I fruitori dei media ticinesi avranno notato come nelle ultime settimane preelettorali siano stati pubblicati due rapporti che descrivono la situazione e l’evoluzione dell’economia ticinese in toni molto rosei. Dapprima è venuto il rapporto dell’IRE sul grado di competitività (non si capisce bene se si tratta dell’attrattiva che il Ticino avrebbe come possibile localizzazione di nuove aziende, oppure della capacità di competere che queste aziende potrebbero avere) che mette sottosopra i giudizi negativi formulati sin qui. Da ora in poi occorrerà considerare l’economia ticinese come competitiva, anzi tra le più competitive in Svizzera.
Un paio di settimane più tardi la Camera di commercio, rendendo noti i risultati dell’inchiesta BAK per il 2019 è andata anche più in là. In termini di crescita del Pil reale, nel periodo 2006-2017, il Ticino avrebbe fatto meglio, nell’ordine, della Svizzera (a partire dal 2011), della Germania, degli Stati Uniti, dell’Europa occidentale, della Lombardia, dell’Italia e del Piemonte. Davanti al Ticino, nel mondo, ci sarebbe quindi solo la Cina. Ma, in futuro, si può sempre vedere! Mentre il Pil reale ticinese è aumentato, durante questo periodo, del 20%, quello del Piemonte (regione con il risultato peggiore) è diminuito di circa il 18%. Così la regione di qua dalla frontiera, il Ticino per l’appunto, è viaggiata, economicamente parlando, a velocità superiore alla media europea; le regioni appena al di là della frontiera (Lombardia e Piemonte) hanno invece fatto marcia indietro.
La prestazione dell’economia ticinese è stata da primato anche nei confronti di quelle delle altre regioni svizzere. Se andiamo a verificare quali possono essere stati i fattori che hanno contribuito a questa performance ci accorgiamo che la stessa è dovuta all’aumento significativo e continuo degli effettivi di forza lavoro occupati piuttosto che all’aumento della produttività. Se prendiamo la classifica delle regioni considerate nel confronto in base al contributo dato dalla crescita della produttività allo sviluppo del Pil constatiamo così che il Ticino si trova al terzultimo posto. Dopo di lui vengono solo l’Italia e il Piemonte. L’economia lombarda, invece, ha conosciuto un aumento di produttività superiore a quello realizzato da quella ticinese. La crescita degli ultimi anni (come quella degli ultimi duecento) l’economia ticinese la deve quindi all’aumento dell’occupazione. Dal 2006 al 2017, in Ticino, l’occupazione è aumentata di un po’ più del 20%, mentre in Svizzera l’aumento non è stato che del 15%. Negli altri paesi e nelle altre regioni l’aumento dell’occupazione ha variato tra lo 0 e il 10%.
Se dal risultato aggregato, in termini di crescita del Pil reale, scendiamo a considerare lo sviluppo dei singoli rami dell’economia ticinese ci accorgiamo che, durante il periodo considerato, il risultato migliore, in termini di crescita, è stato realizzato dal ramo farmaceutico, seguito dalla chimica e dal ramo «altri servizi», nel quale sono raccolte prestazioni in favore della popolazione o delle aziende. I servizi finanziari, invece, sono quasi scomparsi dal gruppo dei rami con tassi di crescita superiori alla media. Bisognerebbe però sapere come questi tassi di crescita per ramo siano stati stimati. È probabile che siano i tassi di crescita dell’occupazione, non quelli del valore aggiunto del ramo e quindi bisognerà riprendere quanto si è detto qui sopra a proposito delle insufficienze in materia di sviluppo della produttività, specialmente per quel che riguarda la crescita dei rami del settore dei servizi alla popolazione.
Il rapporto appena pubblicato fornisce anche dati sulle prestazioni dei sistemi economici dei singoli agglomerati urbani. Per la limitata dimensione delle nostre aree urbane sarà bene considerare queste informazioni con la massima prudenza.
Per concludere rimettiamo in evidenza le due conferme importanti che discendono da questo rapporto. In primo luogo che anche la crescita più recente del Pil reale del Canton Ticino è largamente dovuta al contributo del fattore lavoro più che a quello del fattore capitale. In secondo luogo che l’economia ticinese ha conosciuto, dal 2011 al 2017, un tasso di crescita annuale superiore a quello medio svizzero. Quest’ultimo è un aspetto che merita di essere approfondito, dopo le elezioni naturalmente, tenendo conto soprattutto del fatto che, nel corso del medesimo periodo, il valore aggiunto dal settore finanziario è diminuito.