Fisco e fuga di cervelli

/ 03.02.2020
di Angelo Rossi

Si parla di «fuga di cervelli» quando i flussi di popolazione in uscita di una data regione sono composti, in proporzione importante, da persone che hanno terminato formazioni terziarie (università, scuole universitarie professionali o istituti tecnici superiori). Di solito la fuga di cervelli è da un paese all’altro. Consistente, per esempio, è quella dai paesi meno sviluppati verso i paesi avanzati. Nel caso di paesi federalisti come la Svizzera è possibile seguire il movimento delle persone maggiormente qualificate anche da un cantone all’altro. È quanto hanno fatto, recentemente, Chantal Oggenfuss e Stefan C. Wolter, due ricercatori specializzati in analisi nel campo dell’educazione e della formazione. Prima di occuparci dei risultati della loro ricerca, vorremmo ricordare che la fuga di cervelli è probabilmente determinata sia da fattori strutturali, come, per esempio, le carenze del mercato del lavoro nel cantone dal quale si emigra, sia da fattori congiunturali, come il livello del tasso di disoccupazione.

Nel loro studio, basato su dati relativi ai primi anni di questo secolo, Oggenfuss e Wolter si sono occupati solo degli aspetti strutturali, in particolare del problema a sapere se l’emigrazione dei cervelli è maggiore nei cantoni universitari o in quelli che non dispongono di un’università. La differenza tra questi due gruppi di cantoni è data dal fatto che gli studenti di quelli non universitari sono praticamente obbligati a emigrare se vogliono conseguire una laurea e questo potrebbe essere un incentivo a non tornare nel cantone di nascita, a studi terminati. Gli autori di questa analisi hanno dapprima verificato dove risiedono gli studenti, originari di un determinato cantone, 5 anni dopo aver terminato gli studi. Hanno così potuto calcolare l’emigrazione e l’immigrazione di laureati nei singoli cantoni e, per differenza tra i due flussi, il saldo del movimento migratorio dei «cervelli». Per poter comparare una situazione con l’altra, hanno quindi rapportato il saldo del movimento migratorio al numero di studenti universitari per cantone. Ovviamente la percentuale così ottenuta può essere positiva o negativa. Una percentuale positiva indica che il flusso dei laureati immigrati è superiore a quello dei laureati emigrati e viceversa quando la percentuale è negativa.

Per i cantoni senza università le percentuali sono, ad eccezione del canton Zugo, che possiede un saldo nullo, tutte negative. Il saldo medio corrisponde al 36%. Il valore del rapporto varia tra 0, nel caso del canton Zugo, e 61% nel caso del canton Uri. Nel caso dei cantoni universitari (con università completa o parziale) troviamo sia percentuali positive che percentuali negative. Basilea città, Berna, Friburgo, Vaud, Ginevra e Zurigo hanno percentuali che indicano l’esistenza di saldi positivi nei movimenti migratori di laureati. Neuchâtel, S.Gallo, Lucerna e Lugano, invece hanno saldi negativi. I valori negativi del saldo variano tra il – 7% di Neuchâtel e il –38% di S. Gallo. Il saldo del Ticino si trova a metà strada: –15%. Creare un’università non basta quindi ad arrestare completamente la fuga di cervelli. Se rapportiamo il saldo negativo del Ticino al saldo negativo medio dei cantoni non universitari ci accorgiamo comunque che la creazione dell’università contribuisce a ridurre il saldo negativo.

I due autori, citati qui sopra, hanno anche cercato di identificare i fattori che possono influire sulla mobilità intercantonale dei laureati. Si tratta in generale di tre fattori. Dapprima l’inclinazione per la mobilità. Più un laureato è stato mobile durante il periodo degli studi e meno tenderà a rientrare nel suo cantone di origine. Il secondo fattore è il livello dei risultati ottenuti negli studi. I migliori laureati sono anche quelli che non torneranno nel cantone di origine. La fuga di cervelli è quindi un grosso costo per il cantone che li perde non solo in termini quantitativi, ma anche in termini qualitativi. Il terzo fattore è costituito dall’incidenza delle imposte. I laureati tendono ad insediarsi nei cantoni che hanno tassi di imposizione bassi. Di conseguenza la politica fiscale di un cantone può di fatto combattere anche contro la fuga di cervelli. E ora attendiamo il piano del nostro fisco per recuperare i cervelli ticinesi in fuga!