Il prossimo fine settimana i ticinesi voteranno sulla proposta di introdurre la civica come materia di insegnamento nelle loro scuole. Questo insegnamento è necessario o se ne potrebbe fare a meno? Nella campagna che ha preceduto la votazione si sono delineate posizioni abbastanza chiare. Contro la proposta stanno soprattutto i docenti, ossia coloro che dovranno, se l’elettorato l’accetta, preoccuparsi di insegnarla. A favore stanno i partiti di destra e le correnti di destra del PLR e del PPD. Tenuto conto della consistenza degli schieramenti non vi è dubbio che la proposta verrà accettata da una maggioranza dell’elettorato ticinese.
Al di là della sanzione che potrebbe dare l’elettorato, è interessante dare uno sguardo a come il dibattito a sapere se la scuola debba, oltre gli insegnamenti che tradizionalmente dà, occuparsi di formare il cittadino sia ritornato di attualità, in Europa, nel corso degli ultimi venti anni. All’origine di questo revival vi sono stati movimenti e partiti di sinistra come, per fare un solo esempio, il PSOE di José Luis Rodriguez Zapatero. Essi pensavano che fosse venuto il momento di sostituire l’insegnamento della religione con un insegnamento alla cittadinanza impostato soprattutto sul concetto di democrazia e sulle libertà garantite dalla costituzione. In Spagna, l’idea di sopprimere l’istruzione religiosa fu combattuta dai partiti di destra e dalla chiesa cattolica. In Italia, qualche anno più tardi, quando la commissione Corradini propose un insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione» a insorgere contro la proposta fu di nuovo la destra.
L’argomentazione dei contrari all’insegnamento della civica in Italia vale la pena di essere riportata perché, secondo me, potrebbe valere anche per il caso ticinese. La destra italiana era contro l’insegnamento della civica per una questione di principio. A differenza del caso spagnolo, il dibattito in Italia non si imperniava però su uno scontro tra cattolici e laici, ma sulla questione se la scuola debba del tutto educare gli scolari ad essere buoni cittadini. Insomma in discussione non era l’opportunità di insegnare gli elementi della Costituzione. Quello che gli avversari della proposta reputavano inaccettabile era la pretesa di fare della Costituzione un nuovo «catechismo». Così facendo si trasformava la scuola, alla stregua di regimi autoritari che si pensava fossero ormai confinati negli archivi, in uno strumento per la formazione del Cittadino ideale. Chi criticava la proposta di insegnare la civica temeva, tra le altre cose, il riaffacciarsi, in Italia, della figura del «pedagogista di Stato» che, si pensava, fosse definitivamente scomparsa. Questi erano i timori della destra italiana rispetto alla proposta di creare corsi di cittadinanza nelle scuole.
Ora guardate come vanno le cose in politica! Nel giro di pochi anni le proposte di educazione civica della sinistra, più volte respinte al mittente con, forse, la sola eccezione della Francia, sono state fatte proprie, almeno in Ticino, dalla destra nazionalista. Non è che per questo i pericoli additati dai critici, ossia quelli di voler costruire un cittadino ideale a misura delle ideologie politiche delle maggioranze che governano il paese, siano scomparsi.
Ancora un’osservazione: fin qui, nel dibattito che ha preceduto la votazione, nessuno ha parlato di come sia la situazione in materia di conoscenza della civica. Non è che vi siano molte informazioni al proposito. Tuttavia vale la pena di citare i risultati di un’inchiesta, promossa qualche mese fa dalla conferenza dei governi cantonali per conoscere quanto prema allo svizzero il federalismo. Dalla stessa è risultato che solo il 45% degli svizzeri, una minoranza dunque, si sentono molto legati o legati in qualche misura al federalismo. Per regione la quota più alta di federalisti la si trova in Ticino e la più bassa nella Svizzera tedesca. In un sotto-campione di intervistati, che rappresentava gli «opinion leaders», la quota dei federalisti saliva invece all’81%.
È indubbio che il federalismo sarà uno dei temi importanti di un futuro insegnamento della civica. L’inchiesta della conferenza dei governi cantonali rivela però che la maggioranza della popolazione, a differenza invece degli «opinion leaders», questo tema non lo sente. Da questi risultati qualcuno potrebbe anche trarre la conclusione che la civica non interessa il popolo ma solo chi ha in mano il potere. Attenzione, però: questo non è sicuramente il caso del Ticino!