Da qualche settimana conosciamo il risultato finanziario del Cantone Ticino per il 2017. Ed è un risultato che merita complimenti. Infatti, contrariamente al deficit di 60 milioni, anticipato dal preventivo, il consuntivo annuncia un’eccedenza di 45 milioni. Finalmente, dopo anni di difficoltà finanziarie, la gestione del Cantone sembra aver ritrovato la via dell’equilibrio. È vero che nel messaggio che accompagna il consuntivo il governo minimizza e, accennando ai fattori che hanno aiutato a conseguire questo risultato, ricorda che taluni hanno avuto carattere straordinario e non si ripeteranno nel futuro. Tuttavia è altrettanto vero che, come mostra la curva del grafico riprodotto qui a lato, l’eccedenza del 2017 si iscrive in una tendenza al miglioramento della situazione che, fortunatamente, si stava manifestando da qualche anno. Quindi il riassestamento delle finanze cantonali non è una chimera, ma è una bella realtà che, si spera, possa continuare per qualche anno ancora.
A cosa si può attribuire questa tendenza? Generalizzando si può affermare che sui risultati d’esercizio dei Cantoni influiscono due categorie di fattori: la prima è quella dei fattori esterni al Cantone, ossia dei fattori sui quali le autorità cantonali non hanno nessuna possibilità di intervenire. Si tratta in primo luogo della congiuntura economica e, in secondo luogo, delle decisioni che vengono prese a livello federale circa i trasferimenti finanziari tra Confederazione e Cantoni. La congiuntura economica può influire in modo diverso da Cantone a Cantone a seconda della composizione per rami delle rispettive strutture di produzione. Le decisioni della Confederazione, invece, si ribaltano sulle finanze dei Cantoni in misura maggiore o minore a seconda dell’importanza, per ciascun Cantone, del tipo di trasferimento finanziario in causa. Per esempio: misure di risparmio della Confederazione che riguardano il militare, il sociale o la gestione del territorio rischiano di colpire maggiormente il Ticino che gli altri Cantoni in media.
Ci sono poi i fattori interni al Cantone, in particolare il rigore con il quale vengono amministrate le finanze del Cantone. Quasi tutti i Cantoni hanno inserito nelle loro leggi finanziarie il principio del riequilibrio delle finanze nel breve periodo. Entro un termine di 3 a 5 anni un eventuale deficit d’esercizio dovrebbe essere eliminato e i conti del Cantone dovrebbero tornare al pareggio. Vi sono Cantoni che si attengono scrupolosamente a questa norma, altri che invece cercano di interpretarla nel modo più largo possibile. A questo proposito ci si può chiedere se il Ticino figura tra i Cantoni che si prendono a cuore questa norma oppure tra i leggeroni che cercano di rimandare il risanamento finanziario alle calende greche. Nel corso degli ultimi dieci anni il Ticino sembra appartenere al novero dei Cantoni che amministrano con sagacia le proprie finanze.
Questo risulta dal confronto delle due curve del grafico, quella che riproduce l’evoluzione del risultato d’esercizio del Cantone Ticino e quella invece che riproduce l’evoluzione del risultato d’esercizio dell’insieme dei Cantoni. Avvertiamo il lettore che per poter comparare queste due curve (pubblicate solo sull'edizione cartacea, ndr), e contenere il grafico in dimensioni che possono essere pubblicate sulla pagina di questo settimanale, abbiamo moltiplicato per cento il risultato di esercizio del Canton Ticino. Il confronto ci dice due cose: dapprima che la crisi finanziaria è durata, in Ticino, più a lungo che nell’insieme dei Cantoni (5 invece di 4 anni) e, in secondo luogo, che l’ampiezza della stessa, in termini di deficit di esercizio relativo è stata maggiore in Ticino che nell’insieme dei Cantoni. Insomma, confrontato con una crisi finanziaria di ampiezza maggiore di quella conosciuta dalla maggioranza degli altri Cantoni, il governo ticinese ci ha messo un anno in più degli altri a ritrovare l’equilibrio nelle sue finanze. È una prestazione degna di lode. Ma forse il rispetto del principio del riequilibrio delle finanze a medio termine lo si deve, più che all’oculatezza del ministro delle finanze, alla congiuntura economica che, dal 2011 al 2015, ha favorito in modo particolare la crescita dell’economia ticinese. In questo caso speriamo che... la duri!