Il settore dei servizi è andato affermandosi, nel corso degli ultimi 50 anni, come il settore dominante dell’economia elvetica. Oggi, a livello nazionale, le persone occupate in questo settore rappresentano il 68% del totale mentre, in termini di prestazione economica, questo settore assicura il 67% del valore aggiunto. L’Ufficio federale di statistica (UfS) ha appena pubblicato i risultati di una ricerca sull’evoluzione della produttività del lavoro, in questo settore, nel corso del periodo 1997-2014.
Ricordiamo dapprima che l’aumento della produttività per lavoratore e l’aumento dei lavoratori occupati spiegano, da soli, la crescita del prodotto interno lordo di un’economia. Aggiungiamo poi che le stime, appena pubblicate, non sono molto incoraggianti anche se occorre distinguere tra ramo e ramo. L’evoluzione viene misurata con il tasso annuale medio di variazione durante il periodo analizzato. Per il settore dei servizi (dal quale, per ragioni di metodo, si esclude l’intera amministrazione pubblica) la produttività nominale del lavoro è cresciuta annualmente, in questo periodo, dello 0.8%.
A titolo di paragone ricordiamo che, sempre nel periodo indicato, la produttività del lavoro del settore primario (agricoltura e selvicoltura) è aumentata del 2.3% e quella del settore secondario (industria, artigianato e edilizia) dell’1.2%. Si sa che le attività del terziario sono attività che richiedono molta manodopera e sono difficili da meccanizzare, automatizzare o digitalizzare. Non sorprende quindi che la loro produttività del lavoro sia inferiore a quella degli altri due settori e cresca anche più lentamente. Ma ci sono delle conseguenze. Per quel che riguarda le condizioni di lavoro il fatto che una quota sempre più alta di lavoratori siano attivi nel settore dei servizi può essere considerato come un fatto positivo perché le attività di servizio si svolgono in ambienti bene illuminati, riscaldati e, in molti casi, stando seduti per la maggior parte del tempo, vale a dire con minor dispendio di forza fisica.
Per la crescita della produttività del lavoro e dell’economia, invece, questa tendenza è, in generale, negativa, proprio per la scarsa produttività del settore. Qualche decennio fa, il governo laburista inglese aveva addirittura tentato di frenare la crescita dell’occupazione nei servizi, introducendo un’imposta sui posti di lavoro nel terziario. L’imposta era stata soppressa quasi subito perché non sembrava essere in grado di flettere la tendenza alla terziarizzazione.
Poi naturalmente bisogna aggiungere che, dal punto di vista del livello di produttività e del suo sviluppo ci sono servizi e servizi. Se parliamo di livelli, troviamo in cima alla classifica il ramo della «ricerca e sviluppo» con una produttività di oltre 400’000 franchi per lavoratore. In fondo, invece, si trova il ramo dell’«educazione e insegnamento» con appena un po’ più di 60’000 franchi per lavoratore. Di passaggio noteremo che in diversi ambiti, in particolare in quello universitario, le due attività sono combinate: un accademico, di solito, insegna e fa ricerca e quindi ha una produttività che dovrebbe essere una media ponderata di quelle delle due attività.
Forse ancora più interessanti delle stime sui livelli della produttività nel 2014 sono le informazioni sull’evoluzione della stessa durante il periodo analizzato. Da questo punto di vista i rami del terziario possono essere divisi in tre gruppi. Ci sono dapprima quelli che hanno perso produttività. Si tratta del ramo «ricerca e sviluppo», di quello della «tecnologia dell’informazione», di quello dell’«educazione e insegnamento», di quello delle «professioni liberali» e del ramo delle «attività immobiliari». Sul posto hanno marciato il «sociale», le attività del «settore finanziario», quelle delle «telecomunicazioni», quelle dei «media» e il ramo delle attività complementari al traffico. Infine la produttività è cresciuta significativamente nei rami del «commercio», del «traffico», delle «poste e servizi di corriere», delle «assicurazioni», della «sanità», della «cultura e tempo libero», dei «servizi domestici» e degli altri servizi.
Quanto alle ragioni di questa evoluzione lo studio dell’UfS non dice niente. Una considerazione anche solo superficiale dei tassi di crescita della produttività per ramo suggerisce però che la concorrenza abbia potuto giocare il ruolo di determinante principale. I tassi più elevati di crescita della produttività si ritrovano, in generale, nei rami nei quali la concorrenza, nel periodo analizzato, è stata più intensa.