Virginia Raggi è sindaco da un anno, come voto si dà 7 e mezzo, ma il giudizio dei romani appare diverso. Anche se il discredito dei partiti tradizionali è tale che oggi forse l’esponente dei Cinque Stelle sarebbe ancora rieletta; ma se emergesse una figura credibile a destra, avrebbe un’autostrada davanti. Sì, una di quelle strade a scorrimento veloce che a Roma mancano, per sfuggire all’infernale traffico. Le poche che ci sono, sono state fatte quasi tutte per l’Olimpiade del 1960.
L’Olimpiade del 2024 sarebbe stata una grande occasione per la capitale e per l’Italia, e non solo per i due miliardi di dollari investiti dal Comitato olimpico internazionale. Il bilancio di queste manifestazioni è quasi sempre in rosso, ma non si esaurisce in due settimane: è un formidabile volano di sviluppo e occupazione.
Dopo i Giochi 2012, Londra è diventata la città più visitata al mondo, superando New York; Roma, la più bella, non è neanche nelle prime dieci. Per questo la sindaca ha già una prima grave responsabilità: aver detto no a Olimpiadi che Roma aveva quasi vinto. La seconda responsabilità è aver di fatto rinunciato alla metropolitana, mettendo in liquidazione la società che avrebbe dovuto costruirla. È vero che la metro di Roma era la più costosa al mondo; ma bisognava intervenire per ridurre gli sprechi e la corruzione, non per fermare tutto.
In questi giorni, nelle ore diurne la capitale italiana è sovraffollata e caotica. Con il buio il centro si svuota. Qualche sera fa ho fatto una lunga passeggiata tra le 11 e mezzanotte, da Prati a piazza di Spagna. I ristoranti e i bar lungo il Tevere, di solito affollati, erano deserti. Ovunque un sentore insopportabile di orina, alimentato da turisti stranieri che imbrattavano la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte senza che nessuno dicesse loro nulla. Giganteschi gabbiani squarciavano a beccate i sacchi dell’immondizia accatastati da giorni. Una pizzeria un tempo aperta sino all’alba aveva già le sedie sui tavoli. Due giovani di colore, con bottiglie di birra in mano, sbarravano il passo per chiedere soldi (sono considerato razzista se lo scrivo?). In piazza del Pantheon c’erano solo i venditori di dischi fosforescenti, che vista l’assenza di clienti riponevano la merce nei furgoncini parcheggiati nei vicoli per ricominciare la sera dopo. Sono stato dal mio amico Leonardo, originario di Taipei, che ha il miglior ristorante cinese di Roma, di conseguenza molto frequentato dai compatrioti. Mi ha spiegato che di solito i cinesi in Italia fanno il giro Venezia-Firenze-Capri-Alberobello prima di rientrare a Roma. Si lamentano molto perché la città, come il resto del Paese, è sporca, e almeno uno per gruppo ha subìto un borseggio. Non è bello sentirselo dire; ma onestamente possiamo dare loro torto? Non è certo colpa della Raggi, che è sindaca da un solo anno. Ma la situazione è questa.
Ancora dieci anni fa si parlava di modello Roma, in contrapposizione a una Milano che appariva spenta. Oggi è vero il contrario. Non c’è dubbio che ci sia un’esagerazione mediatica, prima in un senso poi nell’altro. Ma la città ha bisogno di una spinta, di riprendere a credere in se stessa, di ripristinare la legalità. Come la Raggi sta tentando di fare anche nelle piccole cose: ad esempio vietando i travestimenti da centurione, che confermano gli stranieri sul carattere pittoresco degli italiani, ma non giovano alla dignità nazionale.