Tamedia, il gruppo zurighese che, oltre al «Tages Anzeiger», pubblica altri cinquanta giornali e riviste, offrendo pure informazioni online, festeggia quest’anno i 125 anni dalla sua fondazione. Lo ha fatto, tra l’altro, inserendo nel suo organo gratuito «20 minuti» una pubblicazione di 46 pagine nella quale, con interviste e articoli su diversi temi, si fa un bilancio della situazione in materia di informazione in Svizzera e si tratteggia il suo futuro. La situazione di partenza è nota. Oggi il giornale non è più l’unico organo di informazione consultato dagli svizzeri. Per sapere che cosa succede nel mondo, infatti, i nostri connazionali si rifanno, oltre che ai giornali, alla radio, alla televisione e a internet. La quota degli utenti di ciascuno di questi mezzi dipende, in generale, dall’età che gli stessi hanno. L’unica eccezione è rappresentata da internet che la cui quota, a livello nazionale, ha già superato quella della televisione.
Dall’inchiesta di Tamedia si apprende poi che le quote di utenti variano a seconda della regione linguistica. La quota maggiore di lettori di giornali e di persone che consultano il computer la si registra così nella Svizzera tedesca. Gli svizzeri italiani, invece, comandano la classifica per quel che riguarda i media di informazione che, in termini di età, possono essere considerati come intermedi, ossia la televisione e la radio. La quota degli utenti della televisione in Ticino è così elevata da superare, unica eccezione tra le regioni linguistiche del nostro paese, quella di coloro che si informano per internet. Probabilmente si tratta solamente di una situazione provvisoria. Tuttavia è interessante notare che per quel che riguarda l’uso di internet, come fonte di informazione, la Svizzera italiana è sempre ancora in ritardo sul resto della Svizzera. La quota di utenti è importante perché influenza l’evoluzione della distribuzione dei mezzi provenienti dalla pubblicità. Come si sa, per i media dell’informazione la pubblicità è una risorsa indispensabile. Da questo punto di vista, nel corso degli ultimi due decenni, si è assistito a una trasformazione importante in quanto la pubblicità si è spostata, in modo drastico, dai giornali verso internet. Oggi il 33% della stessa si realizza su internet mentre ai giornali non va più che il 19%. La televisione e la radio ricevono, assieme, il 14%. Va tuttavia precisato che questa quota è quasi completamente appannaggio della televisione. Questa modifica nella ripartizione dei mezzi pubblicitari è correlata con l’evoluzione della quota degli utenti dei singoli mezzi. Mentre la quota dei lettori di giornali sta diminuendo (negli ultimi cinque anni la perdita di lettori è stata del 5%) quella di coloro che consultano internet è in continuo aumento (sempre nel corso degli ultimi cinque anni è cresciuta del 13%).
Questo non significa ovviamente che i giornali siano arrivati al capolinea e rischino di uscire dal mercato. Significa però che, dal profilo finanziario, devono lavorare in condizioni sempre più difficili, il che li porta a cercare nuove soluzioni per affrontare le difficoltà del momento. Nel corso degli ultimi due decenni si è assistito così all’intensificarsi della concentrazione di testate e al crescere degli accordi di cooperazione tra i grandi editori di Zurigo e quelli delle regioni più periferiche del paese, Svizzera romanda compresa. Con queste misure si è cercato soprattutto di contenere i costi. Nella ricerca di nuove fette di mercato si sono invece promossi nuovi tipi di giornale come il quotidiano gratuito «20 minuti» che oggi è disponibile in tedesco, francese e italiano. Dall’inchiesta condotta da Tamedia risulta che «20 minuti» è il giornale più letto della Svizzera. Questo almeno per quel che riguarda la Svizzera tedesca e la Romandia. In Ticino, invece, ha meno lettori del «Corriere del Ticino» e della «Regione». Siccome questo giornale si indirizza soprattutto ai pendolari, si può opinare che la sua minore diffusione in Ticino sia dovuto al fatto che qui la quota dei pendolari è minore che nel resto della Svizzera.
Non pensiamo che sia così. Reputiamo invece che la fedeltà dei ticinesi al «Corriere del Ticino» e alla «Regione» sia piuttosto un ulteriore segno del ritardo con il quale i cambiamenti in atto nel mondo dell’informazione si manifestano in una regione periferica come il Ticino. Per chi legge di preferenza il giornale si tratta di un ritardo positivo perché potrebbe assicurare, ancora per qualche anno, la sopravvivenza dei nostri due maggiori quotidiani.