Vacanze sulla riviera Romagnola: ne abbiamo tutti un’idea abbastanza chiara. Una cosa è sicura: quelli ci sanno fare. Sei in pensione con altri 120 sconosciuti e a mezzogiorno riescono a farti trovare il piatto che ti piace, cotto come vuoi tu, e, magari, si ricordano dell’anno scorso, quando gliel’avevi chiesto. Come fai a non ritornare? Sono veramente contenti di vederti, e sembra proprio che si interessino a te. O almeno: l’apparenza delle cose è questa, ma perché star lì a fare questioni? Anche se non fosse, va bene lo stesso.
Ti organizzano uno spazio protetto attorno, in modo che tu debba solo occuparti di ciabattare fino in spiaggia e spaparanzarti sotto l’ombrellone. Persino i giornali li comprano loro e te li mettono lì gratis, all’entrata dello stabilimento. Parli di calcio? Si ricordano per quale squadra tifi. Parli di politica? Rimangono sul vago, senza volere mai urtare le suscettibilità. Vieni dalla Svizzera? Hanno lavorato a San Moritz per qualche stagione, da giovani, negli anni 70. Gli piaceva molto. Ma adesso sono qui. Il loro lavoro è farti fare vacanza e ci si mettono d’impegno. Oltre a questo sono molto precisi, meticolosi. Il che ti fa sentire subito tranquillo.
Il punto è che queste persone sembrano davvero voler bene alla vita che li circonda. Se ti indicano un buon ristorante, è perché ci sono andati loro, prima. Se ti suggeriscono un itinerario sulle colline è perché l’hanno fatto. Visto che sei lì, lo condividono volentieri con te. Questo spirito di generosa voglia di convivenza è alla base anche di un’esperienza artistica stupendamente romagnola: il museo a cielo aperto ideato da Tonino Guerra nella valle del Marecchia. Il poeta di Sant’Arcangelo, celebre soprattutto per le sue sceneggiature cinematografiche, nel corso degli anni ha ideato un percorso poetico-artistico che anima questa piccola porzione di mondo, tra Rimini e l’entroterra. In una decina di paesi, con la collaborazione e il concorso delle autorità locali, ha disseminato il territorio di opere d’arte legate alla sua particolare vena poetica, allo stesso tempo semplice e visionaria.
Dal tappeto volante fermo nell’aria a Cervia, fino alla fontana della lumaca di Sant’Agata Feltria («La chiocciola che racconta con parole d’acqua e suggerisce lentezza») decine di spazi, oggetti, fontane, piastrelle di maiolica, raccolgono spunti sospesi tra realtà e fantasia, tra presente e passato, collocati su una grande geografia immaginaria dal poeta santarcangiolese. Così le vie di nuclei come Badia Tedalda, Saiano, Perticara, Pietracuta, si sono animate di interventi artistici intessuti nel grande disegno ideale di Guerra. Naturalmente è proprio a Sant’Arcangelo che se ne trovano i frutti più numerosi, come le splendide formelle di ceramica agli angoli delle strade che, diversamente dalle lapidi di marmo, non ricordano i grandi personaggi della storia ma gli umili abitanti dei quartieri («Cristina, noi ti ricordiamo sempre perché hai guardato con amore i muri e la gente del tuo paese»).
Un vero museo all’aperto è poi il paese di Pennabilli, in cui si possono trovare altre «Parole sui muri» («In questa casa visse Bettina Bocchi che per tanti anni, con la neve e col sole, tutti i giorni alle 11.30 regalava una fetta di pane a chi aveva fame»): a Pennabilli si trovano anche i Totem, l’Orto dei frutti dimenticati, la Meridiana dell’incontro, l’Arco delle favole e tanti altri frammenti di poesia applicata. Pensava ai turisti, Tonino Guerra, ideando questo originale percorso? Forse sì, forse no. Pensava certamente alle persone: all’importanza di stare insieme e godere dei racconti, applicando la fantasia alla realtà, per scoprire la bellezza delle cose del mondo. Ai turisti, comunque, ha dato un bel pretesto per visitare la regione in cui era nato e per condividere il suo amore per quel territorio.