La Pfister a un imprenditore austriaco

/ 04.11.2019
di Angelo Rossi

Da quando i processi di integrazione economica sono in atto, ossia da almeno una quarantina di anni, sono frequenti le notizie di acquisti e vendite di ditte svizzere da parte di società straniere. Qualche volta, attorno a questa o a quella vendita, a questo o quell’acquisto, nasce anche la polemica. Questo capita in particolare quando la ditta che viene acquistata o venduta è conosciuta in tutto il paese come è stato, un paio di settimane con la cessione della Pfister. Questa ditta era stata fondata nel 1882 a Basilea e si era sviluppata in continuità, nel secolo successivo, con insediamenti di filiali in tutte le zone urbane importanti del paese (Zurigo, Berna, Basilea, Losanna, Ginevra, S. Gallo) e anche in Ticino. Negli anni Sessanta, Settanta del secolo scorso Pfister era certamente la ditta più importante sul mercato svizzero dei mobili. Poi arrivò Ikea non solo a farle concorrenza ma, di fatto, a trasformare completamente il mercato. Non più negozi nei centri delle maggiori città, ma grandi superfici di vendita nei comuni dell’agglomerato, in prossimità delle uscite autostradali. Per la vendita dei mobili non era più importante la vetrina in centro, ma l’accesso al deposito del negozio con l’automobile, in periferia.

Dopo il ritiro dagli affari del figlio del fondatore Fritz Gottlieb, verso la metà degli anni Sessanta, la Pfister passò nelle mani di manager che non facevano più parte della famiglia. Le azioni della stessa passarono a una fondazione il cui scopo era di mantenere la ditta indipendente e di assicurare il benessere dei collaboratori. Nella storia della ditta si afferma che, di fatto, con la creazione della fondazione, la famiglia Pfister fece dono dell’azienda ai collaboratori. La fondazione tuttavia continuava a sorvegliare l’andamento degli affari preoccupandosi che si rispettasse il suo scopo e che la condotta degli stessi fosse ispirata dallo «spirito Pfister». Dall’inizio di questo secolo, con il continuo sviluppo delle vendite per internet e l’arrivo sul mercato di nuove aziende, tra le quali anche il gigante austriaco XXXLutz, la concorrenza è diventata sempre più forte. Pfister ha cercato di resistere alla stessa con una strategia di attacco, acquistando diverse ditte svizzere, attive soprattutto sul mercato svizzero-tedesco, tra le quali la più conosciuta era la ditta Hubacher di Rothrist, ossia della località dove XXXLutz aveva creato la sua prima filiale in Svizzera. A Rothrist, dunque, Pfister e XXXLutz sono diventati vicini di casa.

Ma le acquisizioni sembrano non siano bastate a rilanciare il fatturato di Pfister che, nel corso degli ultimi anni, ha cominciato a segnare il passo. Dal 2015 Pfister non pubblica più la sua cifra d’affari e questo è certamente un cattivo segno. Nonostante la brutta piega che stavano prendendo i suoi affari, Pfister non poteva però essere venduta. Lo scopo della fondazione che ne deteneva le azioni era chiaro: la ditta doveva restare indipendente. Finalmente quest’anno il consiglio di fondazione ha proceduto a una modifica dello scopo per consentire per l’appunto la vendita dell’azienda. Un paio di settimane fa, infine, c’è stato il passaggio di proprietà. La holding della Pfister diventa così parte dell’impero XXXLutz. I dipendenti non sono stati dimenticati: riceveranno 1000 franchi per ogni anno di anzianità nella ditta. Per dare un’idea delle dimensioni ricorderemo che Pfister, che opera solo in Svizzera, occupa circa 1800 persone, mentre XXXLutz, attivo in 13 paesi con 197 filiali, ne occupa circa 22’000.

Stando alle dichiarazioni fatte in occasione dell’acquisto, XXXLutz assicurerebbe il posto di lavoro a tutti i dipendenti della Pfister. L’obiettivo degli austriaci è di diventare il leader sul mercato svizzero dei mobili. Per far questo dovrebbero però non solo fermare la tendenza alla perdita di fatturato della Pfister, ma, addirittura, raddoppiarne le vendite che, attualmente, stagnano attorno ai 600 milioni di franchi. Solo così potrebbero superare Ikea che, attualmente, in Svizzera, realizza un fatturato annuo di 1100 milioni. Siccome la dimensione del mercato dei mobili in Svizzera è quella che è, la strategia del nuovo gruppo XXXLutz/Pfister sarà quella di incentivare le vendite della Pfister ma anche quella, purtroppo, di sottrarre quote di mercato ai concorrenti più piccoli come Micasa, Conforama, Lipo. È quindi probabile che l’ondata di acquisizioni nel mercato dei mobili svizzero non sia ancora terminata.