Non conosco le statistiche sugli incendi (se ce ne sono) ma ho la sensazione che gli incendi di boschi in inverno, in Ticino, debbano essere ben rari. Eppure è evidente che, indipendentemente dalla stagione, se per mesi non si registrano precipitazioni importanti, come è stato il caso dello scorso autunno, il pericolo di incendi è sempre elevato. Ora, che non ci siano precipitazioni in autunno e nella prima parte dell’inverno è probabilmente una conseguenza del cambiamento climatico. Questo per ricordare che le conseguenze negative del cambiamento climatico non sono per domani. Già oggi, se non ci credete domandatelo a tutti coloro che abbisognano d’acqua per le loro attività, il regime delle precipitazioni, a sud e a nord delle Alpi, è mutato.
In generale si può dire che le stesse sono diminuite e si ripartiscono meno regolarmente nel corso dell’anno. A lunghi periodi di siccità fanno riscontro brevi periodi di forti, e anche fortissime precipitazioni, con elevati rischi di allagamento. Il rapporto delle accademie svizzere Coup de projecteur sur le climat suisse (purtroppo non disponibile in italiano) ci informa per l’appunto di come il clima sta cambiando, dei rischi che questo cambiamento comporta, e delle politiche che la Confederazione sta promuovendo per cercare di rimediare al peggio. Concentriamoci sulle conseguenze del riscaldamento climatico. Che cosa succede quanto l’atmosfera si riscalda? Beh, una cosa è evidente perché la possiamo constatare di persona quando facciamo le nostre escursioni in montagna: i ghiacciai si ritirano. Direttamente possiamo anche accertare che sulle nostre montagne cade sempre meno neve.
Per effetto di queste diminuzioni è probabile che in futuro avremo più difficoltà sia per quel che concerne la produzione di energia idroelettrica, sia per quel che riguarda il nostro approvvigionamento di acqua potabile. Badate bene, la scarsità di acqua non significa solo che d’estate farete fatica a riempire le vostre piscine; significa soprattutto che a buona parte dei produttori agricoli mancherà un elemento essenziale nella loro catena di produzione. Altro rischio che possiamo constatare direttamente è l’aumento dei pericoli di erosione. Come si è già ricordato, anche il regime delle precipitazioni sta cambiando. La tendenza è verso la concentrazione delle stesse in particolari periodi dell’anno. Di conseguenza aumenta anche il rischio di inondazioni. Per effetto del riscaldamento climatico, sorgeranno, anche da noi, regioni desertiche, e cambierà la composizione del bosco.
In agricoltura il riscaldamento climatico dovrebbe favorire la coltura del mais e sfavorire invece quella della patata. Vi faccio grazia di tutte le altre modifiche sul paesaggio e la produzione agricola elencate nel rapporto delle accademie scientifiche. La diminuzione delle precipitazioni nevose sta mettendo in crisi il turismo invernale e la situazione non migliorerà nei prossimi anni. Contemporaneamente però si allungherà la stagione estiva e questa è una tendenza che potrebbe far piacere agli operatori del turismo nostrano.
Termino questa concisa presentazione del rapporto delle accademie scientifiche svizzere ricordando gli effetti del riscaldamento climatico sulla gestione degli immobili e sugli agglomerati urbani. Se la temperatura annuale media dovesse ancora aumentare si ridurrà il periodo durante il quale è necessario riscaldare gli immobili. Questo potrebbe favorire il risparmio energetico. Tuttavia è possibile che l’energia che non si consumerà per il riscaldamento, durante i mesi invernali, dovrà essere utilizzata, nei mesi estivi, per produrre aria condizionata. Per quel che riguarda gli agglomerati ricordiamo solamente che il riscaldamento climatico minaccia l’approvvigionamento di acqua potabile, fa aumentare il rischio di inondazioni per le città situate sulle rive dei laghi o di fiumi importanti, incrementa gli sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, con effetti nocivi sulla salute della popolazione.