Prima lettera
Cara professoressa,
ho bisogno del suo parere perché mi trovo in una situazione familiare difficilissima. Separata da anni in modo molto conflittuale da mio marito, ho deciso di non obbligare più nostra figlia Fiorella, di nove anni, a incontrare il padre perché ogni volta ritorna angosciata: piange, non dorme, va male a scuola e mi supplica di non mandarla più da lui.
Non credo che succeda nulla di male ma, essendo un uomo anaffettivo, non trova di meglio che portare la bambina da sua madre, una signora malata e depressa, piena di astio nei miei confronti, incapace di accogliere serenamente la nipotina. Ora il mio ex si è rivolto al Tribunale e temo che Fiorella da questa vicenda ne ricaverà un grave trauma. Che cosa posso fare? Mi aiuti, la prego. / Vittoria
Seconda lettera
Mi sono separata da mio marito in modo piuttosto amichevole e sinora nostro figlio Marco, di 12 anni, è andato d’accordo tanto con me quanto col padre, passando dall’uno all’altro senza problemi. Ma ultimamente, da quando il mio ex marito ha cominciato a convivere con una giovane di 22 anni, le cose sono cambiate. Marco torna a casa entusiasta della compagna del papà: mi decanta il suo carattere, come cucina bene, come si confida con lei (con me è sempre chiuso e scontroso), come si divertono insieme, ecc. ecc.
Inutile dire che sono gelosa di questa inaspettata rivale; mi sento offesa e umiliata, ma non so a chi rivelarlo, con chi confidarmi, a chi chiedere consiglio ma è troppo difficile far finta di niente. Come devo comportarmi? / Marika
Come rivelano le due lettere che ho ricevuto quasi contemporaneamente, il problema più grave delle separazioni familiari non riguarda tanto i coniugi quanto i figli, coinvolti in un conflitto che, per la giovane età e la posizione che occupano, non comprendono e non controllano sino in fondo.
In questi casi occorre porre il loro benessere al centro del problema perché solo così è possibile trovare un accordo. Fiorella, rifiutandosi di incontrare il papà, rivela di aver fatta propria, magari inconsapevolmente, l’ostilità della mamma. Inoltre il padre si comporta come un ragazzino che, incapace di risolvere un problema, lo scarica sulla madre. Mi auguro che questo signore, che spero sia autonomo e indipendente, abbia una casa propria e una vita personale in modo che la nonna possa costituire una presenza significativa ma al riparo dalle tensioni di una separazione irrisolta.
Nel suo caso, cara Vittoria, considero più che mai opportuna e preliminare una mediazione familiare perché può accadere che i genitori, in buona fede, non si rendano conto di comportarsi in modo inadeguato e che, una volta compresi i loro errori, siano capaci di cambiare per amore dei figli.
Lo stesso discorso vale per Marco. A dodici anni inizia il compito specifico dell’età: intraprendere il distacco dai genitori e, in questo caso, dalla madre con cui il ragazzino convive. Per evitare la vertigine del vuoto si comportano allora come gli acrobati che, volteggiando nell’aria, abbandonano un trampolino solo dopo averne agganciato un altro. Spesso gli adolescenti contrappongono ai genitori la figura idealizzata di un insegnante, di un allenatore, di un parente, comunque una persona che rappresenta una alternativa alla mamma e al papà, una figura che li aiuta ad ammettere che non è necessario essere come loro, dato che esistono vari modi di esistere e differenti stili di vita.
Capisco che, come nel suo caso, quando il modello prescelto dal figlio coincide con la propria la rivale non è facile sottrarsi all’invidia e alla gelosia. E il problema consiste ancora una volta nell’introdurre nel triangolo padre-madre-figlio una quarta persona. Non che si debba nascondere la nuova fidanzata, ma neppure sovrapporla alla madre. Sarebbe opportuno che Marco e il papà, quando s’incontrano, facciano qualche cosa insieme, che condividano uno sport, un hobby, un interesse, evitando di collocare il ragazzo in una posizione filiale entro la nuova coppia. Lui una mamma ce l’ha già!
Tenga poi conto della probabilità che il padre abbia un altro figlio, un fratello che Marco vivrebbe come un rivale che gli sottrae la posizione che ritiene la sua. So che non è facile compiere le mosse giuste su una scacchiera familiare disgiunta ma, se questi suggerimenti vi sembrano impraticabili, resta sempre la possibilità di rivolgersi ai Centri di Mediazione Familiare che aiutano i genitori in crisi a moderare le emozioni e a rendere i conflitti vivibili e superabili.