Nel corso degli ultimi quarant’anni le abitudini dei consumatori quanto al dove effettuare i loro acquisti sono notevolmente cambiate. Prendiamo per esempio il caso luganese. Stando al censimento federale delle aziende, nel 1975, più dei tre quarti della superficie di vendita del ramo «commercio al dettaglio» del Luganese, ossia della regione tra il Ceresio e il Monte Ceneri, si trovavano nella città di Lugano. Vale la pena di ricordare che la città di Lugano allora aveva appena realizzato la fusione con Castagnola e Bré-Aldesago. La grande Lugano era ancora di là da venire. Lugano era una città di poche centinaia di ettari. Non c’era un’altra regione urbana in Svizzera nella quale il commercio al dettaglio fosse così concentrato nel capoluogo. Quanto a localizzazione commerciale, Via Nassa rappresentava naturalmente il non plus ultra di quello che poteva offrire Lugano.
Oggi la situazione è notevolmente cambiata. Purtroppo non esistono statistiche per confrontare la situazione odierna con quella di 40 anni fa. Ma è certo che, con il sorgere dei centri commerciali nei comuni suburbani, specialmente nel Pian Scairolo, la quota del nucleo cittadino, nel totale della superficie di vendita, deve essere calata di molto. Aggiungiamo che non c’è stata solo una ridistribuzione delle localizzazioni; c’è stata anche una specializzazione delle stesse. In periferia, come si è già ricordato, i supermercati che realizzano il grosso della cifra d’affari e servono l’intera popolazione dei consumatori della regione. In centro invece i negozi specializzati e quelli che vendono prodotti di lusso a una clientela di ricchi consumatori e a turisti, spesso provenienti dall’estero. In una situazione, come quella che si venuta determinando nel corso degli ultimi decenni, il corso del franco rispetto alle divise straniere è diventato sempre più importante per il commercio al dettaglio del Luganese e, in particolare, per quello dei negozi specializzati e di lusso del nucleo cittadino. Così importante in effetti che, per certi aspetti, la decisione della Banca nazionale svizzera del 15 gennaio 2015 di abbandonare il corso protetto con l’euro sembra aver avuto come effetto diretto una riduzione drastica del flusso di consumatori proveniente dall’estero, e, quindi, della cifra d’affari del commercio al dettaglio, in particolare di quella dei negozi specializzati e di lusso del centro.
Una visita in Via Nassa basterà al lettore per verificare la portata di questa affermazione. Che vi siano negozi chiusi si vede; ma anche il periodo di tempo durante il quale restano vuoti continua ad allungarsi. Con il ritardo di un paio di decenni nel centro di Lugano sta avvenendo quello che si è manifestato in molte altre regioni urbane europee: le localizzazioni del commercio al dettaglio si sono spostate dal centro alla periferia. I titolari dei negozi del centro di Lugano hanno avuto la fortuna, da una parte, di poter contare, per decenni, su una clientela proveniente da oltre confine che ha contribuito a mantenere la domanda anche quando il baricentro del settore si era già spostato verso le uscite autostradali. Purtroppo, negli ultimi tre anni, questa situazione ha preso fine con il rincaro del franco. Oggi Via Nassa continua ad essere la vetrina di lusso del commercio luganese. Purtroppo nei suoi bellissimi negozi i clienti sono rari.
Non ci sono molte vie d’uscita. Non pensiamo che riportare il traffico automobilistico in centro potrebbe bastare per rianimare i commerci. Idealmente Via Nassa potrebbe uscire dalla sua crisi se diventasse una enclave della zona euro in Svizzera. Questo significa in parole povere trovare le misure che consentano di ridurre i prezzi e i costi di gestione dei negozi del centro a livelli che possono renderli competitivi con la concorrenza situata oltre confine. È una sfida che ogni commerciante, purtroppo, deve risolvere da sé. Certo che se l’elevata rendita fondiaria che, oggi, rende i prezzi dei sedimi e affitti così cari nel centro di Lugano dovesse essere ridotta, diciamo di almeno un terzo, questo potrebbe aiutare. Ma chi lo va a dire ai proprietari degli immobili? Se non si dovesse trovare la possibilità di ridurre prezzi e costi, il destino di Via Nassa è segnato. Diventerà, come è già il caso di localizzazioni del commercio di lusso in altre città turistiche del nostro continente, la sede di utilizzazioni provvisorie, che si alternano velocemente, perché incapaci di far quadrare i bilanci su lunghi periodi di tempo.
Se anche questo non dovesse funzionare, sarà il settore pubblico che istallerà servizi di diverso tipo (dal sociale all’educativo, dal sanitario allo sportivo) nelle superfici commerciali lasciate liberi dai negozi specializzati e di lusso del centro. E forse, in Via Nassa, si potrà vedere anche la sede di qualche strana setta religiosa o un negozio per i fans dell’Inter, del Milan o della Juventus. Sic transit gloria mundi!