I principi si sposano, le regine bofonchiano, per un giorno il mondo è entrato e uscito da quel libro di fiabe che si leggeva e rileggeva da piccoli, un po’ macchiato un po’ strappato ma così rassicurante, con tutti i principi che sposano le ragazze belle e saranno anche felici e contenti. Dlin! «Finisce così / questa favola bella e se ne va / se ne va… un’altra ce n’è». Anche se sarebbe interessante conoscere il parere dei filosofi sulle nozze dell’anno, per una volta preferiamo immaginare altri personaggi al Castello di Windsor. Non vorremmo infatti rischiare le acidità di un pessimista come Schopenhauer, capace di oscurare anche quel bel sole di primavera, di cui si potrebbe dire lo stesso del cielo di Lombardia. Del cielo, Manzoni scriveva come è bello, quando è bello: cioè, è raro che sia limpido, ma quando accade, è proprio un bel cielo azzurro. Forse per la sorpresa, oppure perché il merito di tanto nitore è dei venti di montagna che spirano con forza dalle Alpi e spazzano via tutto. Quando è bello. In Inghilterra uguale per il sole: è raro, ma quando splende, su quelle campagne rese verdi e lucide dal gran piovere, è proprio splendente. Quindi niente Schopenhauer, né Kant e la sua misoginia, né Paolo di Tarso (se è possibile, meglio evitare quella seccatura del matrimonio), né Montaigne (l’amore brucia ma si spegne subito, e comporta agitazione e sofferenza).
Andiamo piuttosto a cercare tra le fiabe i personaggi che avrebbero potuto ben essere presenti al matrimonio dei duchi del Galles. Anastasia e Genoveffa, per esempio, le sorellastre di Cenerentola, sprizzanti invidia per la grazia della più giovane. A dire il vero mi sembra di averle viste arrivare, sia in versione giovanile – quella coppia di cuginette in carne – sia in versione anziana. Così come la matrigna, quanti cappellini coprivano, rigorosamente di sbieco, nasi e sguardi ben degni della vedova del papà di Cenerentola. La quale, invece, avrebbe potuto essere una delle amiche della sposa: bella, elegante, ma senza mai mettere in ombra la protagonista della giornata. Smemorina? La fata azzurrina è seduta sugli scranni di legno tra le altre matrone, purtroppo indossa le pantofole perché ha dimenticato di mettere le scarpe. Pinocchio non crede ai suoi occhi: quei bambini non sono a scuola, eppure sembrano in divisa da collegio e camminano pure in fila accanto ai genitori.
Esistono dunque bambini che si comportano come se ci fossero i maestri anche quando non se ne vedono in giro! Aspetta che lo sappia Lucignolo, che giustamente oggi non si palesa, perché nell’aria c’è troppa disciplina. Sono invece in imbarazzo i topolini e i ramarri che si sono trasformati in cavalli e lacché, perché non è tempo di zucche. Si è quindi dovuto ripiegare su un carciofo, che ha prodotto una carrozza un po’ sgraziata, con le foglie aperte, e soprattutto più piccola del previsto, come potrà contenere il velo della sposa? I cavalli non sono gli unici animali, anche se alcuni stanno ben nascosti tra i cespugli e gli alberi del giardino, per esempio cento e uno cuccioli di dalmata a cui è parso di riconoscere Crudelia De Mon vestita di rosa confetto. Non è del tutto presente poi lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie, che a volte scompare lasciando solo il sorriso a indicarne, forse, la presenza. Lo Stregatto segue Alice, che disperata non trova più il suo amico Cappellaio Matto, perché è pieno di signori vestiti come lui e come lui sussiegosi. Un altro personaggio irriconoscibile è il lupo travestito da nonna, qui è pieno di nonne, è difficile riconoscere quelle vere dai lupi affamati, dovrebbero essere più prudenti i tre porcellini e Cappuccetto Rosso che giocano sul sagrato della chiesa, per una volta tutti incoronati di fiori come le principessine.
Il testimone dello sposo è il principe di Biancaneve, continuamente richiesto nell’esibizione della sua specialità, baciare signore svenute per l’emozione o per il caldo e riportarle tra i viventi. Gli dà una mano un altro esperto, quel nobiluomo che ha ridato vita dopo cento anni ad Aurora, la bella addormentata. Le due ragazze non sono entusiaste di tutto questo baciare dei loro principi, d’altra parte è un caso un poco eccezionale, tra sole e scarpe strette sarebbe un’ecatombe senza i baci effetto cordiale. Alcuni poi si sono dovuti mimetizzare, l’Omino di Zenzero teme i morsi dei bambini cui nessuno ha finora dato la merenda, Shrek ha paura di fare paura, quindi si crogiola sui prati del Castello. Anche il Grillo Parlante gode dell’avere il colore delle pareti della Chiesa. Infatti non è un chiaroveggente, ma con l’aiuto della logica e del buon senso è solito indovinare che cosa accadrà e per oggi nessuno vuole sapere quanto l’immagine di questa festa potrà resistere all’impatto col quotidiano, oggi faticosamente tenuto fuori dalle sale del Castello. Finisce così, questa favola bella e se ne va.