Scienze politiche è tra le discipline scientifiche probabilmente quella meno coltivata nelle Scuole universitarie professionali che, per tradizione, sono invece maggiormente portate verso le discipline tecniche e le scienze naturali. La SUP della Svizzera Nord-Occidentale, con sede a Windisch, sembra invece fare eccezione. Per festeggiare il suo Ventesimo, tre dei suoi insegnanti hanno infatti organizzato, due anni fa, una serie di conferenze sulla crisi di identità che sta conoscendo la Svizzera. I testi di queste conferenze sono ora stati stampati dalla casa editrice della «Neue Zürcher Zeitung» con il titolo La Svizzera – dal Sonderfall al caso normale?. Gli autori di questa interessante raccolta di saggi possono essere suddivisi in due gruppi. Da un lato vi sono delle personalità della politica e della cultura come Günther Verheugen, Adolf Muschg, Kaspar Villiger e Paul Widmer. Dall’altro, ci sono invece gli studiosi dei problemi identitari. Si tratta dei tre insegnanti già citati, vale a dire il sociologo Karl Haltiner e i politologi Peter Gros e Fridolin Stähli, della filosofe Pia Jauch e Katja Gentinetta e dello storico André Holenstein.
La tesi che corre attraverso tutti i contributi è che la globalizzazione ha, nel corso degli ultimi trent’anni, messo in moto una serie di tendenze che minacciano gli elementi costituenti dell’identità svizzera. Di conseguenza è nata, all’interno del nostro paese, una tendenza al rigetto, caratterizzata da una chiusura sempre maggiore verso l’esterno, che può venir definita come un ritorno del «Sonderfall» o come un «Neo-Sonderfall» svizzero. Questa tesi è esplicitata nell’interessante saggio iniziale del volume che è stato scritto dai tre insegnanti di cui sopra. Il Sonderfall svizzero è nato nell’Ottocento quando la Svizzera era l’unica repubblica in mezzo alle monarchie europee, uno dei pochi Stati che riconosceva tre lingue nazionali, e sicuramente l’unico il cui modo di governare era fondato sulla democrazia diretta con le sue tradizioni di libertà, indipendenza, autonomia nelle decisioni, neutralità e federalismo. Nel corso del tempo il Sonderfall elvetico ha conosciuto alti e bassi.
I tre autori del saggio ricordano in particolare come l’idea del Sonderfall fosse molto popolare nel periodo della seconda guerra mondiale e nel decennio che l’ha seguita. Dalla fine degli anni Cinquanta fino alla fine degli anni Ottanta del ventesimo secolo, invece, il Sonderfall fu in ritirata e la Svizzera tese ad aprirsi verso il resto del mondo, non da ultimo perché lo sviluppo della sua economia dipendeva sempre più dalle esportazioni, in particolare dalle esportazioni verso i paesi che, più tardi, concorsero a formare il Mercato comune europeo. Dopo questi decenni di apertura, assistiamo, a partire dall’inizio degli anni Novanta, a una rinascita del nazionalismo e quindi a un revival della nozione di Sonderfall e della necessità di proteggere l’identità nazionale.
I risultati di due votazioni possono servire per illustrare il cambiamento di orientamento. Il 26 novembre 1989, dopo un dibattito accanito sull’identità nazionale, i sì a favore dell’iniziativa «per una Svizzera senza esercito» superano il milione e rappresentano il 35% dei voti espressi, un risultato che nessuno mai si sarebbe aspettato tenendo conto del fatto che praticamente tutti i partiti respingevano l’iniziativa. Questa votazione rappresenta, secondo i tre autori dei questo saggio, l’apice della fase di apertura della Svizzera verso il resto del mondo. Tre anni dopo, il 6 dicembre 1992, il decreto federale concernente lo spazio economico europeo, anche questa volta dopo un dibattito accanito sull’identità nazionale, viene respinto, a livello nazionale, con una risicata maggioranza di no pari a 23’836 voti. Da allora il sentimento nazionalista non ha fatto che rafforzarsi come dimostrano i successi elettorali dell’UDC. E si rafforza piuttosto tra i giovani che tra le classi in età media o tra gli anziani.
Ma si può veramente parlare di rinascita del Sonderfall? I tre autori del saggio iniziale tendono a lasciare aperta questa domanda sostenendo che la risposta dipende da come uno definisce il Sonderfall. Se per Sonderfall si intende l’attaccamento ai valori anche mitici dell’identità nazionale che predica il nazionalismo non vi è dubbio che, dalla fine del secolo ad oggi, il Sonderfall svizzero sia più che rinato. Ma se per Sonderfall si intende una posizione della Svizzera diversa da quella delle nazioni che la circondano allora bisogna ammettere che, a differenza dell’Ottocento, oggi non siamo più soli a rivendicare e proteggere la nostra sovranità contro i possibili attacchi della globalizzazione. Basta guardarsi in giro per vedere che siamo in buona compagnia.
Bibliografia
F. Stähli, P. Gros, K. Haltiner (curatori) Die Schweiz – vom Sonderfall zum Normalfall? Ein Land in der Identitätskrise, Verlag Neue Zürcher Zeitung, Zurigo, 2016.