gondo fosse concesso di aprire nuove zone di costruzione fuori dal perimetro già costruito.

E qui casca l’asino perché, con la nuova legge federale sulla pianificazione del territorio che domanda di ridurre le superfici delle zone di costruzione, il comune di Gondo si trova confrontato con un bel rompicapo. Da un lato viene sollecitato, come mai è avvenuto nel corso dell’ultimo secolo, da imprenditori che vorrebbero creare nuove aziende blockchain sul suo territorio, dall’altro deve battersi con le autorità cantonali e, possibilmente, anche con quelle federali, per poter ottenere, a titolo eccezionale, la possibilità di creare una nuova zona artigianale per far posto a queste iniziative. La soluzione del rompicapo uscirà probabilmente da una lunga negoziazione tra le autorità dei diversi livelli nel corso della quale, ovviamente, si farà anche un’analisi approfondita dei vantaggi effettivi che la creazione di queste nuove aziende nel campo della criptovaluta potrebbero arrecare a un villaggio periferico e di montagna come è Gondo.