Francia, vuoti di potere

/ 06.03.2017
di Aldo Cazzullo

Quella che sta accadendo in Francia è una vera e propria rivoluzione. Per la prima volta, si profila un’elezione in cui nessuno dei due schieramenti che da sempre si contendono il potere, la destra neogollista e la sinistra socialista, sarà rappresentato al ballottaggio per l’Eliseo.

Sia i Repubblicani sia il Ps hanno fatto le primarie. La partecipazione popolare è stata fortissima a destra e buona a sinistra. Eppure i due vincitori, François Fillon e Benoit Hamon, secondo i sondaggi sarebbero eliminati al primo turno. E l’unica candidatura certa di arrivare al secondo turno è quella di Marine Le Pen. Una sua vittoria segnerebbe la fine dell’Europa. Resta improbabile; ma non è più impossibile.

Al momento alle spalle della Le Pen c’è Emmanuel Macron. Al ballottaggio un centrista come lui dovrebbe vincere senza troppi problemi, pescando sia a destra sia a sinistra. Oltretutto Bayrou ha rinunciato a scendere in campo per sostenerlo. E, per quel che vale, il presidente uscente Hollande potrebbe dargli una mano. Ma la candidatura di Macron resta debole. Alle sue spalle non ha un partito, non ha un territorio. Ha un profilo più mediatico che autenticamente popolare. È più solido nelle aree metropolitane che nella Francia profonda, rurale e diffidente delle novità. Non ha ancora quarant’anni. Già si parla di dossier contro di lui. E poi bisogna considerare gli agenti esterni, che possono influire sulla corsa all’Eliseo. Tifano per Marine Le Pen sia Putin, che l’8 novembre scorso ha già dimostrato grazie agli hacker e ad Assange di poter influire sulle libere elezioni di Paesi occidentali, sia il Califfo. Il terrorismo islamico ha già condizionato l’esito del voto in Spagna, dove la bomba di Atocha l’11 marzo 2004 fece duecento morti e portò alla sconfitta dei popolari di Aznar e alla vittoria dei socialisti. A Parigi una vittoria del Front National porterebbe inevitabilmente a un giro di vite contro la comunità islamica e in generale gli immigrati: proprio quello che i fondamentalisti auspicano, per radicalizzare l’Islam francese e fare proseliti tra i figli delle banlieues.

Facciamo ora l’ipotesi che Macron alla fine non ce la faccia, e Fillon riesca ad agguantare il secondo posto, magari sul filo di lana. Dietro di lui non si ripeterebbe al ballottaggio l’union republicaine che nel 2002 plebiscitò Chirac. La sinistra si è molto radicalizzata, ha espresso candidati antisistema come Mélenchon e in parte lo stesso Hamon; davvero sosterrebbe il candidato di destra, che oltretutto vuole tagliare mezzo milioni di funzionari pubblici?

Facciamo invece l’ipotesi che al fotofinish per il secondo posto la spunti Hamon, magari grazie al tracollo di Mélenchon: la destra borghese è pronta a votare un presidente della sinistra radicale, che la sommergerebbe di tasse e non darebbe garanzie di linea dura sull’Islam?

Consideriamo infine che sia Macron sia Marine Le Pen, se diventassero presidenti, faticherebbero parecchio a trovare una maggioranza parlamentare nelle successive elezioni legislative per l’Assemblea nazionale; e abbiamo così un quadro completo della difficilissima situazione in cui versa la Francia.