Esportazioni: per ora va tutto bene

/ 06.08.2018
di Angelo Rossi

Di questi tempi, chi s’interessa all’andamento della congiuntura economica si sente di frequente frastornato dai titoli e dai commenti degli articoli pubblicati dalle pagine economiche dei nostri giornali. Un giorno legge infatti dei pericoli immensi che può comportare per le esportazioni non solo europee, ma anche del nostro paese, il ritorno al protezionismo, promosso, in particolare, dal presidente degli Stati Uniti; il giorno dopo, allo stesso posto, nella stessa rubrica, legge dei progressi che stanno facendo le nostre esportazioni. La confusione sorge dal fatto che titoli e commenti non si riferiscono allo stesso periodo di tempo.

I dati sull’andamento delle esportazioni sono in tempo reale, o si riferiscono a periodi appena terminati come lo scorso trimestre o l’anno passato. I commenti sui pericoli del protezionismo si riferiscono a un periodo futuro. Difficilmente sarà il prossimo trimestre. Più facile invece che sia l’anno prossimo o un periodo ancora più lontano. Tutto dipenderà se e da quando i famosi dazi sulle importazioni degli Stati Uniti saranno prelevati. Siccome il lettore di giornale è abituato a considerare quello che legge sempre come se avvenisse il giorno stesso, può capitare che prenda i moniti di chi si pronuncia contro il protezionismo come se si riferissero all’odierna congiuntura. Il giudizio sul commercio con l’estero deve però essere dato distinguendo tra la tendenza in atto e quanto potrebbe capitare se le misure protezionistiche annunciate dovessero essere veramente applicate.

La tendenza in atto è presto riassunta. Per le esportazioni della Svizzera il 2017 è stato un anno record: esse sono salite a 220 miliardi di franchi con un aumento del 4.7% rispetto al 2016. Siccome però le importazioni sono cresciute a un tasso del 6.9%, il saldo della bilancia commerciale per il 2017, di 34.8 miliardi, è stato inferiore del 6% a quello realizzato nel 2016. Questi dati confermano che, per l’economia svizzera, le esportazioni continuano a giocare il ruolo di motore della crescita. La tendenza all’aumento delle esportazioni è continuata nel 2018. Nel primo trimestre le stesse sono infatti cresciute del 6.6% rispetto al primo trimestre del 2017. Osserviamo che il maggior cliente dell’economia svizzera continua a rimanere l’Unione Europea. Al secondo posto vengono i paesi dell’America del Nord e al terzo quelli asiatici.

Le esportazioni verso la Cina continuano ad aumentare di importanza e l’anno scorso questo paese si è inserito al quinto posto della classifica dei maggiori clienti dell’economia svizzera, superando la Gran Bretagna. Questi sono i dati delle statistiche sulle esportazioni. Sugli effetti delle possibili misure protezionistiche dell’amministrazione Trump non esistono, invece, che congetture. Intanto bisogna ricordare che, in Svizzera, le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano circa il 13.5% del totale.

Ma a queste esportazioni andrebbero aggiunte – anche se non figurano nella nostra bilancia commerciale – le esportazioni verso gli Stati Uniti di prodotti che le ditte svizzere producono all’estero, in particolare in Cina, e che potrebbero essere colpite dai nuovi dazi. L’importanza dell’effetto negativo sulle esportazioni dipenderà e dalla lista di questi dazi, e dall’importanza dei dazi stessi. Dovesse, per fare un esempio, questa lista essere applicata a tutte le merci importate dalla Svizzera e la misura del dazio si fissasse al 20%, è chiaro che l’economia svizzera di esportazione potrebbe subire, al momento i n cui i dazi dovessero entrare in vigore, una perdita di fatturato vicina al 2.7%.

Per il momento, però, ci dicono gli esperti, non c’è da preoccuparsi molto perché i dazi annunciati da Trump non colpiscono particolarmente i rami dell’esportazione svizzera. Il pericolo che il protezionismo americano diventi generale, e cioè vada a colpire tutte le importazioni, non è però debellato. Anche perché le esportazioni della Svizzera possono essere colpite non solo da possibili nuovi dazi, ma anche da pressioni del governo sui prezzi da praticare sul mercato degli Stati Uniti.

Nella misura in cui queste si dirigono per l’appunto contro prodotti (come i farmaceutici) che formano il grosso delle esportazioni svizzere negli Stati Uniti le stesse potrebbero essere anche più pericolose che i nuovi dazi.