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La capacità di essere se stessi

/ 09.09.2019
di Silvia Vegetti Finzi

Cara Professoressa,
ho quindici anni e, per ragioni che non le sto a raccontare, sono giunta in una seconda Liceo dove non conosco nessuno. I miei nuovi compagni, avendo già trascorso un anno insieme, hanno formato gruppi e coppie ormai stabili. Invece io sono rimasta sola e temo di essere destinata a rimanere tale perché nessuno sembra accorgersi di me. Forse sono trasparente. Mi sono messa all’ultimo banco e quello accanto è rimasto vuoto per cui è difficile attaccare discorso. Le ragazze chiacchierano tra di loro e, dopo un rapido saluto, non mi chiedono niente. Cerco di non deprimermi ma le confesso che mi sento brutta e stupida.

Le amiche di mia mamma dicono che sono carina ma come crederci? Mentalmente mi racconto molte storie ma di fatto resto immobile. So che alla mia età molti fanno già sesso ma a me interessa l’amore. Mentre le invio questa lettera mi viene il dubbio di cercare qualcuno che si accorga di me e mi scriva. Ma a chi può interessare una ragazza banale, una come tante che non brilla né per l’aspetto fisico né per la spigliatezza? Per sopravvivere mi stordisco nuotando – ogni giorno ore in piscina – ma anche lì sono tutti più bravi di me. Come uscire dal vuoto in cui galleggio? Quale futuro mi attende? Troverò l’amore? Mi sposerò? Avrò dei figli? O mi limiterò a diventare vecchia e grassa? / Lisa

Cara Lisa,
nonostante cinema e televisione raccontino preferibilmente storie di ragazze spregiudicate e perverse, la maggior parte delle adolescenti sono come te – idealiste, timide e spaventate – soltanto che non fate notizia. Siete tante a sognare, non il sesso ma l’amore, a preferire la solitudine piuttosto che l’inserimento in gruppi di ragazzi superficiali e spavaldi, ad attendere una storia vera piuttosto che un flirt senza domani. Quella che ti sembra una condanna è piuttosto una scelta di libertà, un rifiuto del conformismo. Purtroppo non essere come gli altri comporta sempre una certa sofferenza ma si tratta di un dolore costruttivo, che alimenta la vita interiore, affina i sentimenti, promuove l’empatia, la capacità di sentire come propri i sentimenti e le emozioni altrui.

Spesso, anche se non sempre, un’adolescenza spensierata e superficiale, priva di riflessione e di introspezione, sfocia in una maturità senza spessore, in una personalità narcisistica che si trova ad affrontare poi i problemi evitati prima. Interrogativi quali: «chi sono io?», «come voglio divenire?», «quale sarà il mio futuro?» costituiscono le radici dell’identità e le ali del destino.

Nel tuo caso, resta da affrontare per prima cosa il rapporto con le amiche, mai facilissimo. Di solito le quindicenni preferiscono legarsi all’amica del cuore piuttosto che fare gruppo come i coetanei, anche se mi sembra stiano avvenendo in proposito dei cambiamenti. Vedo sempre più frequentemente tre o quattro compagne di scuola che si trovano in un caffè per studiare, in pizzeria per cenare insieme, al cinema per condividere un film.

Il pericolo è sempre quello: che si crei una coppia dominante che sottomette le altre sino ad allontanarle. Ma forse la pretesa dell’esclusività sta tramontando a favore di un’amicizia femminile più duttile e aperta. 

Quanto ai ragazzi suppongo, cara Lisa, che alcuni non siano rimasti indifferenti al tuo arrivo e che, a distanza, ti stiano osservando con interesse. È probabile che, timidi e insicuri, non sappiano come farsi avanti. Le poesie del Dolce stil novo insegnano che l’oggetto d’amore è sempre unico, sfuggente, impareggiabile, arduo da conquistare. L’importante è il modo con cui ti presenti. Se assumi un aspetto irritato, cupo e risentito non farai che confermare il tuo isolamento. Sii te stessa, mostra il tuo lato più vero senza sentirti diversa, senza compiangerti né indossare una corazza di superiorità. Siamo tutti diversi, siamo tutti unici e soltanto la paura di non essere accettati ci fa adottare atteggiamenti conformisti. Oppure anticonformisti ma solo apparentemente ribelli perché dietro i gesti più provocatori si cela sempre una richiesta di riconoscimento e di amore.

Confessi di stordirti col nuoto e credo che lo stratagemma funzioni perché tutto può diventare una droga. Ma anche il nuoto, come ogni altro sport, si presta a diventare una occasione di socializzazione: entrando a far parte di una Società sportiva, partecipando a qualche competizione.

Il segreto, nel tuo caso, è vincere l’impazienza della gioventù, sottrarti al ricatto esistenziale: ora o mai più. Spetta a te vivere e narrare la tua storia, compresi gli intervalli, tenendo presente che non si tratta di uno spot ma di un romanzo a sorpresa.