Nemmeno il tempo di vedere asciugare la «mano» di pittura sulle sue finanze e già i comuni confinanti reagiscono con burbanza, quando non con disprezzo e sfida verso la «Grande Lugano» che torna a guardarli dall’alto in basso, invitandoli a farsi un’idea, o meglio: a guardare gli schizzi di quella che potrà essere la «Iper Lugano».
Va subito chiarito che il futuristico progetto non è nato in Piazza della Riforma, un pensiero trasversale affiorato, forse per sfida o magari solo per vedere l’effetto che fa, da progetti della Sezione cantonale degli enti locali elaborati nell’ambito della seconda fase di consultazione del Piano delle aggregazioni. In politica però certe sottigliezze non contano e così la città del Ceresio e i suoi amministratori sono finiti sul banco degli imputati. Per lesa maestà soprattutto, stando alle reazione dei vari comuni della fascia collinare interessati che non hanno risparmiato spruzzate di rabbia e altezzosità, a giudicare dai commenti che si sono via via palesati.
A osteggiare, sin dal suo concepimento, l’idea di una «Iper Lugano» da quasi 100’000 abitanti e di due entità chiamate «Collina Nord» e «Collina Sud» attorno alla città, i cori dei «piccoli» comuni interessati hanno proposto «assoli» che vanno dal «pesce d’aprile» del sindaco di Massagno, al «niet» chiaro di quello di Paradiso e al perentorio invito a «pensare a uno scorporo della grande Lugano di oggi» proposto invece dall’esecutivo di Sorengo. Decisamente anche il XXI secolo non prevede alcuna ricombinazione genetica dell’«homo ticinensis»…
Lascio il filone politico e mi soffermo invece su quella Lugano che, un po’ come Milano, un volta era «da bere» e oggi fatica a mantenersi grande. Lo dimostrano non solo le citate e poco generose prese di posizione di «feudi» simili a novelle fortezze Bassani, ma anche i ghirigori e le prolungate fatiche a uscire dall’ombra di un LAC che, con i suoi insolubili enigmi (dalla scelta degli amministratori al futuro dell’Osi), monopolizza le forze e condiziona l’attenzione verso gli altri problemi.
Certo, il turismo riapre gli occhi, ma le flebo per ora non vengono staccate. Il settore finanziario arranca nel buio mentre quello dei commerci langue, tanto che altri negozi e piccoli esercizi hanno minacciato l’ammaina bandiera o hanno già chiuso i battenti o si apprestano a farlo, molti anche in via Nassa. Mesi fa scrivevo (odio citarmi) che i negozi vuoti del centro sono barometri che indicano tempi grami e chiedevo alle autorità di intervenire «se vorranno evitare di doversi occupare di strade vuote e di degrado». Accennando ai problemi «moderni» di Lugano mi ero permesso di parafrasare il celebre verso di Ungaretti «Si sta come, d’autunno, sugli alberi, le foglie» trasformandolo in «Si sta come, d’estate, in vetrina, le T-shirt» (ero rimasto colpito dal prezzo a quattro cifre di una T-shirt in vetrina).
Pur sapendo che difficilmente i politici si lasciano condizionare o convincere da poesie e citazioni, oggi provo con questi versi latini: «In legibus libertas – Quid legis sine moribus? – Et fides sine operibus?». Sono scritti sulle arcate sovrastanti le tre grandi finestre di Palazzo Civico e l’Agliati li traduceva così: «Libertà nell’estensione e tutela delle leggi – Che valgon le leggi senza i buoni costumi? – E che vale la fede senza le opere?».
Una risposta positiva a quest’ultima sentenza – quindi a testimonianza di come davanti a crisi e difficoltà di crescita non si deve stare con le mani conserte e che al contrario si fanno seguire anche opere e fatti – giunge dall’inaugurazione della rinnovata stazione FFS di Lugano e dal parallelo ritorno in esercizio della funicolare. Opera necessaria la prima, sicuramente benemerita la seconda, anche se i due argentei convogli, forse con qualche comodità in più e magari qualche secondo in meno, non apportano certo grossi miglioramenti né nuovi sbocchi al delicato tessuto dei trasporti del centro cittadino.
Quanto a chiusure di negozi e servizi, tra le importanti novità di questo avvio di dicembre spicca di sicuro l’inaugurazione del nuovo Centro MMM di via Pretorio, a cui Migros Ticino ha voluto abbinare (con un investimento più contenuto, ma significativo per la vivibilità periferica) il rinnovamento anche della filiale decentrata di Besso/Radio.
Volendo tirare le somme, si scopre che tre di questi importanti interventi giungono da investitori «esterni», come le FFS e la Migros, mentre la città c’entra con la sola funicolare… che farà lo stesso percorso di cento anni fa! Vien quasi da pensare che nessun politico o tecnico luganese conosca Losanna e la sua mini-metrò. O che, pur bazzicando in Engadina, nessuno di loro abbia mai visto o usato la scala mobile che da Sankt Moritz Bad porta fino al Dorf. Gratuitamente! Ma forse il punto dolente è proprio questo…