È dal 1 novembre scorso che Giorgio Dell’Arti, giornalista di lunghissimo corso, tra l’altro fondatore del «Venerdì» della «Repubblica», fa circolare via mail un’«Anteprima» delle notizie di giornata che arriva (per ora gratuitamente) agli abbonati verso le 7.30 del mattino (eccetto il sabato e la domenica). Dell’Arti legge i quotidiani prestissimo, molto prima che sbarchino in edicola, seleziona le notizie che ritiene più interessanti e curiose, le riassume in poche righe segnalando sempre la fonte oppure propone alcune frasi testuali tra virgolette che ne trasmettano il succo.Una rassegna stampa rigorosa e selettiva che non trascura le cosiddette «hard news», ma che si concede anche qualche divertimento (a volte anche troppo). «È all’apparenza – ha commentato lo scrittore Sandro Veronesi – una semplice newsletter, ma in realtà è un dito che tocca il nervo e produce un inevitabile sussulto». Il sussulto è dato dalla semplicità e dalla chiarezza della formula, priva di arredi, corredi e immagini: una serie di informazioni, ben scandite nelle tre sezioni quotidiane («Stamattina», «Oggi» e «Domani») e grazie alle parole-chiave che precedono i singoli testi. Nel salutare positivamente la nuova proposta di Dell’Arti, anche Veronesi ha toccato un nervo sensibile del giornalismo attuale, anzi, al plurale, un paio di nervi sensibili. Dunque se do 5+ all’«Anteprima», metto un bel 6 alle osservazioni di Veronesi.
Quali sarebbero i nervi sensibili? Sono almeno due, ma significativi: 1. La cornice si è mangiato il quadro, come si dice. La grafica schiaccia e divora il testo: i giornali, spesso, trattano il lettore come un bambino che per leggere le fiabe ha bisogno delle figure, possibilmente molto grandi, e non fanno che amplificare le fotografie e i grafici. 2. I giornali sono in preda al furore della quantità e non si assumono la responsabilità di selezionare: offrono una tale mole di pagine e di servizi, specie in ambito politico, che disorienta il lettore facendogli perdere il filo della notizia o della discussione. E a disorientare contribuisce il sovraccarico di occhielli, catenacci, riassuntini, sommari e minibox, un corredo decorativo che accresce la confusione. «Anteprima» offre al lettore l’essenziale perché si faccia un’opinione o almeno perché sia sollecitato ad approfondire: le «cose di cui tutti parlano» con un sano e condivisibile snobismo per la politica spicciola, ma anche notizie «clamorose» che si fa fatica a scovare altrove. Per esempio, il 4 dicembre si è aperto con un confronto angosciante tratto dal «British Medical Journal»: «Durata media di una visita medica in Italia: 9 minuti. In Svezia: 22 minuti. Nel Bangladesh: 48 secondi. Però in Italia in quei nove minuti già dopo 20 secondi il racconto del paziente viene interrotto dalle domande del dottore che, per due terzi del colloquio, tiene gli occhi incollati al computer». Volendo approfondire la faccenda, si può andare a indagare nel sito della University of Cambridge che ha condotto la ricerca e si scoprirà che in Svizzera un medico di base impiega «ben» 17 minuti per visitare un paziente, mentre in Austria si scende a 5, il tempo di descrivere il punto irradiante dell’emicrania o di sdraiarsi su un lettino e rialzarsi.
Sempre restando nei pressi delle coordinate temporali, «Anteprima» lo stesso giorno informava che Max Mara realizza un cappotto in non più di 169 minuti. Nessun dettaglio sui prezzi. Il 13 novembre ho saputo che Jeff Bezos (2), il fondatore di Amazon, l’imprenditore ed economista Warren Buffet (2) e il famoso presidente di Microsoft nonché filantropo Bill Gates (2) sono ricchi come la metà degli americani (tratta dal blog di Riccardo Ruggeri). Ma non mancano gli «alleggerimenti», che tendono ahimè a moltiplicarsi e che sarebbe meglio verificare. Del tipo: «Il 28 per cento delle donne preferisce maschi depilati nelle zone intime». Oppure: «Le pecore presenti sulla Terra sono un miliardo e la gran parte non ha la più pallida idea di chi sia Barack Obama, però otto di queste sanno riconoscere l’ex presidente degli Stati Uniti in fotografia dopo un allenamento di pochi giorni e premi in mangime». Senza dimenticare (impossibile!) le notizie di «appesantimento» che colpiscono o piuttosto potrebbero pericolosamente colpire. Tipo: «Gli svedesi stanno comperando dagli americani (...) i missili patriot con cui George Bush padre fece la guerra a Saddam nel 1991. Ci sarebbe la paura di Putin». Il 17 novembre, la scelta è caduta su una frase tratta da un articolo del giorno scritto dal filosofo Maurizio Ferraris: «Il miglior correttivo alla post-verità è la verità, cioè la cultura» (6+).