Non si vedeva tanto antisemitismo dalla Seconda guerra mondiale, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, riportando alla memoria l’orrore del passato che tornato vivo e palpabile nelle tombe ebraiche profanate, nelle svastiche blu e gialle, negli insulti per strada, «sionista di merda tornatene a casa», come ha detto un manipolo di gilet jaunes all’intellettuale Alain Finkielkraut la settimana scorsa, e nelle uccisioni, perché si muore ancora, nella modernissima Francia, per il semplice fatto di essere ebrei. Ci dimentichiamo tutto, in questa età della distrazione, ma soltanto un anno fa a Parigi, una signora di 85 anni sopravvissuta all’Olocausto, Mireille Knoll, è stata accoltellata undici volte nel suo letto, e poi bruciata viva (se era ancora viva).
I dati del Ministero dell’interno dicono che l’antisemitismo è cresciuto del 74 per cento: 541 episodi nel 2018, nel 2017 erano stati 311. Nicole Yardeni, che era a capo del Consiglio delle istituzioni ebraiche di Tolosa quando, nel 2012, il giovane Mohammed Merah assaltò una scuola ebraica in città, ha fatto un commento preciso: «Ho l’impressione che quel che avveniva soltanto su internet, i fantasmi del complottismo antisemita, si sia riversato nelle strade, a viso scoperto.
È come se il tabù della Seconda guerra mondiale sia stato superato». L’antisemitismo è stato sdoganato, e le rappresentazioni degli ebrei col naso adunco avidi e potenti sono tornate se non presentabili, almeno legittime: basta vedere quel che accade con il tycoon ungherese George Soros, per capire che quella è soltanto la cosa più visibile di un fenomeno più capillare e quotidiano. E infatti gli ebrei scappano, se possono tornano in Israele, perché nella nostra Europa non si sentono più al sicuro.
Macron ha detto che sono già state prese delle misure e che altre ne saranno introdotte, e che questa cultura dell’odio sarà punita e governata. Gli strumenti ci sono, giudiziari e di sicurezza, ma si sa che questo tipo di recrudescenze non sono facili da debellare, nonostante il coro di scorno e di indignazione che si è sollevato un po’ ovunque. Il presidente francese ha anche affrontato una delle questioni cruciali, che è stata sollevata in questi giorni quando si è scoperto che l’uomo che ha insultato Finkielkraut è
islamico: «Accanto all’antisemitismo tradizionale c’è quello fondato sull’islamismo radicale», ha detto Macron. Il fanatismo islamista esiste ed è brutale, la Francia lo ha sperimentato sulla sua pelle, ma quel che è cambiato ha a che fare con lo sdoganamento dell’antisemitismo negli estremisti di destra e di sinistra, autoctoni. In America questa trasformazione è stata tragicamente chiara: l’attentatore della sinagoga di Pittsburgh, in cui sono morte undici persone, la più grave strage contro gli ebrei della storia recente statunitense, era un bianco convinto che Soros, l’ebreo Soros, stesse finanziando un’invasione di immigrati in America per «contaminare» e infine «distruggere» il paese.
Nella folla che ha manifestato a Parigi questa settimana contro l’antisemitismo sono emerse tutte le fratture e le contraddizioni: ventimila persone a Place de la République per dire «ça suffit», ora basta, a questo odio. A pochi passi dalla piazza simbolo dei valori francesi, la sinistra radicale ha organizzato la sua manifestazione, sempre contro l’odio, ma anche contro i «tentativi di strumentalizzazione» di questa faccenda, per rivendicare il diritto di definirsi antisionisti, confondendo la critica a Israele e al suo governo con il diritto a esistere dello stato ebraico. Dell’estrema destra è quasi superfluo parlare: Marine Le Pen, leader del Rassemblement national (l’ex Front National), non ha partecipato alla manifestazione, dice che vuole mostrare solidarietà agli ebrei con altri gesti, senza mischiarsi con l’ipocrisia di questa protesta.
Lo sdoganamento dell’antisemitismo è di fatto stato sancito con la protesta dei gilet gialli. C’è la tendenza a dare la colpa a questi manifestanti di tutti i guai culturali e politici della Francia e dell’occidente, ed è una tendenza eccessiva. Ma non si può negare il fatto che il clima di anarchia che si è creato attorno ai giubbetti catarifrangenti – si può sostenere tutto lì dentro, dalla guerra civile a «sionista di merda» – ha costruito un contenitore per la convergenza di destra estrema, sinistra estrema, islamismo, antiglobalizzazione, anticapitalismo, che si sfoga con l’odio per il denaro e per gli ebrei. Si discute se sia stato il comunitarismo di sinistra a creare questo sdoganamento o il solito, indomito fascismo, ma intanto sui muri i gilet gialli scrivono la sintesi del loro pensiero: «Macron, sei la puttana di Rotschild o degli ebrei?».