I lavoratori attivi nell’economia ticinese si dividono in due categorie: i dipendenti o salariati e gli indipendenti. I primi offrono le loro prestazioni ai datori di lavoro, i secondi, invece, sono i datori di lavoro di se stessi. È utile aggiungere che la statistica suddivide gli indipendenti di nuovo in due categorie: i lavoratori indipendenti e i salariati nella propria azienda. Non è una distinzione da poco perché la quota dei salariati nella propria azienda (società anonima o società a garanzia limitata) tende ad aumentare, il che potrebbe significare che i lavoratori indipendenti ticinesi tendono, nella misura del possibile, a limitare i rischi imprenditoriali che devono assumere.
Queste informazioni sullo sviluppo della categoria degli indipendenti le abbiamo tratte da un interessante studio di Silvia Walker, pubblicato nell’ultimo numero di «Dati», la rivista semestrale dell’Ufficio cantonale di statistica. Dallo stesso si apprende che la quota di indipendenti nell’occupazione dell’economia ticinese continua a crescere. È una delle tendenze del nuovo modello di economia che, in Ticino, ha cominciato a svilupparsi a partire dagli anni Ottanta dello scorso secolo. In precedenza, invece, la quota degli indipendenti, in seguito alla decadenza dell’attività agricola, era diminuita dal 33% del 1888 a circa l’11%. Dal 1980 si può dire che sia cominciato un fenomeno di lenta ripresa che ha portato la quota dei lavoratori indipendenti a salire fino a toccare, nel 2018 il 17,4% dei lavoratori residenti in Ticino. Come mette in evidenza Silvia Walker nel suo studio, questa quota è la più elevata tra quelle delle grandi regioni svizzere. In nessun’altra regione, infatti, la quota degli indipendenti supera il 15%.
Ovviamente la quota degli indipendenti varia da un ramo all’altro dell’economia. Oggi però non è più l’agricoltura a conoscere la quota maggiore di indipendenti, ma il ramo delle attività specializzate, tecniche e scientifiche. In questo ramo, che ancora 40 anni fa contava pochissimi posti di lavoro nel nostro Cantone, la quota dei lavoratori indipendenti raggiunge quasi il 40%. Altri rami con quote elevate di lavoratori indipendenti sono l’agricoltura e la selvicoltura, le costruzioni, gli alberghi e ristoranti, il commercio e le riparazioni. Come si può constatare si tratta di rami nei quali l’attività è dominata dalla piccola e dalla piccolissima azienda. L’aumento di importanza della quota degli indipendenti va dunque, da noi, di pari passo con l’aumento del numero delle piccole aziende. La piccola azienda è però anche quella maggiormente sottomessa ai capricci della congiuntura. Non ci si deve quindi sorprendere se l’evoluzione della quota degli indipendenti manifesta fluttuazioni anche importanti. Aggiungiamo ancora che la quota di lavoratori indipendenti è minima, inferiore in pratica al 10%, in rami come la sanità, l’informazione e la comunicazione, l’industria, i trasporti e l’insegnamento, rami in cui si trovano aziende di grande taglia, con centinaia di dipendenti.
Silvia Walker nel suo studio ha anche cercato di definire le maggiori caratteristiche del lavoratore indipendente. Si tratta in prevalenza di uomini (e sarebbe interessante conoscere gli ostacoli che si frappongono alle donne che desiderano diventare indipendenti) con un livello di formazione di grado secondario o terziario. In Ticino, poi, si riscontra una quota elevata (rispetto alla media nazionale) di lavoratori indipendenti di nazionalità straniera. Infine, il lavoratore indipendente è, in Ticino (più che nelle altre grandi regioni), una persona che ha superato i 40 anni. Che il lavoratore indipendente sia una persona in età matura induce a pensare che prima di aprire un’attività indipendente, il lavoratore ticinese cerca di fare esperienze in altre aziende e di mettere da parte qualche franco.
In altre parole, l’attività indipendente non sembra, in Ticino, essere destinata ai giovani. E questo nonostante gli sforzi importanti compiuti, durante gli ultimi due decenni, dallo Stato, da fondazioni e da associazioni ad hoc, dalle associazioni padronali e sindacali e dalle scuole professionali di tutti gli ordini per promuovere l’imprenditorialità tra i giovani. I dati e le informazioni offerti dalla Walker ci aiutano a meglio capire il fenomeno dell’aumento di importanza della quota degli indipendenti, anche se resta ancora da spiegare in che misura la scelta per l’indipendenza lavorativa sia libera o coatta.