Il mondo è una cucina

/ 01.07.2019
di Maria Bettetini

Approfittando di un’influenzetta, ho deciso di aggiornarmi sulla panoramica offerta dalla televisione, diciamo così, gratuita – canone a parte. Febbricola e altri danni laterali, in estate ci fanno sentire in punto di lasciare questa Valle di Lacrime, cosa c’è di meglio di trasmissioni di per sé vacue? Ecco, tanto vuote non sono, ma vediamo di cosa sono piene, anzi meglio dire «ripiene». Sapevo che i grandi chef sono al centro di programmi il cui scopo è chiaramente riversare su dei meschini l’ira e l’invidia che altrimenti non saprebbero come sfogare.

È anche difficile ascendere al ruolo, quindi mettiamoci pure il rancore per la fatica dell’ascesa sociale. È mattina presto, diligente accendo il televisore. Mi appare un cappone pronto per essere farcito, nelle mani di un signore che da qualche parte esercita l’arte culinaria. Tra l’altro graffia con posate di metallo le pentole di alluminio. Inguardabile, poi polli e capponi danno un po’ di fastidio al mattino presto. Cambio: c’è una gara di torte, presentata da una nota giornalista (avrà mai preparato una torta?). Siccome ella è gentile e sorridente, viene aiutata da due energumeni che si occupano di maltrattare i concorrenti.

Forse, mentre la ragazza si sdilinqua tra cuoricini e fiori, dietro le quinte un tapino viene colpito col mattarello, così, per mantenere le buone abitudini. E finalmente la pubblicità, come canterebbe Baglioni: c’è il reparto igiene intima, deodoranti che non maltrattano le ascelle, che non creano aloni, che più sudi e più ti rinfrescano. Creme e gel per problemi di cui non ci interessa trattare. Ma la pulizia personale occupa una minima parte della pubblicità. La parte del leone la fanno: ragù come li faresti tu, pesto profumato, merendine, pesce che piace anche ai bambini, galletti, pisellini verdi – come avessimo una vasta gamma di altri colori, i famosi pisellini viola, gialli, arancioni.

E ancora caffè degni di un re, pasta fatta con strumenti antichi in rame, latte senza tutti gli ingredienti del latte, acque minerali leggere e piacevoli al gusto, olio, aceto balsamico ma anche no. Nonni che mangiano dolci preparati dai nipoti, ineffabili yogurt che provocano – non posso tacere – momenti di ebbrezza sessuale alle ragazze. La mia mamma anni fa, ineffabile nella sua ingenuità, diceva a proposito di un gelato su cui la modella scatenava la sua carica erotica «ma secondo me quella pubblicità ha un senso nascosto, non presenta solo il gelato». Beata mammina.

Però non posso fermarmi su quei lunghi minuti pubblicitari. Con un leggero senso di nausea cambio per un canale più serio, dove ridendo e scherzando si presenta una gara, mi pare tra regioni o tra città. La presentatrice forse non ha mai fatto una torta, come quella di cui detto sopra, ma proprio non capisce niente, e svolazza tra i cuochi per rallegrare l’ambiente. I cuochi sono divisi tra l’onore delle telecamere, i buffetti della signora e d’altra parte il fastidio per le intromissioni indebite nel loro lavoro, che è una cosa seria. S’è fatta ormai l’ora di pranzo, non ho tanta fame. E non c’è canale privo di sughi, arrosti, torte di frutta e panna. Evviva un telegiornale!

Che si conclude rendendo conto di una gara di gnocchi. Tradimento. Un sonnellino e riprendo la mia faticosa indagine. Pubblicità di street food, arancini fritti e altre leggerezze. Poi chi c’è? Loro, i grandi chef, che pubblicizzano pasta, sughi, caffè, magiche pastiglie (che come noto sono sempre eccessivamente forti e usurano lavastoviglie e stoviglie) per togliere lo sporco di cosa? Delle lasagne amorosamente preparate da signore che dedicano ogni mattinata intera alla cucina. Come tutti. Finita la pubblicità ecco uno degli chef andare nei peggiori ristoranti, sgridare i proprietari, e in una giornata risistemare menù sala da pranzo colore delle pareti. Mi darebbero anche fastidio queste cucine sporche, le ventole intasate, gli avanzi sbattuti in frigorifero. Ma il viaggio infernale non può finire qui.

C’è una trasmissione che si intitola qualcosa come «I più unti degli unti». Seguono «Le trattorie dei camionisti», «Cucine orrende». Sono parafrasi, se lo spettatore le guarda perché chiudere questo fior fiore?Intanto impagabili chef si presentano con la finezza di un damerino, incuranti dei programmi a loro – ahimè – fratelli. Insomma, il cuoco è un nuovo Byron, un elegante Casanova, l’alternativa è spazzatura. Mi sento ripiena di crema pasticcera, rosolata come un arrosto, cosparsa di profumato succo di mirtillo e pancetta. Tra il radicchio selvatico, raccolto in città – molto ecologico – e l’infuso di radici di palissandro, afferro il telecomando. Forse troverò qualche puntata del «Paradiso delle signore», di «Uomini e donne», di una vecchia puntata di un talent di Raffaella Carrà: credo di poter digerire di tutto.