In pochi minuti ho saputo, questa mattina, che Warren Beatty ha letto la busta sbagliata alla cerimonia degli Oscar, che Fergie, la cantante, è inciampata mentre allietava la serata di Vogue a Palazzo Reale, durante la settimana della moda di Milano. Che quella stessa sera ha visto i fidanzati Fedez e Chiara Ferragni tenersi il muso; che Nicole Kidman batte le mani «come una foca», tenendo distanti le dita (smalto fresco?). Che Giuliana De Sio, attrice che stimo da sempre, ha pianto quando a Ballando con le stelle quella simpaticona della Selvaggia Lucarelli le ha detto che sembrava lo scimmione di Sanremo, invece del cigno che avrebbe dovuto essere, in buona compagnia di una candidata ad Amici che è stata definita troppo grassa per ballare e poi la stessa giurata, vedendola in lacrime, ha proseguito così: «piange perché è consapevole di essere sovrappeso, lo sa benissimo». Infine ho saputo che Rihanna e Kim Kardashian sono le «celeb» che più di frequente sui red carpet si vestono solo di un velo non coprente.
Avrò sfogliato un giornale di gossip (ma quante parole in slang statunitense si devono usare per toccare questi argomenti), si potrebbe pensare, oppure avrò visitato uno o più dei molti siti dediti a celeb, red carpet, gossip. O avrò trascorso il fine settimana (non il week-end) incollata alla televisione. No, ho solo letto un quotidiano molto serio, aprendo non solo le finestre di politica internazionale e nazionale, ma anche altre dai titoli già ammiccanti, che di solito evito perché ci perderei un sacco di tempo, non perché non mi divertano. Insomma, cercherei come tante, di poter usare ancora l’espressione «lo so perché l’ho letto dal parrucchiere», unica zona franca dei giornali che oggi hanno preso il posto di «Stop», «Confidenze», «Novella2000».
Ma non è più possibile usare con sincerità la locuzione di cui sopra, perché queste notizie (non news) arrivano anche leggendo le quotazioni di Borsa, se anche ci si trattiene dall’appoggiare il dito sul pulsante che consente l’apertura della finestra (un po’ difficile rendere «se non si clicca col mouse»). Ma perché? Che cosa spinge severe e secolari testate a cospargere le loro pagine di inciampi, facce tristi, insulti delle giurie, procaci attrici o nullafacenti vestite di leggero tulle? È ovvio il motivo: trattenere un istante di più lo sguardo del lettore sulla pagina, dunque più o meno consapevolmente su tutti i contenuti della pagina: articoli, pettegolezzi e, essenzialmente, pubblicità. Quante più visualizzazioni si contano, tanto maggiore è il prezzo dell’inserzione, un sistema paradossalmente più onesto di quello della carta stampata. Si sa infatti che nella tiratura i giornali di carta hanno spesso aggiunto anche le copie omaggio, così da alzare i prezzi delle inserzioni pubblicitarie. Nella rete (non web) pare che sia più difficile barare sulle visualizzazioni.
Questo spiega anche perché nei giornali online (non posso dire in linea) la lettura di articoli interi è ridotta se non impedita per i non abbonati, ma i video sono gratuiti: dai 5 ai 15 secondi di video pubblicitari precedono sempre la visione desiderata! Si crea quindi una catena che trasforma la libera scelta in percorso obbligatorio. In caso di libertà, infatti, l’umano studia la situazione, in particolare sceglie che cosa vuole raggiungere. Non tanto il motivo, perché il motivo delle nostre scelte è sempre uno e uno solo, fare «ciò che è bene per me». Non in senso negativo, egoistico, non ciò che fa bene, mi porta dei beni, ma ciò che io ritengo un bene e di conseguenza una volta ottenuto confido mi apporti benessere, magari felicità. Posso ritenere un bene privarmi del cibo o di un vantaggio per favorire un’altra persona: avrò fame (male), ma sarò soddisfatto di me, quindi avrò più autostima e serenità (grandi beni).
Dunque, una volta mirato il bene, con una non chiarissima, nemmeno alle neuroscienze, spinta degli istinti e dell’intelligenza insieme esercito il volere, faccio quel che mi rende possibile raggiungere quel bene. Sia investire tutte le vecchiette, perché sono convinto che inquinino il paesaggio in modo inaccettabile, sia correre per prendere un treno. Se però qualcuno di questi passaggi è inquinato, per esempio l’istinto è sovrastimolato, o l’intelligenza non ha chiarezza e mancano gli strumenti per conoscere davvero la situazione (per esempio comprendere che cosa davvero inquina il paesaggio più delle vecchiette), allora non riesco a raggiungere un bene in linea con i miei propositi (per esempio di ecologismo e non assassinio). Ecco, leggere il giornale in rete può diventare faticoso, perché è faticoso trattenere l’istinto della curiositas, quindi prima o poi anche voi lo lascerete libero di imparare cose interessanti sugli applausi da foca di Nicole Kidman e sul tenore dei rapporti tra due fidanzati.