Il Cantone e le aziende parastatali

/ 09.04.2018
di Angelo Rossi

Sarà un caso oppure sarà il confluire di coincidenze dovute al fatto che i diversi problemi stanno venendo parallelamente a maturazione: qualunque sia la ragione, il 2018 si è aperto in Ticino con la discussione sul futuro di tre aziende parastatali, per assicurare il quale si fa appello all’aiuto finanziario del Cantone. Si tratta delle Officine delle FFS di Bellinzona, della società che gestisce l’aeroporto di Agno e del Cardiocentro di Lugano. Tre realtà imprenditoriali molto diverse che hanno però in comune di chiedere al Cantone diverse decine di milioni per poter assicurare la loro sopravvivenza. Il caso più semplice è quello del Cardiocentro. In effetti l’Ente ospedaliero cantonale ha già confermato la sua disponibilità a sostenere questa iniziativa. Il suo consiglio di amministrazione si è fatto garante della qualità delle prestazioni e della continuità dei rapporti di impiego con il personale. Per realizzare questi due obiettivi bisognerà spendere milioni. L’unico interrogativo in sospeso – se così si può dire – riguarda l’autonomia futura del Cardiocentro. Sono state fatte proposte riferendosi a modelli già sperimentati con altri istituti che fanno parte dell’EOC. Queste proposte non sembrano però raccogliere il consenso del Consiglio di Fondazione del Cardiocentro che vorrebbe ora far pressione politica appellandosi al Consiglio di Stato. Difficile anticipare come la questione sarà finalmente regolata. Da queste colonne possiamo solo auspicare che il Consiglio di Stato non smentisca l’EOC, che continua ad essere un ente parastatale. 

Un po’ più complicato è il caso dell’aeroporto di Agno e questo perché gli interessati, fino ad oggi, non hanno mostrato trasparenza sulla reale situazione finanziaria. Si discute e si cavilla interpretando fughe di notizie e voci di corridoio. A quanto pare, alla fine del 2017, i debiti in bilancio sarebbero più o meno il doppio dei crediti. Dato questo rapporto, la situazione potrebbe essere del tutto, o per niente, preoccupante, a seconda di cosa potrebbe figurare tra i debiti e tra i crediti. Finché non si avrà in mano il bilancio per il 2017 è però impossibile sceverare il problema. E quindi si va avanti tra frecciatine polemiche e dichiarazioni di buona volontà che, purtroppo, non toccano mai la sostanza del problema. La quale, per essere chiari, è che un aeroporto senza destinazioni di volo regolari fa parte di una categoria che dovrebbe costare molto meno di quanto costa oggi lo scalo di Agno. Data la situazione, il Cantone farà bene a rimandare a Filippi ogni decisione su possibili domande di sostegno finanziario in favore dello scalo stesso. 

E veniamo alle Officine che, dei tre, rappresenta il caso più complicato. Qui oramai i buoi sono fuori dalla stalla, nel senso che Consiglio di Stato e Gran consiglio si sono obbligati più volte a sostenere anche finanziariamente ogni progetto che potrebbe assicurare il futuro di questa azienda. Detto in termini crudi, il problema è che alle FFS le Officine in fondo non interessano.

Sull’esempio di quanto è già stato fatto in altre localizzazioni (il dramma maggiore lo si è avuto in relazione alla chiusura delle Officine di Bienne) le FFS vogliono una sola cosa: tagliare i costi. Confrontate con la reazione della popolazione e della politica, le FFS – altra azienda parastatale – temporeggiano.

In questo sono aiutate anche dalla contesa che è nata tra diversi comuni del Cantone per appropriarsi della localizzazione delle nuove Officine. Forse i responsabili politici del Cantone che hanno firmato l’accordo con le FFS sul futuro delle Officine avrebbero dovuto risolvere la questione della nuova localizzazione prima di mettere la loro firma. Se sono in buona fede dovrebbero comunque adoperarsi per risolvere, nel modo più rapido possibile, questa questione. E magari fare un pensierino su cosa si potrebbe chiedere alle FFS se si dovesse cambiare la destinazione urbanistica del sedime che verrà abbandonato.