La felicità va in vacanza

/ 07.08.2017
di Maria Bettetini

Lo spettacolo si ripete, come ogni estate. Una voce, dall’alto dei mercati, grida: avete solo pochi giorni, siate felici mentre siete in vacanza! È una gara, ci saranno ricchi premi, perché partecipare così in tanti altrimenti? La gara, come tutti gli eventi competitivi, va preparata, quindi la macchina dei suddetti mercati da febbraio manda segnali di non difficile comprensione, come foto di signorine al mare, di bambini al mare, di bei ragazzi al mare. Sorridono, felici per l’ultimo ritrovato della telefonia mobile o l’ultimo gusto del golosissimo gelato, e mostrano la felicità nel corpo e nel volto, perché si stanno divertendo un sacco. Un segnale, dunque, è: usate quel telefono, mangiate questo gelato, e sarete felici. Un altro, più forte perché trasversale, è: tutti, anche tu, potrai essere felice se ti sforzi di assomigliarmi.

Non sembrerebbe nemmeno così difficile, a cominciare dal corredo che bisognerà procurarsi. Ogni anno purtroppo va cambiato, non si può essere felici con gli stessi colori dell’anno passato. Comunque non li trovereste nemmeno, nei negozi, perché di quella sfumatura di verde acido che l’anno scorso riempiva vetrine e armadi, quest’anno non v’è traccia. Sì, c’è un verde, ed è già strano, ma virato più verso il verde mela, che con l’acido stona come… come il verde acido col verde mela, stavo per dire il nero e il blu, ma gli ultimi anni ci hanno abituati a tutti i neri con tutti i blu (evviva, così basta un paio di scarpe per entrambi. No, solo se nere, perché le scarpe blu – che già sono sempre più rare – stanno malissimo col nero). Quindi, il corredino nuovo per essere felici, dal costume al cappello, all’ombretto, al portafoglio.

Poi la scelta di dove andare a essere felici, e con chi. Anche in questo caso indicazioni trasversali dai media, dai social, dai discorsi dei colleghi: meglio mare, meglio se esotico, meglio in compagnia di belle persone. Non tutti possono avere proprio tutto, ma una almeno di queste tre priorità cercheremo di rispettarla. In fondo tutti i mari, volendo, sono un po’ esotici, e in quale località marina non trovi una palma, un’amaca, non puoi farti un mojito? Allora siamo pronti, abbiamo il corredo, la destinazione esotica, la bella gente, se scelta da noi bella di certo, se imposta dalla vita lo stesso, perché la vita ce la scegliamo noi. No? Possiamo cominciare a essere molto molto felici. Poi magari dura anche dopo, anche per l’inverno.

Fase uno: le valigie. Le valigie però non sono ancora vacanze, fanno parte di sudore, fatica, quotidianità, per fortuna, così nessuno si sente in colpa se non è felice mentre fa i bagagli. Fase due, il viaggio. Tantomeno, alzati presto, sali, scendi, fai la coda, spogliati al controllo in aeroporto oppure eccoti in coda al casello, cerca i biglietti, che caldo che afa si suda, che freddo l’aria condizionata. Per fortuna, nessuna colpa, è solo il viaggio, non è obbligatorio essere felici. Fase tre: l’arrivo. Non mi direte che è già vacanza, l’arrivo. La sistemazione, il posto nuovo, o invece vecchio ma con novità dovute al tempo e all’usura, il jet-lag, il mal di testa proprio dei primi giorni in cui non si lavora, quella specie di crollo delle forze che prende quando la mente manda l’indicazione «e ora riposo». L’arrivo non è vera vacanza, nessuno si stupirà se non saremo felici, all’arrivo. Fase quattro: ora sì che si può essere felici. Pertanto si mangi, si beva, si faccia sport, si prenda il sole, si pratichino attività sociali come le danze e gli aperitivi, si tiri tardi la sera, si facciano molte nuove conoscenze. Che stanchezza. Una cosa alla volta, per evitare di avere subito e insieme tutte le nefaste conseguenze di queste attività: pesantezza e bruciori di stomaco, aumento di peso, incidenti sportivi dovuti al tempo di sedentarietà da recuperare, bruciature perché per abbronzarsi in fretta meglio lasciar perdere le creme, insoddisfazione per il compagno-la compagna di danza, sonno da privazione di, gelosie (per via delle nuove conoscenze: o forse pensiamo di essere simpatici a tutti, amati da tutti? E che per contro noi troveremo solo persone gradevoli e degne di essere amate?).

Passano le ore, i giorni, è adesso il momento di essere felici, se non ora quando? Forse i filosofi potranno aiutarci. Non che trattino proprio del tema delle vacanze, ma della felicità molto spesso sì. Platone e Aristotele per esempio: felicità è correre nell’altra vita per le praterie della verità, in compagnia degli dèi, e contemplare le idee, soprattutto quella del Bene, per il primo. Una vacanza, ma da rimandare, sembrerebbe. Il secondo, l’allievo: felicità è compiere l’atto umano più elevato, contemplare ciò esiste di più elevato, quindi il primo motore immobile, la cui essenza è appunto pensiero di pensiero. Per fortuna, nell’Etica a Nicomaco leggiamo anche che salute, amici e benessere sono fondamentali per essere felici, non basta il pensiero. Forse gli epicurei la sapranno più lunga. Oppure quei contemporanei, quelli che spiegano come l’aumento del PIL delle nazioni non comporti un uguale aumento della felicità dei loro abitanti. Incredibile vero? Come se qualcuno pensasse che non è obbligatoria la felicità in vacanza. Ma la rubrica ha finito il suo spazio, rimanda felicemente alla prossima puntata.